Atlante di Torino


 
 
   

Vie e luoghi della vecchia Torino che non ci sono più,

o hanno cambiato nome, ma non sono stati dimenticati.


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image-1CONTRA DJ’EBREO - CONTRADA DEGLI EBREI
Contrada degli Ebrei. Secondo il Cibrario si sarebbe chiamato così quel tratto della contrada di San Tommaso, compreso fra via Monte di Pietà e di Dora Grossa, lo stesso tratto che più tardi sarebbe poi divenuto contrada degli Argentieri o degli Orefici.

 

 



image-1RUE DE L'ECREVISSE
Nome dato durante la dominazione francese alla contrada del Gambero, il tratto dell'odierna via Bertola fra la contrada degli Stampatori e quella dei Mercanti.







image-1PIAZZA EMANUELE FILIBERTO
Così veniva chiamata, l'attuale piazza della Repubblica (meglio conosciuta come Porta Palazzo).
Venne aperta nel 1814 su disegni dell'architetto Lombardi, riunendo tre diverse piazze: la piazza d'Italia allo sbocco della contrada d'Italia (via Milano d'oggi), l'esagonale piazza Emanuele Filiberto propriamente detta e la piazza dei Mulini a nord. A Emanuele Filiberto, al cambio di nome in piazza della Repubblica, venne allora intitolata la vicina piazza Giulio aperta intorno al 1830.
AI numero 13 c'è il palazzo d'Este edificato per Filippo dei principi d'Este marchese di Lanzo, sul finire del 1500. Il palazzo verso il 1630 passò agli Orsini di Rivalta, che vi fecero eseguire lavori di abbellimento aprendo un vestibolo, un cortile ed un portone per le carrozze, sul retro verso la contrada dei Fornelletti (via Franco Bonelli). La facciata su questa contrada e la bella scala attribuita a Filippo Juvarra, furono fatte fare dal conte ed abate Gian Piero Solaro di Villanova, che era venuto in possesso del palazzo per il matrimonio di un Orsini con una Solaro.
Il palazzo successivamente passò al Comune, che vi sistemò magazzini ed uffici.
Nella piazza si svolge il più vasto mercato all'aperto di Torino e sotto le capaci tettoie, fatte costruire dal Municipio, trovano posto mercanti fissi. Nel 1828 si ebbe l'abolizione dei mercati della frutta e verdura in piazza delle Erbe ed il trasferimento di questi in piazza Emanuele Filiberto, detta più comunemente Porta Palazzo. Oltre alla frutta e verdura qui sono riuniti non solo i mercati di tutti i generi alimentari, ma anche quelli di stoffe, abbigliamento, ecc. ecc.

image-1EMBARCADERO o PORTA NUOVA
Col nome di «Embarcadero», i vecchi torinesi solevano ancora indicare la stazione di Porta Nuova, questo perché così era chiamata la stazione di partenza della ferrovia Torino-Genova costruita nel 1845. «Embarcadero 'd Novara», era detta invece la stazione di Porta Susa.





image-1PIAZZA DELLE ERBE
Prima che, nel secolo XVII, piazza Castello diventasse il cuore di Torino, il primo e più vecchio centro torinese era stato quello che allora, quasi per antonomasia, si chiamava piazza Torino e quindi del Mercato o delle Erbe, l'attuale piazza Palazzo di Città.
Praticamente era il centro geometrico della città romana, vicina al Palazzo Pretorio e alla sede dei duchi Longobardi, sempre adiacente alle varie sedi del Comune, dove un tempo si svolgeva la maggior parte della vita cittadina.



