Atlante di Torino
Il primo bagno pubblico
Nel 1767 venne aperto il primo Bagno Pubblico presso il Po, nel 1780 un altro di fronte all’ex zoo (al parco Michelotti).
In centro se ne trovava uno presso la Cittadella, l’altro accanto alla Consolata nella viuzza intitolata a Lorenzo Valerio, al tempo denominata appunto vicolo dei Bagni.
Nel 1815 erano operativi ben 4 nuovi stabilimenti: in vicolo della Campana, in via del Cannon d’Oro in via San Dalmazzo e in via Santa Teresa.
Nel 1825 Giovanni Stemer organizzò e brevettò i bagni a domicilio.
Uno degli ultimi stabilimenti rimasti fu quello dell’Annunziata che operava in via S.Ottavio 8.
Nel 1827 fu inaugurato il primo servizio pubblico di acqua potabile, attingendo al pozzo del Bastion Verde, che riforniva una dozzina di fontane.
Torèt è un sostantivo della lingua piemontese che letteralmente significa piccolo toro, torello; comunemente viene usato per indicare la tipica fontanella pubblica, di cui è una celebre caratteristica dell'arredo urbano.
L'anno preciso di introduzione dei torèt è incerto: alcuni testi datano la comparsa alla fine del XIX secolo, altri la collocano nel primo dopoguerra. In ogni caso negli anni trenta del XX secolo iniziarono a comparire numerosi, in particolar modo presso le aree dei mercati, lungo i grandi viali alberati e nei giardini pubblici. Realizzati inizialmente in pietra, furono successivamente sostituiti o affiancati da quelli attuali in ghisa, prodotti dalla Fonderia Pinerolese di Frossasco. Attualmente sono più di 800 torèt .
Originariamente l'acqua che alimentava le fontane proveniva dall'acquedotto del Pian della Mussa. Attualmnente ricevono l'acqua dalla rete dell'acquedotto civico, che miscela l'acqua di sorgente a quella attinta dalle falde sotterranee e a una parte sanitarizzata dell'acqua del Po.
La proposta di farli ridipingere da alcuni artisti di rilievo, alterandone dunque il colore tradizionale, ha suscitato un vespaio di polemiche ed è stata respinta anche da alcuni degli stessi artisti coinvolti, come Ugo Nespolo e di Luigi Mainolfi. Successivamente, l'annuncio che nelle piazze del centro storico sarebbero stati sostituiti da un nuovo modello stilizzato in pietra ha causato una bufera di critiche e lettere di protesta al punto che la Soprintendente ai Beni Architettonici, assillata da martellanti telefonate di torinesi furibondi, si è vista costretta a comunicare ufficialmente a mezzo stampa che la Soprintendenza non aveva nulla a che spartire con la proposta del Comune.
Nel pieno infuriare della polemica, il quotidiano torinese La Stampa lanciò un sondaggio in rete. Parteciparono alla votazione più di 7000 persone, con risultati plebiscitari: nel 96% dei casi i votanti si espressero in favore del mantenimento dei tradizionali torèt verdi. La vicenda divenne addirittura un boomerang quando sia nella prima Circoscrizione che in Consiglio Comunale venne infine richiesto di installare dei nuovi torèt nelle stazioni ferroviarie e all’aeroporto, per accogliere i turisti con un simbolo della città.