Atlante di Torino
Vie e luoghi della vecchia Torino che non ci sono più,
o hanno cambiato nome, ma non sono stati dimenticati.
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CONTRADA «DLA SALERA»
Cosi era popolarmente denominata la contrada del Corso (oggi via Bonafous). Il nome derivava da un magazzino del sale. Nel 1876 parte del magazzino era stato destinata temporaneamente al culto israelitico.
CONTRADA DI SANT'AGOSTINO
Appartiene alla parte più antica della città. Prese nome dalla chiesa dedicata a quel santo. Durante l'occupazione francese il tratto fra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi) e quella del Senato (via Corte d'Appello) fu battezzata rue des Imprimeurs.
La chiesa nota fin dal 1368 per essere stata visitata dal vescovo Giovanni da Rivalta era prima dedicata ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo. Nel 1550 venne assegnata ai padri Agostiniani che l'anno successivo la ricostruirono. Nel 1643 venne riconsacrata dopo ampie modifiche. Altri restauri vennero eseguiti nel 1758. Il campanile è del secolo XV; un tempo alla sua base venivano seppelliti gli esecutori di giustizia e fuori del recinto, in una sepoltura attigua al chiostro, venivano inumati i morti in carcere.
Fino al secolo scorso nella chiesa c’era un banco discosto dagli altri dove il boia, separato dagli altri fedeli, poteva ascoltare la Messa. Nella chiesa ci sono molti sepolcri di uomini illustri fra i quali quelli di Pierino Belli e di Cassiano Dal Pozzo.
Ai numeri 1 e 2, all'angolo con via Dora Grossa, vi sono balconi con belle ringhiere barocche in ferro battuto ed al numero 28 una casa del XV secolo.
CONTRADA DI SANT'ANNA
Appartiene al terzo ingrandimento della città. Così era denominato anche l'ultimo tratto della contrada della Consolata dalla piazzetta della Consolata al corso Regina Margherita. Questo nome derivava dall'Educandato di Sant'Anna, fondato nel 1841 dalla marchesa di Barolo, che aveva sede al numero 20.
CORSO DI SANT'AVVENTORE
Così era chiamato il tratto dell'attuale corso Vittorio Emanuele, compreso fra il corso Vinzaglio ed il corso di San Solutore (corso Inghilterra). Il corso aveva tratto nome da uno dei vecchi bastioni della cinta murata sito in quei pressi.
CORSO DI SANTA BARBARA
Così era chiamato, verso la metà del secolo passato, il tratto dell'attuale corso Regina Margherita, compreso fra la piazza Emanuele Filiberto (ora Repubblica) ed il Po. Prese nome da una famosa fontana costruita circa ove ora è la caserma dei Vigili del Fuoco.
PIAZZA SAN BENIGNO
Piazzetta un tempo esistente vicino all'antichissima chiesa di San Benigno che sorgeva nei pressi della piazza delle Erbe (piazza Palazzo di Città), prima dell'apertura e sistemazione delle contrade del Senato e d'Italia (vie Corte d'Appello e Milano attuali) e della stessa piazza delle Erbe. Qui si teneva in passato il mercato dei latticini e del burro. La memoria di questa piazzetta e del mercato è conservata dal così detto cortile del burro del Palazzo Comunale ove si continuò a lungo a tenere quel mercato.
CONTRADA DI SAN BINO ED EVASIO
Corrisponde all'attuale via Luigi Ornato.
CONTRADA DI SAN CARLO
Così era chiamata prima di assumere l'attuale nome di via Alfìeri.
VICOLO DI SAN CARLO
Questo vicolo prendeva nome da un albergo o osteria di San Carlo. Si apriva quasi di fronte alla chiesa di San Tommaso nella contrada omonima, nell'isola di Sant'Anna.
Vedi la monografia su Piazza San Carlo
CONTRADA DI SANTA CHIARA
Appartiene alla parte più antica di Torino. Un tempo il tratto fra le contrade d'Italia (via Milano d'oggi) e delle Orfane, si chiamava contrada della Basilica così come il proseguimento ad est oltre la via Milano. Il tratto opposto, oltre il corso Valdocco, aveva nome contrada di San Maurizio. Il nome deriva dal convento delle Clarisse e dalla chiesa di Santa Chiara. L'insediamento delle Clarisse in città risale al 1244.
Nel 1411 un documento attesta la costruzione di un monastero. L'antica chiesetta annessa fu rifatta nel 1745 su progetto dell'architetto G. B. Vittone; ha la facciata sulla contrada delle Orfane e fronteggia il Conservatorio del S.S. Rosario che occupa l'ex convento degli Agostiniani, posto sul retro della chiesa di Sant' Agostino.
Il convento delle Clarisse che era passato alle Francescane Scalze, fu, nel 1814, assegnato alle Suore della Visitazione, ma nel 1866 espropriato dal Comune ed abbandonato dalle suore nel 1905. Sull'area del convento demolito sorse il palazzo dell’Ufficio d’Igiene e Sanità.
Al numero 8 c’è il palazzo Novarina di Spigno e San Sebastiano, passato poi in proprietà Thermignon, eretto nel '700, su progetto dell'architetto G. C. Plantery.
Al numero 15 si apre il bel portone juvarriano dell'edificio che un tempo fu il primo Ospedale dei Pazzerelli che si distende lungo la via Piave. Attualmente il palazzo è sede del Convitto «Augustinianum».
Al numero 40, nella costruzione eretta nel 1818, su progetto dell'architetto G. Talucchi, ed in cui fino al 1917 ebbe sede l'Ospedale di San Luigi, sono sistemate le Sezioni Riunite dell'Archivio di Stato.
Ai numeri 17 e 20 ci sono case del secolo XVIII.
CONTRADA DI SANTA CROCE
Appartiene al secondo ingrandimento della città e trae il nome dall'omonima chiesa.
CONTRADA DI SAN DALMAZZO
Appartiene alla parte più antica della città. Il nome deriva dall'omonima chiesa che si trova di fronte allo sbocco di questa contrada, nella via Garibaldi. Un tempo il nome di San Dalmazzo si estendeva alla contrada che oggi è detta delle Orfane per il tratto da via Garibaldi alla via Corte d'Appello.
Sul luogo dove nel 1530 sorse questa chiesa, ne esisteva un'altra pure dedicata a San Dalmazzo, costruita nel secolo XIII amministrata dai padri Agostiniani. Nel 1579 si installò nella chiesa la Congregazione della Misericordia che vi rimase fino al 1698 benchè dal 1606 dovesse dividerne l'uso coi padri Barnabiti, introdotti da Carlo Emanuele I. Numerosi sono stati restauri ed abbellimenti nell'arco di quasi duecento anni, compresa anche una nuova facciata nel 1756 su disegno dell'architetto B. Vittone e la sopraelevazione del campanile.
Altri lavori furono necessari per i danni subiti durante l'assedio del 1706. Molto discussi e discutibili lavori furono ancora eseguiti all'interno dopo il 1885 ed in facciata nel 1959.