Vedi alcune immagini d'epoca di Piazza delle Erbe




image-1Fino al secolo XVIII la piazza si presentava assai diversa da oggi: si componeva di tre slarghi, ognuno dei quali era destinato ad un differente mercato, da cui traeva il nome. Dove ora ci sono i «portièt», attigua alla Casa Comunale ed al cortile della Griotta (dal nome di un'antica osteria), c'era la piazzetta del pesce che si spingeva oltre la contrada di Dora Grossa verso la chiesa di San Gregorio (poi San Rocco), allora ancora arretrata. Veniva poi la piazza delle Erbe propriamente detta e la «contrà dle Pate» (via Corte d'Appello), la piazza del Burro e del Formaggio. Qui sorgeva la chiesa di San Benigno, soppressa nel 1575 e gli alberghi dei Pesci e dell'Angelo, quest'ultimo ancora attivo nel 1706. Sempre di qui partiva stretta e tortuosa la stradetta che divenne poi la contrada d'Italia e poi via Milano.
Non esisteva ancora la contrada dei Panierai (via Palazzo di Città), aperta verso Ia piazza Castello soltanto nel 1619 e per andare dalla piazza delle Erbe alla piazza del Grano (piazzetta del Corpus Domini) occorreva attraversare un androne voltato, che per essere costruito con mattoni non intonacati era detto della Volta Rossa.
Sotto questo portico per antichissimo privilegio tenevano mercato i commercianti di Chieri.

image-1image-1Qui in poche stanze, nel 1827, il canonico Giuseppe Cottolengo gettò le fondamenta della sua grandiosa opera, come ricorda anche una lapide sul portone del numero 19 di via Palazzo di Città.
Nella piazza assai più piccola di quella odierna, oltre ai banchi di verdure ed altre merci, si radunava una gran folla di cittadini e campagnoli, di sensali, mercanti, sfaccendati, ladruncoli e sbirri. Nel centro della piazza c'era un pozzo accanto al quale si drizzava il palco per le esecuzioni di giustizia, detto con lugubre scherzo «la Tòpia» (essendovi sovente qualcosa di appeso).
Durante l'assedio di Torino del 1706, il mercato troppo battuto dal bombardamento dei francesi, venne trasferito nella piazzetta davanti alla chiesa di San Francesco da Paola. Lo spazio era poco, ma anche le merci in vendita erano scarse.
Nel 1610 con la costruzione della vicina chiesa del Corpus Domini, fu aperta nel 1619 la contrada dei Panierai; nel 1659 fu posta la prima pietra del Palazzo Comunale e nel 1722 fu rimosso l'ostacolo della Volta Rossa.
Nel 1729 si iniziarono gli sventramenti per l'apertura della contrada del Senato e di quella d'Italia (vie Corte d'Appello e Milano) ed infine nel 1736 si iniziò l'allargamento e l'allineamento della contrada di Dora Grossa. In tutto quel rinnovamento edilizio non poteva essere trascurata la piazza delle Erbe così, nel 1755, venne affidato all'architetto Benedetto Alfieri l'incarico della sistemazione della piazza e sue adiacenze.

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Il problema fu brillantemente risolto, anche se poi non fu compiuto del tutto, non essendosi ripetuto per l'altro lato sulla contrada d'Italia il porticato a cavallo della strada che doveva collegarsi con il porticato sulla facciata del Palazzo Comunale.
Del 1766 il Regolamento Generale dei mercati torinesi, stabilisce che il mercato della frutta e verdura e dei pesci di acqua dolce abbia luogo in piazza delle Erbe, quello del burro e del formaggio nel cortile del Burro, oramai all'interno del prolungamento del Palazzo Comunale, quello dell'olio di noce, e dal 1809 quello dei funghi, nel cortile detto della Volta Rossa.
Nel 1828 per ordine vicariale i vari mercati vennero trasferiti e raggruppati nella piazza Emanuele Filiberto, più conosciuta come Porta Palazzo. Ma anche se il mercato fu allontanato la piazza continuò ad essere luogo di convegno di mercanti di campagna, di sensali, piccoli affaristi che le valsero il nome popolarmente satirico di «piassa dij busiard».

image-1Al posto del pozzo centrale nel 1853 venne inaugurato il monumento ad Amedeo VI, il Conte Verde, donato dal re Carlo Alberto alla città. È opera dello scultore Pelagio Palagi in cui l'autore mise ogni scrupolo per l'esattezza fino a riprodurre sulla corazza dell'infedele caduto, dei versetti del Corano. Il cavalier Baratta, non tenero con lo scultore, sintetizzò le critiche dei torinesi col seguente epigramma: «Chi percuota colui non è ben chiaro / ma prence essendo d'intelletto raro / scommettere si può cento contro diece / che bastonare intende chi lo fece».