I giustiziati, ad opera dei confratelli della Misericordia, venivano seppelliti nella cappella di San Giovanni Decollato, fatta costruire vicino alla base del campanile.
Dirimpetto alla portina laterale della chiesa c’era il noto Caffè Forneris, attivo già nel 1714. Nella medesima contrada se ne trovava un altro detto della Madonnetta, ma conosciuto popolarmente col nome di «Cafè dij doi sòld ».
Al numero 15 c’è il bel palazzo già dei conti di Vallesa, passato poi ai conti Provana di Collegno ed oggi di proprietà della Società S.I.P.. Di questo palazzo è noto soltanto un progetto di riforma del 1783 ad opera dell'architetto L. Barberis.
Nell'isola di Sant'Ottavio, compresa fra le contrade di San Dalmazzo, Barbaroux, Stampatori e Santa Maria, ma in posizione non meglio identificata sorgeva il palazzo Fontana eretto nel 1786, su progetto dell'architetto I. Galletti.
CONTRADA DI SAN DOMENICO
Appartiene alla parte più antica. Un tempo il tratto compreso fra la contrada delle Orfane e corso Valdocco si chiamava contrada delle Figlie dei Militari, dal nome dell'omonimo istituto. Così pure il tratto oltre il corso Valdocco era denominato contrada del Partitore.
All'angolo con la contrada d'Italia (via Milano d'oggi), sorge la chiesa ed il convento di San Domenico che diede il nome alla contrada. La venuta dei Domenicani a Torino risale al 1260 e di non molto posteriore è l'erezione della loro prima chiesa con forme gotico-lombarde. Ampliata nella seconda metà del secolo XIV subì restauri e modifiche nei secoli XVII e XVIII che ne snaturarono le primitive sembianze, solamente ritrovate dopo un intelligente e oculato restauro condotto nei primi anni del 1900. Nella chiesa si trova il sepolcro dello storico Filiberto Pingone.
Al numero 2 nella casetta bassa che dà accesso ai chiostri aveva sede il Tribunale dell'Inquisizione. Nel convento è conservato lo stendardo che sventolò sopra una delle galee sabaude che al comando di Andrea Doria presero parte alla battaglia di Lepanto.
Al numero 1, in un massiccio fabbricato fatto erigere da Carlo Emanuele II, c’erano le carceri del Senato del Piemonte.
Al numero 3 vi è la casa Provana di Villar Almese, che nel 1779 ebbe facciata e sopraelevazione progettate dall'architetto C. A. Canavasso.
Al numero 11 il palazzo già Solaro della Chiusa e di Govone, passato poi ai Solaro della Margherita e quindi ai Mazzonis di Pralafera. La costruzione risale al secolo XVII, mentre restauri furono eseguiti dall'architetto Benedetto Alfieri nel 1700. Gian Giacomo Rousseau nel 1728 fu valletto in casa Solaro dopo la famosa conversione.
Al numero 13 l'entrata posteriore del Palazzo di Giustizia, già Senato del Piemonte. All'angolo con via delle Orfane è il fianco del Ritiro delle Orfane e della chiesetta dell'Annunziata.
All’attuale numero 16, dove c’è il palazzo dei servizi d'Igiene e Sanità, un tempo sorgeva il Convento delle monache Clarisse e quindi di quelle della Visitazione.
Ancora al numero 30 c’era il Ritiro delle Figlie dei Militari fondato nel 1766 da don Contino e successivamente accresciuto e trasferito in altra sede per munificenza di Carlo Emanuele III.
Al numero 32 ebbe sede il carcere femminile detto delle Forzate succeduto ad un precedente ritiro di donne traviate. Il carcere ancora in attività nella seconda metà del XIX secolo venne in seguito trasferito.
RUE SAINT ISIDOR
Così venne chiamato, durante l'occupazione francese, il tratto della contrada del Deposito appena aperta (via Piave odierna), tra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi d'oggi) e quella di Santa Chiara.
VIA SAN DONATO
Aperta nel 1835 sul tracciato della precedente strada del Martinetto.
Prese il nome da un'antichissima chiesa dedicata a San Donato, sita nel preesistente borgo omonimo distrutto dai francesi nel 1536 ed in seguito ricostruito. Questo antico borgo era chiamato anche Colleasca e si raggruppava ai lati di una sola via che si chiudeva con una porta. Nel borgo c’erano oltre alla chiesa di San Donato, l’Ospedale di San Cristoforo degli Umiliati, con chiesetta annessa, un’altra cappella dedicata a San Bernardo da Mentone.
CONTRADA DI SAN FILIPPO
Era l’attuale via Maria Vittoria.
Vedi l'approfondimento sulla contrada di San Filippo
VIA SAN FRANCESCO D'ASSISI
Appartiene alla parte più antica di Torino. Fino al 1720 questa contrada era chiamata dello Studio, dalla casa situata all'angolo con contrada di Dora Grossa ove aveva sede l'Università detta "Studio".
Il tratto fra le contrade Bertola e Santa Teresa (prima dell'apertura della diagonale di via Pietro Micca), era chiamata contrada di San Martiniano, dal nome di una chiesa dedicata a quel santo, distrutta per l'apertura della diagonale. Il nome attuale che deriva dall'omonima chiesa, fu preceduto per alcuni anni di questo secolo da quello di via Genova.
All'angolo della contrada di Dora Grossa con quella dello Studio, c'era la chiesa di San Gregorio con antistante una piazzetta che attraverso la contrada di Dora Grossa si univa a quella delle Erbe ( attuale piazza Palazzo di Città).
In questa piazzetta si teneva il mercato del pesce. La Congregazione di San Rocco, fondata nel 1598, ottenne l'uso di una cappella della chiesa e successivamente l'autorizzazione all'ingrandimento di tale oratorio. Nel 1662 fu decisa la soppressione della parrocchia di San Gregorio ed i confratelli di San Rocco deliberarono il rifacimento totale della chiesa.
Abbattuta la precedente, fu subito ricostruita la nuova, su progetto dell'architetto Francesco Lanfranchi. Nel 1780 la chiesa fu dotata di una nuova facciata su disegno dell'architetto Beria. Nel 1885 per l'ampliamento della via San Francesco la chiesa venne decurtata e dotata di una nuova facciata, su progetto dell'architetto Valasco. L'altar maggiore, del 1755, fu disegnato dal Vittone. La reliquia di San Rocco è contenuta in una cassa argentea del peso di 1.380 once, dono di Madama Reale Giovanna Battista di Nemours ed è attribuita a Filippo Juvarra.
Un poco più avanti sorge la chiesa di San Francesco ricostruita nei primi anni del 1600 sul luogo di altra gotica più antica. Nel 1761 l'edificio subì una parziale trasformazione ad opera dell'architetto Vittone che comportò, oltre il rifacimento della facciata, la sistemazione del presbiterio, la costruzione della cupola, il coro ed alcuni altari. Anche il campanile fu trasformato sovrapponendo forme barocche sulle gotiche precedenti. Altri restauri furono fatti nel 1931-1932 ed altri ancora per danni subiti nel 1942 per bombardamenti aerei.
Vedi le immagini della chiesa di San Francesco d'Assisi
Alla chiesa seguiva un tempo il convento dei Francescani ed oltre, nel secolo XVI, le case ed i giardini del maresciallo di Francia Ruggero di Bellegarde, vendute nel 1578 ad Emanuele Filiberto. Tali proprietà passarono poi ai San Martino d'Agliè. A sud confìnavano con la casa dei Tizzoni di Crescentino ove fu fondata l'Accademia delle Scienze. Di fronte al palazzo di Bellegarde era la casa del marchese di Romagnano, dove il conte d'Arroche aveva la sua famosa raccolta di quadri. Seguiva il palazzo dei Pallavicino eretto agli inizi del secolo XVIII.
Nella casa, al numero tredici, viveva il poeta Angelo Brofferio.
Dirimpetto alla chiesa di San Gregorio c'era la torre del Comune e la casa dei Beccuti sede dello Studio.
Seguiva il vicolo detto dei Librai, che metteva in comunicazione la contrada di San Francesco con quella Botero, ancor oggi esistente ma chiuso al traffico. Un tempo qui si trovava il Teatro ducale, una specie di museo d'archeologia, arte numismatica, libri, armi creato da Emanuele Filiberto ed affidato alle cure dell'umanista Ludovico Nasi.
Nella casa numero due vi fu il primo teatrino delle marionette di Gianduja passato poi al numero diciannove in quello detto di San Martiniano. Nel 1884 fu trasferito nell'ex teatro d' Angennes.
All'angolo con via Barbaroux c'era l'albergo della Stella d'Oro.
CONTRADA DI SAN FRANCESCO DA PAOLA
Il primo tratto tra via Po e via Cavour appartiene al secondo ingrandimento della città e prende il nome dalla chiesa e dal convento di San Francesco da Paola, eretti nel 1632. Il secondo tratto fra la via Cavour ed il corso Vittorio Emanuele, venne aperto nel 1823 ed era chiamato contrada della Meridiana. Nel convento, nell'ala verso la contrada di San Francesco, ebbero sede per un certo tempo il Liceo Gioberti ed alcuni comandi militari.
Vedi le immagini della chiesa di San Francesco da Paola.
Al numero due operò per molti anni nel XIX secolo l'albergo Feder, divenuto poi Trombetta.
Nel terzo isolato, a destra, circa al numero quattordici, ebbe sede il Collegio Caccia, fondato nel 1616 per facilitare gli studi universitari dei giovani novaresi. Quasi di fronte, dopo una casa del secolo XVIII ai numeri quindici e diciassette, sorge il palazzo Costa della Trinità, eretto verso la metà del 1700 su disegno dell'architetto Birago di Borgaro. In questo palazzo è incorporata la chiesetta di San Michele fatta costruire dai Padri Trinitari Scalzi, costretti ad abbandonare l'altra chiesetta di San Michele distrutta per la sistemazione della Porta e della contrada d'Italia.
Sull'angolo opposto con la contrada dell'Ospedale (via Giolitti d'oggi) c'era il palazzo Canera di Salasco, ove ora è la sede dell'Automobile Club. Oltre questa traversale, a destra, si trovava il fianco del palazzo Morozzo della Rocca che fu sede della Camera di Commercio ed oggi ricostruito è nuovamente sede della stessa Camera.
A sinistra il fianco dell'edificio sede del Museo Industriale e del Politecnico distrutti durante l'ultimo conflitto.
All'angolo con la via Cavour c’era il palazzo della Borsa Valori ed oltre la via stessa è il Collegio di San Giuseppe.
Al numero 25 vi è il palazzotto detto delle Cariatidi (anche se la Cariatide è una figura femminile, mentre quella maschile è chiamata Telamone o Atlante), costruzione ottocentesca opera dell'architetto Blanchin.
VICOLO DI SAN GIOBBE
Vicolo aperto nel 1827 in borgo Dora perpendicolare al corso San Maurizio, circa dove ora c’è il corso XI Febbraio.
Ignota l'origine del nome, forse dovuto a una cappella o da un'osteria così denominata.
PIAZZA SAN GIOVANNI
Appartiene alla parte più antica di Torino, si tratta di una delle più antiche piazze della città. Prende nome dal santo a cui è dedicato il Duomo. Un tempo su questa piazza si teneva il mercato della selvaggina e delle uova. Alla vigilia della festività di San Giovanni qui si assiepava ed accampava il popolo, accorso anche dai paesi vicini, in attesa di assistere al famoso falò che si soleva accendere nella piazza Castello, abbandonandosi a manifestazioni di gioia e per dedicarsi quindi ai caratteristici balli e feste dette « la Baloira ».
Della « baloira o baluria » il dizionario piemontese dello Zalli dà questa definizione: "Fé la baloira" dicesi di quella allegrezza che facevano i ragazzi nella vigilia di San Giovanni saltando e girando attorno al falò di piazza Castello di Torino e del tripudio che pur anco si faceva nello stesso giorno di San Giovanni. Secondo la « Storia » del Pingone del 1577: « ... porro id genus ludi patrio vocabula balloriam vocant ».
Il lato di ponente della piazza era chiuso da fabbricati adorni di portici fatti erigere nel primo quarto del secolo XVII, su progetto del Castellamonte. Gravemente danneggiati durante l'ultima guerra vennero abbattuti e sull'area sorse il contestatissimo "Palazzaccio" per ironia sede dell'Ufficio Tecnico dei lavori del Comune.
Sul lato est si affaccia la spoglia facciata del Duomo, fatto erigere dal cardinale Domenico della Rovere intorno al 1491 secondo il progetto di Meo del Caprina da Settignano, sull'area ottenuta con l'abbattimento delle preesistenti basiliche di San Solutore, di San Giovanni e la chiesa di Santa Maria de Dopno, risalenti al VI e VII secolo. Il vescovo di Compeys nel 1470 fece erigere il tozzo campanile.
Il fabbricato fu fatto innalzare circa vent'anni dopo ed ancora, nel 1720, sotto Vittorio Amedeo II fu dato inizio su un grandioso progetto dell'architetto Juvarra alla sopraelevazione e decorazione del monumento, ma i lavori si limitarono alla parte superiore e rimasero incompiuti per il resto. In una lapide marmorea murata sulla facciata ovest sono visibili le armi gentilizie dei signori di Guffy, a cui apparteneva monsignor de Compeys.
Alle spalle del Duomo si erge l'audace cupola della S.S. Sindone costruita tra il 1656 ed il 1694 su progetto dell'architetto G. Guarini gravemente danneggiata dall'incendio del 1997 ed in perenne stato di riparazione.
Vedi la monografia dedicata alla Cupola della Cappella della Sindone di Guarino Guarini
Sul lato sud della piazza si affaccia il palazzo Chiablese, fatto costruire sul finire del secolo XVII e che nel 1736-1740 ebbe pregevoli lavori di sistemazione ed abbellimento interni su disegni di Benedetto Alfieri e, più tardi, altri progettati dal Castelli. Deriva il suo nome dall'essere stato assegnato ad abitazione del duca del Chiablese secondogenito di Carlo Emanuele III. Fu poi abitato dai duchi di Genova.