image-1Sulla piazza domina il Palazzo Comunale eretto nel 1659 su progetto dell'architetto Lanfranchi, limitatamente all'avancorpo centrale, perché i due prolungamenti laterali sono aggiunte posteriori, eseguite intorno al 1786. Le precedenti sedi del Comune erano sempre state in quei dintorni; la prima fu forse nell'antico «palatium», di cui rimane un avanzo ornato di quattrocentesche finestre in cotto in via Leopardi. Nel 1270 pare fosse in «domo Porcellorum», nella casa dei Porcelli, antichissima famiglia torinese che erano sulla piazza del Grano (piazzetta del Corpus Domini) e nel 1276 nella casa dei Borghesi davanti a San Gregorio (San Rocco). Nel 1334 la casa del Comune appare nelle case confiscate ai Grassi, presso San Simone (via Garibaldi 9-11) e successivamente, dopo altre peregrinazioni, nel 1418 ebbe sede in un fabbrcato opportunamente eretto sull'area dell'attuale palazzo.

image-1Ai piedi della nuova torre all'estremità nord del palazzo, rimasta incompiuta, fin verso la metà del secolo passato si poteva vedere una specie di ripiano coperto con una lastra di pietra sul quale venivano esposti nei giorni di mercato i condannati alla pubblica berlina. Su questa pietra medesima, ai bancarottieri condannati ai tratti di corda, si faceva battere un certo numero di volte il deretano nudo, alla presenza del pubblico che assisteva a questo doloroso ed umiliante castigo.
Sotto la porta del Palazzo Comunale stavano infisse le giuste misure in uso in Piemonte: il trabucco per terreni e muri ed il raso per le stoffe.
Nel 1827 si inaugurò la nuova fontana sulla facciata del palazzo, ove ora sono le statue del principe Eugenio e del duca di Genova, offerte nel 1858 alla città dal banchiere Mestralet, con l'acqua proveniente dalla fontana di Santa Barbara, esistente nell'odierno corso Regina Margherita, dove c'era la caserma dei Vigili del Fuoco.
Nel 1853, sul balcone del Palazzo Civico si fece il primo esperimento di illuminazione elettrica.

 




image-1CONTRADA DELL'ERGASTOLO
Corrisponde all'attuale via Ilarione Petiti, aperta intorno al 1880.
L'Ergastolo nacque come centro di ritiro spirituale, nel 1786 diventa un istituto per minori (fra i 12 ed i 20 anni) oziosi e discoli che non hanno commesso reati (chi li commetteva veniva rinchiuso nelle carceri comuni con gli adulti). La detenzione durava almeno sei anni, lavorando dieci-dodici ore con una palla al piede, con cibo misero e senza riscaldamento. L’isolamento dei «trattenuti» (Regie Patenti) era totale e le pene per i trasgressori consistevano in catene, nerbate e isolamento, senza diminuzione dell’orario di lavoro. Nel 1808 l’istituto viene chiuso dal governo francese, ma riapre con la Restaurazione nel 1814, con l’aggiunta di una sezione per adulti pregiudicati. Nel 1836 l’edificio perde la funzione di struttura detentiva: i ragazzi sono trasferiti a Saluzzo per permettere la ristrutturazione dello stabile, in seguito destinato alle donne del sifilicomio del Martinetto e alle prostitute de “La Generala”. Nel 1910 il sifilocomio viene chiuso e con poche ristrutturazioni l’edificio si trasforma in carcere militare, destinazione che conserva sino alla demolizione avvenuta negli anni Cinquanta del '900.
Sorgeva nella zona dell'attuale complesso sportivo Ferruccio Parri e del liceo Alfieri.