Un tempo i canonici del Duomo dovevano portare sull'abito talare un bavettino a due punte arrotondate, mentre i chierici del Seminario usavano una cotta caratteristica corta ed ondulata a piccole pieghiettature. Questo uso fu più recentemente abolito e sostituito da una cotta normale.
Le tre diverse chiavi della cassa d'argento in cui è contenuta la S.S. Sindone erano tenute una dal vescovo di Torino, una dal Capitolo del Duomo di San Giovanni ed una dal capo o sovrano della Casa Reale.
Vedi le immagini del Duomo di San Giovanni
Vedi le immagini del campanile del Duomo
PIAZZA DI SAN GREGORIO
Piazza antistante l'antica chiesa di San Gregorio ora San Rocco.
CONTRADA E VICOLO DI SAN LAZZARO
In corrispondenza a parte dell'attuale via dei Mille.
VICOLO DI SAN LEONE
Vicolo aperto nel 1830 nel secondo isolato a nord del corso di San Maurizio (corso Regina Margherita d'oggi) dopo la piazza Emanuele Filiberto (piazza della Repubblica). Oggi corrisponde circa al numero centoquaranta del corso suddetto. Prese nome dall'isolato dedicato a quel santo in cui si apriva il vicolo.
VICOLO DI SAN LORENZO
Appartiene alla parte più antica di Torino. Corrisponde alla prosecuzione, oltre la via XX Settembre, della contrada del Cappel Verde.
Prese
nome dalla chiesa omonima di cui segue il fianco settentrionale. Un tempo probabilmente continuava fino alla piazzetta Reale.
VICOLO DI SAN MARCO
Appartiene alla parte più antica di Torino. Vicolo nell'isola di Sant'Anna che era compresa fra le contrade San Tommaso, Monte di Pietà, dei Mercanti e dei Due Bastoni. Prendeva nome dall'albergo di San Marco o del Leone di San Marco. Scomparve negli sventramenti per la formazione della via Pietro Micca.
CONTRADA E VICOLO DI SANTA MARIA
Appartengono alla parte più antica di Torino. Esistono tuttora e traggono il nome dalla chiesa di Santa Maria di Piazza.
La chiesa attuale fu eretta nel 1751 su progetto del Vittone, sull'area di una chiesa preesistente che, pur essendo stata più volte modificata e restaurata, era già nota nel 1080. L'ingresso dell'antica chiesa era ove è l'abside dell'odierna ed aveva davanti uno slargo da cui il nome «di Piazza». Nel 1830 fu rifatta la facciata su linee neoclassiche dall'architetto Barnaba Panizza. Rimaneggi interni furono ancora eseguiti nel 1890 ed altri tra il 1898 ed il 1911.
La chiesa ed il campanile subirono gravi danni durante i bombardamenti aerei dell'ultima guerra.
Al numero uno c'è il palazzo Capris di Cigliè, eretto nel 1730 su progetto del Plantery, dove c'era la casa del sindaco Bellezia.
Al numero due c'era il palazzo Rasini di Mortigliengo, completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale.
Al numero sette del vicolo Santa Maria ha sede la Società di Mutuo Soccorso fra gli artigiani del legno, erede dell'antica Università dei Menuisieri sorta nel 1636. Sull'ingresso una lapide ed un'insegna in ferro battuto. L'Università ebbe sempre una cappella propria nella chiesa di Santa Maria.
PIAZZA E CORSO SAN MARTINO
La piazza corrisponde all'attuale piazza XVIII Dicembre, venne aperta nel 1856, mentre il corso solo nel 1864. Ambedue furono cosi denominati in ricordo della vittoria conseguita a San Martino dall'esercito sardopiemontese il 24 giugno 1859 contro gli austriaci.
CONTRADA, VICOLO E PIAZZETTA DI SAN MARTINIANO
Appartiene alla parte più antica di Torino. Si chiamava contrada di San Martiniano quel tratto della contrada di San Francesco d'Assisi, tra le contrade Bettola e Santa Teresa. Prendeva nome dall'omonima chiesa, davanti alla quale c'era uno slargo detto pure piazza di San Martiniano. Questa contrada insieme con quella di San Francesco e quella in prosecuzione divenuta poi contrada d'Italia (via Milano), metteva in comunicazione l'antica Porta San Michele con l'opposta medioevale Porta Nova, distrutta poi con il primo ingrandimento della città.
La chiesa di San Martiniano nota già avanti al 1000 era, sebbene di modestissime dimensioni, una di quelle denominate basiliche cardinali per aver parrocchia affidata ad un canonico del Duomo.
Quando alcuni appartenenti, nel secolo XVI, si staccarono dalla Confraternita di Santa Croce e crearono la Compagnia del Nome di Gesù, ottennero dai rettori di San Martiniano il permesso di occupare la chiesa come loro oratorio, il che avvenne del 1545.
La Confraternita, cresciuta in numero e potenza, nel 1575, fece ricostruire la chiesa ed un'altra ricostruzione totale fu fatta ancora nel 1678, su disegno di Amedeo di Castellamonte. La chiesa fu chiusa durante l'occupazione francese e riaperta alla Restaurazione, ma solo come oratorio della Congregazione. Nella chiesa si trovava una cappella dedicata ai Santi Crispino e Crispiniano della Congregazione dei Consiglieri e lavoranti calzolai.
Sulla piazzetta, nel 1500, si era stabilita anche una Casa di Convertite che nel 1584 aveva costruito una chiesetta dedicata a Maria Maddalena. La Casa, che all'origine aveva il compito della redenzione delle donne perdute, si trasformò in un convento di monache.
Nel 1680 queste suore si trasferirono in altro monastero e cedettero la loro sede ai frati della Buona Morte che demolirono la chiesetta delle monache e la sostituirono con altra più ampia e rivolta verso la via Santa Teresa, l'attuale chiesetta di San Giuseppe.
Gli sventramenti del 1885 per la formazione della diagonale di via Pietro Micca distrussero la chiesa ed in parte la contrada e la piazzetta della quale rimane unico ricordo in quella anormale rientranza che si vede appunto all'angolo di via Pietro Micca e via San Francesco d'Assisi.
Sulla contrada di San Martiniano si apriva anche l'omonimo teatro delle marionette che, per la demolizione, fu trasferito nel teatro d'Angennes di via Principe Amedeo.
Il vicolo di San Martiniano metteva in comunicazione la contrada omonima con quella dei Mercanti lungo il lato nord della chiesa.
CONTRADA DEI SANTI MARTIRI
Tale contrada viene nominata come esistente nell'isola di San Domenico dall'Indicatore Torinese, edito dal Reycend nel 1825. L'isola di San Domenico era quella compresa fra le contrade Milano, Santa Chiara, Bellezia e San Domenico.
CONTRADA DI SAN MASSIMO (vecchia)
Così era chiamata un tempo l'attuale via Bava, dopo essere pure stata denominata contrada del Moschino dal nome del noto borgo malfamato sito presso il Po.
CONTRADA DI SAN MASSIMO (nuova)
Questa contrada fu aperta in parte nel 1825. Il tratto dal corso Vittorio Emanuele II alla contrada dell'Ospedale (via Giolitti d'oggi) si chiamò, in un primo tempo, via della Chiesa. Il tratto dalla contrada dell'Ospedale alla contrada del Teatro d'Angennes (via Principe Amedeo odierna), che appartiene al secondo ingrandimento della città, era denominata prima contrada di Santa Pelagia dall'omonima chiesa ivi esistente. Infine il tratto oltre la contrada del Teatro d'Angennes e fino alla contrada della Zecca (via Verdi d'oggi), da attribuirsi pure al secondo ingrandimento, era detta dal nome di un albergo contrada del Cannon d'Oro. Nel 1859 assunse fino alla contrada di Po l'attuale nome di San Massimo, dal santo al quale la chiesa che la fiancheggia è dedicata. Il tratto oltre la contrada di Po fu battezzata via Montebello.
Circa al numero ventitre c'era il convento delle Monache Agostiniane e la loro chiesa costruiti nel secolo XVII. Nel 1728 il Juvarra firmò un progetto per la ricostruzione di tutti i fabbricati, ma il progetto non ebbe esecuzione. Soltanto nel 1769 furono iniziati i lavori della nuova chiesa su progetto dell'architetto Nicolis di Robilant. Il tempio fu consacrato nel 1772, ma i lavori continuarono ancora fino al 1776. La Comunità fu soppressa nel 1800 e non più integrata nei suoi possessi. La chiesa fu affidata alla Pia Opera della Mendicità Istruita, che nel 1931 ne curò il restauro.
Circa al numero trentanove si trova l'attuale chiesa di San Massimo che fu eretta nel 1849 su progetto degli architetti Leoni e Sada.
Vedi le immagini della chiesa di San Massimo
CORSO DI SAN MASSIMO
Aperto nel 1822. Cosi si chiamò il tratto dell'attuale corso Regina Margherita compreso fra la piazza Emanuele Filiberto ( oggi piazza Repubblica) ed il circolo o rondò di Valdocco, il tristemente famoso «Rondò dla Forca».
CONTRADA DI SAN MAURIZIO
Appartiene alla parte più antica di Torino. Corrispondeva al tratto dell'odierna via XX Settembre, compreso fra via Santa Teresa e la contrada dei Due Buoi (ultimo tronco dell'attuale via Monte di Pietà prima della contrada della Palma). Derivò il nome dalla Confraternita omonima che prima aveva sede in un Oratorio a fianco della parrocchia di San Simone nella piazzetta di questo nome e che si trasferì, nella seconda metà del secolo XVII, nella chiesa di Sant'Eusebio, che sorgeva in una piccola piazza all'angolo con la via Santa Teresa, più o meno dove poi venne costruito il palazzo Riche di Coassolo, quindi Compans de Brichanteau.
VICOLO DI SAN MAURIZIO
Vicolo che si apriva perpendicolarmente ad est della contrada di San Maurizio (tratto dell'odierna via XX Settembre tra la contrada di Santa Teresa e quella del Monte di Pietà), nell'isola di San Federico. Trasse il nome dalla Confraternita di San Maurizio che aveva un Oratorio nella chiesetta di Sant'Eusebio, sita all'angolo della contrada di San Maurizio con quella di Santa Teresa.
Un altro vicolo di tal nome si apriva sulla contrada Bellezia nell'isola di Santa Croce.
CONTRADA DI SAN MICHELE
Appartiene al secondo ingrandimento di Torino. Arteria diagonale esistente fra le aiuole del Giardino ed i fabbricati che delimitavano il lato nord della piazza Cavour, compresa fra le attuali vie Giolitti e San Massimo. Prese il nome dalla chiesa di San Michele eretta nel 1784 sita ad un'estremità della contrada.
CONTRADA «'D SAN PEDIJ Còj»
Così era detta popolarmente la contrada di San Pietro in Vincoli che in prosecuzione dell'odierna via Ariosto, porta dal corso Regina Margherita all'antico cimitero di San Pietro in Vincoli. La deformazione piemontese del nome è da attribuirsi al fatto che il cimitero e la cappella dedicata a San Pietro sorsero nel 1777 in zona allora disabitata ed ove erano coltivati numerosi orti; l'allusione ai « còj » o cavoli appare così giustificata.
CONTRADA DI SANTA PELAGIA
Appartiene al secondo ingrandimento della città. Era così chiamato il tratto dell'odierna via San Massimo, compreso fra le contrade dell'Ospedale (via Giolitti d'oggi) e del Teatro d'Angennes (via Principe Amedeo). Traeva il nome dall'omonima chiesa.
PIAZZETTA SAN QUINTINO
Aperta nel 1853. Così era chiamata all'origine la piazzetta successivamente dedicata all'ingegnere Pietro Paleocapa, statista, promotore e creatore della rete ferroviaria piemontese.
CONTRADA DI SAN ROCCO
Era così chiamato quel vicolo, ora chiuso, che dalla contrada di San Francesco d'Assisi, circa dirimpetto alla chiesa di San Rocco, dopo un corso tortuoso sboccava nella contrada Botero. Era anche detta, probabilmente prima, vicolo dei Librai.
VIALE DI SAN SALVARIO
Così era chiamato all'origine il viale che congiungeva il borgo di San Salvario con il Castello del Valentino. Divenne poi corso Valentino e più recentemente corso Guglielmo Marconi.
CAMPO (e STRADA di) SAN SECONDO (CAMPO DI MARTE)
Vedi la voce piazza d'Armi.
VICOLO E PIAZZETTA DI SAN SIMONE
Appartengono alla parte più antica della città. Nell'isola di San Simone, tra le contrade di San Tommaso e dei Mercanti,
circa ai numeri undici e tredici, sul lato sud della contrada un tempo si apriva un corto vicolo ed una piazzetta, con in fondo la chiesa di San Simone distrutta nel 1729. Nel 1721 era stata istituita una chiesa parrocchiale dedicata a San Simone e Giuda in borgo Dora probabilmente in sostituzione di quella da demolirsi nel vicolo omonimo della contrada di Dora Grossa. Nel 1780 fu posta la prima pietra e nel 1785 la chiesa era finita, su progetto dell'architetto Dellala di Beinasco. Fu abbandonata nel 1882 e sostituita dalla chiesa parrocchiale di San Gioacchino, edificata su progetto dell'architetto Ceppi.
Sulla piazzetta di San Simone si affacciava anche l'Oratorio di San Maurizio, mentre al lato ovest si trovavano i palazzi Costa di Arignano e Nomis di Pollone, seguiti dalla «specieria» Pateris ed all'est i palazzi Cinzano e Della Chiesa di Roddi (con fronte sulla contrada di San Tommaso sei), seguiti dal famoso «panataro» Brunero, l'inventore dei grissini.
Sulla piazzetta ancora nel 1868 c'era un'osteria detta di San Simone.
CORSO DI SAN SOLUTORE
Aperto nel 1822 corrisponde all'odierno corso Inghilterra, dopo esser stato intitolato al Principe Oddone, come lo è ancora la sua prosecuzione oltre la piazza Statuto.
CONTRADA DI SANTO STEFANO
Così sarebbe stata chiamata un tempo tutta o parte della contrada del Fieno, l'odierna via Botero.
CONTRADA DI SANTA TERESA
Appartiene al primo ingrandimento della città. La contrada che prese il nome dall'omonima chiesa, segue il tracciato delle più antiche mura romane e medioevali. Dove finiva la contrada di San Tommaso c'era la Porta Marmorea demolita intorno al 1642.
Partendo dalla piazza San Carlo la contrada seguiva a sinistra il fianco del palazzo Turinetti di Pertengo che distrutto nei bombardamenti aerei dell'ultima guerra fu ricostruito dall'Istituto di San Paolo su progetto degli architetti Midana e Dezzuti. Al di là dell'incrocio con la via XX Settembre c'è uno slargo, memoria della scomparsa piazzetta di Sant'Eusebio. Oltre lo slargo sorge il palazzo Riche di Coassolo, passato poi in proprietà dei Compans di Brichanteau, eretto nel 1729 su progetto dell'architetto Filippo Juvarra.
Quasi dirimpetto si apre la piazzetta antistante la chiesa di Santa Teresa costruita tra il 1642 ed il 1674 su progetto dell'architetto A. Costaguta con materiali in parte provenienti dalla demolizione della Porta Marmorea. All'interno vi è la cappella della Sacra Famiglia costruita nel 1718 su progetto del Juvarra, mentre nel 1736 l'architetto Alliaudo lavorò a quella di San Giuseppe.
Il progetto della facciata, del 1764, è attribuito a C. F. Aliberti. Nella cappella della famiglia Tana venne tumulata nel 1802 la salma di Maria Cristina prima Madama Reale, trasferita dalla chiesa di Santa Cristina quando questa venne disofficiata e destinata alla Borsa Valori.
Adiacente alla chiesa il convento dei Carmelitani Scalzi che, già destinato ad uso pubblico nei primi anni del 1800, fu definitivamente espropriato nel 1855.
Vedi le immagini di via Santa Teresa dal 1908 ad oggi
Vedi le panoramiche interattive dell'interno della chiesa di Santa Teresa: Pano 1 - Pano 2 - Pano 3
La piazzetta antistante la chiesa era area di proprietà del convento e perciò godeva dell'immunità accordata ai luoghi di culto. A volte qui si rifugiavano ladri e delinquenti perseguiti che non potevano esser arrestati pur arrecando disturbo, con la loro presenza all'antistante elegante albergo d'Inghilterra, considerato uno dei migliori di Torino. Questo nonostante avesse davanti quella troppo ospitale piazzetta ed alle spalle un dedalo di vicoli, cortili e traverse altamente malfamati che si intersecavano nell'isola di Sant'Eusebio.
Ai numeri undici-tredici sorge il palazzo che nel 1645 era di proprietà dei Provana di Collegno. Passato quindi a certo Antonio Vallone fu da questi venduto nel 1647 ai Del Carretto di Gorzegno, che a loro volta lo cedettero ai d'Este marchesi di Lanzo, nel 1680. Ne furono in seguito proprietari, nel 1710, i Caissotti di Casalgrasso, i marchesi di Romagnano ed infine i Pallavicina-Mossi.
Una lapide murata su questo palazzo ricorda che in un alloggio di questa casa fu decisa la spedizione dei Mille di Garibaldi.
Ai numeri quindici-diciassette, nell'isola di San Giuseppe, c'era il palazzo della contessa di Piossasco, sopraelevato nel 1783 su progetto dell'architetto Butturini.
Dove ora c'è il numero diciannove o ventuno vi era il palazzo Cauda di Casellette, eretto su progetto dell'architetto Amedeo di Castellamonte. Qui nel 1640 abitava il conte di Praslin ambasciatore di Francia e qui fu rapito il conte Filippo d'Agliè, su ordine di Richelieu e deportato al castello di Vencennes in Francia.
Al numero diciotto c'è il palazzo Barel conte di Sant' Albano sopraelevato nella seconda metà del 1700 su progetto dell'architetto Gavuzzi.
Al numero venti si trova il palazzo Provana di Collegno, passato poi in proprietà dei Cavalchini Garofoli costruito nel 1698 su progetto dell'architetto G. Guarini. Nella seconda metà del secolo XVIII avvenne la sopraelevazione sempre su progetto dell'architetto Gavuzzi.
Al numero ventidue si affaccia la chiesetta di San Giuseppe ricostruita tra il 1679 ed il 1683 sulla più antica cappella con progetto dell'architetto Lanfranchi secondo un'attendibile attribuzione.
Vedi le immagini della chiesa di San Giuseppe
Nella casa a nord dell'ultimo isolato, dove ora sorge il grattacielo, abitò il famoso barone Leutrun, strenuo difensore di Cuneo.
CONTRADA DI SAN TOMMASO
Appartiene alla parte più antica della città. Un tempo il tratto dalla contrada di Dora Grossa (via Garibaldi d'oggi) a quella del Monte di Pietà era detto contrada degli Argentieri e durante l'occupazione francese rue des Orfèvres. Prende nome dall'omonima chiesa. Secondo il Cibrario fu, in epoca lontana, una delle contrade principali di Torino.
Al numero sei c'è il palazzo Della Chiesa di Roddi, eretto nel 1678 su disegni dell'architetto Amedeo di Castellamonte. La facciata fu rifatta agli inizi del 1800; Il retro del palazzo si affaccia sulla piazzetta di San Simone alla quale si accede dalla contrada di Dora Grossa attraverso il vicolo di San Simone.
All'angolo con la contrada del Monte di Pietà, ora con la via Pietro Micca c'è la chiesa di San Tommaso una delle più antiche di Torino, edificata su altra preesistente nel 1584, su disegni del Vittozzi. La cupola è del primo decennio del secolo XVIII, su disegno del Rama ed ancora ampliata nel 1900, mentre la facciata era del 1743. Nel 1896 per il taglio della diagonale di via Pietro Micca l'architetto Ceppi, arretrando la facciata di circa otto metri, ridusse le dimensioni del tempio variandone la pianta a croce greca.
Nella piazzetta antistante la chiesa una volta si teneva il mercato del grano trasferitosi poi in quella di San Carlo.
Vedi le immagini della chiesa di San Tommaso
CONTRADA DEI «SARONI»
Contrada non meglio localizzata esistente in borgo Dora; traeva il nome dalle officine dei carradori ( «saron» in piemontese) ivi in esercizio.
PIAZZA SAVOIA
Appartiene al terzo ingrandimento della città. Fu chiamata in epoca più antica piazza Susina, dal nome della vicina omonima Porta della cinta murata. Successivamente fu denominata piazza Paesana da quando nel 1715- 1718, fu eretto il maestoso palazzo Saluzzo Paesana che fronteggia tutto un lato della piazza. Divenne place Paysanne durante l'occupazione francese. Al centro l'obelisco, alto ventun metri, innalzato nel 1853 a ricordo del giorno in cui fu abolito il Foro Ecclesiastico.
La piazza un tempo era adibita a mercato dei ferravecchi e rigattieri volgarmente chiamato «mercà dle pate» e, di conseguenza, «piassa e contrà dle pate», la piazza Savoia e la via Corte d'Appello.
CONTRADA O VICOLO DELLE SCUDERIE REALI
Appartiene alla parte più antica della città. Scomparve per la formazione dell'ultimo tratto della via XX Settembre e più recentemente la zona ebbe ancora cambiamenti per la creazione della piazza Cesare Augusto. La contrada delle Scuderie Reali iniziava dalla piazza San Giovanni e si dirigeva a nord, piegava quindi ad angolo retto in direzione ovest, diventando così la prosecuzione ad est della contrada delle Beccherie.
Traeva il nome dalle scuderie reali alle quali tendeva. Nel medioevo allo sbocco di questa contrada c'era, nella cinta, la Porta detta del Vescovo. Durante l'occupazione francese la contrada fu denominata rue du Muséum.
CORTILE DELLO SCUDO DI FRANCIA
Cortile comunicante attraverso un vicolo con la contrada degli Argentieri (tratto della via San Tommaso fra via Monte di Pietà e via Garibaldi), nell'isola di Santa Margherita. Trasse il nome dall'omonimo albergo.
CONTRADA DEL SEMINARIO
Appartiene alla parte più antica della città. Corrisponde al tratto dell'odierna via XX Settembre fra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi) e la piazza San Giovanni. Traeva il nome dal palazzo del Seminario Arcivescovile qui trasferito dalla sua primitiva sede presso la chiesa della S.S. Trinità ove era stato fondato nel 1578 da Monsignor Della Rovere.
CONTRADA DEL SENATO
Corrispondeva all'attuale via Corte d'Appello.
CONTRADA « DI] SET POGEUJ »
Denominazione popolare data ad un vicolo esistente presso la chiesa di San Tommaso, nell'isola omonima.
CONTRADA E VICOLO DEL SETTENTRIONE
Così si chiamava un vicolo che nel 1864 fu trasformato in contrada, tagliando il Convento della Consolata, che metteva in comunicazione la piazzetta davanti all'ingresso principale del Santuario della Consolata con la contrada delle Orfanelle (via delle Orfane d'oggi). Probabilmente prendeva nome dal vicino bastione del Settentrione.
Durante l'occupazione francese fu battezzata rue du Nord. Attualmente è dedicata a Maria Adelaide di Savoia, moglie di Vittorio Emanuele II, morta nel 1855.
LOCALITA' DETTA SIBERIA
Era un agglomerato di tuguri e catapecchie che sorgeva ove, dopo lo sgombero avvenuto sul finire del secolo XIX, fu aperta la piazza detta Venezia ( ora vie Bertolotti e Meucci). Presso questa Siberia si stendeva il così detto « pra del marghé » (prato del margaro ), zona erbosa deposito di pietre da taglio. Questo prato serviva anche di pascolo ad alcune asinelle il cui latte si credeva fosse giovevole ai malati di petto. Il popolo chiamava questi animali « Tòte Rostagn », Rostagno era il nome del proprietario del terreno.
CORSO SICCARDI
Tranne il breve tratto dalla via della Cernaia alla piazza Arbarello che ha conservato l'antico nome, tutto il restante tratto del corso è stato intitolato a Galileo Ferraris. Venne aperto nell'ultimo quarto del XIX secolo. Il primo tratto costeggia il Giardino della Cittadella ultimo residuo della famosa Passeggiata della Cittadella.
Appena al di là della via della Cernaia lascia a destra il Mastio, unico resto dell'antica e famosa Cittadella fatta erigere dal duca Emanuele Filiberto fra il 1564 ed il 1568, su disegni dell'architetto militare Francesco Paciotto da Urbino. Ora nel Mastio ha sede il Museo Nazionale di Artiglieria, fondato nel 1731 già nell'Arsenale e qui trasferito nel 1893. Sullo slargo antistante il Mastio sorge il monumento a Pietro Micca dello scultore Cassano inaugurato nel 1864.
Poco appresso c'era il palazzo, ora demolito e sostituito da una casa di abitazione, proprietà e sede dell'Associazione Generale degli Operai poi Camera del Lavoro eretto su progetto dell'ingegnere Riccardo Brayda sulle fondazioni di un costruendo Politeama Amedeo di Savoia, nel 1897.
La prima sede della Camera del Lavoro era stata in via della Zecca (via Verdi d'oggi), al numero trentadue.
Al numero trenta c'è il Museo Civico d'Arte Moderna che ha sostituito un precedente fabbricato eretto nel 1880 per ospitare la IV Esposizione di Belle Arti, ma che fu gravemente danneggiato nei bombardamenti aerei della guerra 1941-1945. La nuova sede, su progetto degli architetti Bossi e Boschetti, fu inaugurata il 31 ottobre 1959.
Al numero ottantuno c'è la villa costruita nel 1700 su progetto attribuito all'architetto F. Juvarra per i conti Scaglia di Verrua. La villa passò poi in proprietà dei conti Rignon.
CONTRADA DEL SOCCORSO
Così era denominato il tratto dell'odierna via Maria Vittoria tra la piazza Carlo Emanuele II (Carlina) e la contrada dei Ripari (via Plana d'oggi). Traeva il nome dall'Istituto del Soccorso delle giovani fondato dalla Compagnia di San Paolo nel 1593 come istituto di educazione femminile nell'isola di San Giulio, tra le vie San Massimo e Plana. Durante l'occupazione francese fu battezzata rue Marengo.
Leggi la monografia su Piazza Solferino
VICOLO «DLE SòME»
Appartiene alla parte più antica della città. Scomparve con gli sventramenti per la formazione dell'attuale via Quattro Marzo.
VIALE O «ALEA DI] SOSPIR»
O anche « Lea scura», era chiamata popolarmente uno dei viali che a raggera di dipartivano, fuori dalla Porta Nuova, dalla piazza del Re (piazza Carlo Felice d'oggi), prima della costruzione dell'Embarcadero e della Stazione di Porta Nuova, che portavano al Valentino. Gli altri viali puntavano l'uno su Stupinigi e l'altro su San Salvario.
VIETTA O VICOLO «DI] SOTROR»
Apparteneva alla parte più antica della città e si apriva in quel dedalo di vicoli e cortili che esistevano nell'isola di Sant'Eusebio o in quella di San Federico, con inizio dalla contrada di San Maurizio come allora era denominato il tratto dell'odierna via XX Settembre tra le contrade di Santa Teresa e dei Buoi Rossi (ultimo tratto di via Monte di Pietà d'oggi).
VIA SOTTORIPA
Via aperta nel 1835. Così era denominato, verso la metà del 1800, il tratto dell'odierna via Provana fra la via Mazzini e la piazza Cavour. Prese il nome dall'essere posta sotto la ripa di uno dei rialzi di terra costituenti i vecchi bastioni o ripari che in parte spianati furono ridotti a pubblico giardino.
CONTRADA DEGLI SPERONARI
Apparteneva alla parte più antica della città e doveva essere nei pressi della piazza del Corpus Domini.
CONTRADA DELLO SPIRITO SANTO
Apparteneva alla parte più antica della città e corrisponde al tratto dell'odierna via Porta Palatina, compreso fra la piazzetta del Corpus Domini e quella della Corona Grossa (circa via Quattro Marzo d'oggi). Traeva il nome dall'omonima chiesetta ivi esistente.
CONTRADA DEGLI STAMPATORI
Appartiene alla parte più antica della città. Corrisponde all'odierna via con lo stesso nome. Un tempo, prima del 1859, era chiamato così anche il tratto oltre la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi d'oggi) fino alla contrada del Senato (via Corte d'Appello), ora detto di Sant'Agostino.
Durante l'occupazione francese il primo tratto fino alla contrada di Dora Grossa fu battezzato rue Correctionnelle, perché nel 1802 una parte del convento dei Gesuiti fu destinata a carcere correzionale.
Prese il nome di Stampatori per aver ospitato la Congregazione degli Stampatori.
Al numero uno vi è nell'ex convento dei Gesuiti o palazzo degli antichi Chiostri, l'Oratorio dei Nobili ed Avvocati (già Congregazione dell'Annunziata), costruito nel 1694 in sostituzione di altro eretto nel 1612. L'altare maggiore è attribuito al Vittone.
Al numero quattro c'è il palazzo Scaglia di Verrua, passato per successione ai San Martino della Motta e successivamente ai Bertone di Sambuy. Graziosa costruzione edificata agli inizi del secolo XVII. Nel 1880 in occasione del restauro della facciata vennero alla luce pregevoli pitture d'ornato a fresco, coeve dell'edificazione purtroppo oggi quasi completamente sparite. Esiste un progetto di sopraelevazione non eseguito del 1788 ad opera dell'architetto F. B. Feroggio.
L'isolato di San Matteo, compreso fra le contrade Botero e Stampatori, aveva il fronte sul corso della Cittadella nel tratto della prosecuzione ideale della contrada di Santa Teresa ( oggi via della Cernaia), con un curioso andamento che ricordava i zig-zag del « doirone » ( canale che correva da Porta Susina all'Arsenale).
La prima casa era a filo con la via Santa Teresa, quella seguente era arretrata di una ventina di metri formando, all'angolo di via Stampatori, una rientranza in fondo ad un cortiletto chiuso da una cancellata, si vedeva il palazzotto Rombelli d'Occhieppo, dove nel 1781c'erano i bagni pubblici tenuti dal «bagneur» Carlo Gritelli.
Quindici anni dopo vi si installò monsieur Ginguené, ambasciatore di Francia alla corte di Carlo Emanuele IV, molto inviso ai torinesi. Si racconta che la moglie si presentò una volta a corte vestita alla moda repubblicana con un audace giubboncino detto allora elegantemente «pet en l'air».
Avendogli il Cerimoniere rifiutato l'accesso in quella tenuta, strillò, invocò l'intervento del marito che facendo la voce grossa minacciò di dare un seguito all'avvenimento, finché il re per farla finita cedette. Madame Ginguené andò così fiera di aver introdotto ed imposto le mode repubblicane alla reazionaria corte di Sardegna e tenuto alto il nome della Francia repubblicana, affidato alle glorie del «pet en l'air».
Leggi l'articolo di Mario Gioda, scritto nel 1914, sulla situazione nella zona di via Stampatori
CONTRADA DELLO STUDIO O DEGLI STUDI
Apparteneva alla parte più antica della città. Così fu anche chiamato fino al 1720 il primo tratto della contrada di San Francesco d'Assisi, fra le contrade di Dora Grossa (via Garibaldi d'oggi) e Guardinfanti (Barbaroux). Prendeva nome dallo Studio od Università degli Studi esistente fino al 1720 nella casa all'angolo con via Dora Grossa.
CORSO STATI UNITI
Corso aperto nel 1847 e nel 1858 dedicato al duca Ferdinando di Genova, sul lato sud dell'antica piazza d'Armi. In questo corso lungo circa novecento metri e largo più di cinquanta, si svolgevano le riviste militari ed altre cerimonie, ma era famoso soprattutto per la sfilata delle carrozze padronali, dei « break » dei vari corpi militari e dei cavalieri che nei giorni festivi rientravano dalle corse dei cavalli, tenutesi prima nella nuova piazza d'Armi, poi nell'Ippodromo di Mirafiori. « Il giro», al quale interveniva anche la Corte, proseguiva dopo il corso Duca di Genova anche lungo i corsi Re Umberto e Vittorio Emanuele II. Fiancheggiavano e commentavano la sfilata fitte schiere di spettatori che accorrevano specie nei bei giorni di primavera.
PIAZZA STATUTO
Questa piazza venne aperta nel 1864. Una società inglese a seguito di un accordo col Municipio intraprese e realizzò la costruzione dei palazzi che cingono la piazza. La spesa ammontò a sette milioni di lire. Nell' accordo era previsto, oltre il pagamento degli interessi, un piano di ammortamento e rimborso delle spese che si concluse poco favorevolmente per il Municipio, nel 1864 danneggiato dal trasferimento della capitale.
Sull'aiuola centrale il monumento commemorativo del traforo del Fréjus, inaugurato nel 1879. Il progetto e l'idea del monumento è del conte Panissero di Veglio e le statue furono modellate dallo scultore Belli, sotto la direzione del Tabacchi. La statua del Genio al culmine, che misura quattro metri di altezza, venne fusa nell'Arsenale di Torino.
Poco più avanti c'è la Piramide Beccaria, obelisco eretto in memoria del celebre fisico Giovanni Battista Beccaria che nel 1781, per ordine di Carlo Emanuele III, misurò il grado di meridiano che passa per Torino.
VIALE di STUPINIGI
Era l'attuale corso Unione Sovietica, così rinominato dopo la seconda guerra mondiale.
Alla fine della II guerra mondiale, con la caduta del regime fascista e la Liberazione della città, la giunta popolare della Città di Torino, deliberò la soppressione di denominazioni istituite durante il periodo fascista (figure e luoghi del regime e dei suoi alleati), l'assegnazione di nuove denominazioni (in ricordo di eventi, personaggi rilevanti nella lotta all'antifascismo), il ripristino di antiche denominazioni già modificate in epoca fascista e l'annullamento di denominazioni conferite senza l'osservanza della legittima procedura di assegnazione.
Leggi "La Stampa" del 1° gennaio 1946 con l'elenco delle vie che cambiarono nome dopo il ventennio fascista
Misura delle principali strade e piazze nel 1840
Vedi il riepilogo dei cambi di denominazione nella toponomastica della città
A - B - C - D - E - F - G - H - I - L - M - N - O - P - Q - R - S - T - U - V - Z
Consulta la guida delle vie - corsi - piazze - borghi - vicoli del 1916 (.pdf)
Vedi le targhe delle vie nel corso degli anni