image-1PLACE E RUE DE L'ERIDAN
Così vennero ribattezzate, durante l'occupazione francese, la piazza poi detta Vittorio Emanuele (oggi Vittorio Veneto) e la contrada di Po.








image-1PIAZZA E CONTRADA DELL'ESAGONO
Appartengono agli ingrandimenti della città avvenuti dopo il 1835. La piazza fu uno slargo alberato sistemato a giardino dove c'era il Bastione di Santa Adelaide, poi spianato. Corrisponde all'incirca all'odierna piazza Cavour. Prese quel nome dalla pianta esagonale data alla piazza stessa. La contrada dell'Esagono corrispondeva al prolungamento della contrada dell'Arcivescovado (via Cavour odierna), dall'incrocio con la contrada di San Francesco da Paola alla piazza dell'Esagono.

image-1STRADA DELLE ESPERIENZE IDRAULICHE
Strada di collegamento fra l'area dell'attuale piazza Statuto con l'edificio delle Esperienze idrauliche fatto costruire dal re Carlo Emanuele III nel 1763, su progetto dell'ingegnere Michelotti in regione Parella. La strada si dipartiva dall'allora strada di Savoia (corso Francia d'oggi), seguendo all'incirca il tracciato dell'odierna via San Donato.

image-1RUE du St.ESPRIT
Durante l'occupazione napoleonica era così denominata l'attuale via Porta Palatina.

 




image-1CORTILE DEL FALCONE DI FERRO
L'isola di Sant'Eusebio un tempo era attraversata da un susseguirsi di vicoletti e di cortili che mettevano in comunicazione la contrada di San Maurizio (tratto di via XX Settembre d'oggi), con la contrada di San Tommaso. In uno di questi cortili c'era l'albergo del Falcone di Ferro, assai malfamato, con prostitute, lenoni e delinquenti di ogni genere.


image-1image-1PORTICI «DLA FERA»
I portici "Della Fiera" sono in piazza Castello tra via Roma e via Accademia delle Scienze.
Così chiamati perchè, per due secoli vi si festeggiò la Fiera di San Germano.
Il palazzo dell'isola di San Damiano (che ospitava il famoso albergo Europa) era di proprietà degli d’Agliè passò poi ai San Germano che nel 1685 ottennero il permesso di organizzare la fiera.
Edmondo De Amicis passeggiando sotto i portici nelle sere d’inverno (1880) notava: “Par d’essere in una galleria d’un palazzo grandissimo, dove i convitati sfilino rispettosamente”.
image-1Alla fine del '700 una corte variopinta e schiamazzante di giocolieri, saltimbanchi, prestigiatori, dentisti, cantastorie, orsi e scimmie danzanti diede vita a una fiera permanente che aveva come protagonisti: Gioanin d’j osei il primo burattinaio girovago, Toni ‘d le servente poeta dialettale, Batista che per vendere unguenti miracolosi raccontava i fatti più raccapriccianti, Dolcitto il nano, l’altro nano Bagonghi che perì miseramente nel Po, l’imbonitore arabo Ramlech e molti altri.

image-1CONTRADA E VICOLO DEL FIANDO
Contrada e vicolo aperti in borgo Dora nel 1837. Corrisponde all'attuale via Vittorio Andreis.
Portavano il nome di una ricca famiglia di astigiani che avevano molte proprietà nella regione di Borgo Dora. Ancora verso la metà del secolo scorso, esistevano delle case appartenenti a quella famiglia conosciute nella zona come «le ca del Fiando». Nella regione dei Fiando un tempo c'era anche il campo di tiro con l'archibugio.

 

 

image-1PORTA FIBELLONA
Così venne chiamata nel medioevo sia la romana Porta Decumana, sia la nuova porta aperta a fianco, quando quest'ultima, con le sue torri, venne incorporata nella casa forte fatta costruire da Guglielmo VII di Monferrato nel 1276.
Sull'etimologia del nome Fibellona furono fatte varie ipotesi da un «fanum Bellonae», teoria immaginata e sostenuta da Carlo Promis ad una «Fibulona» da «fibula» per la forma a fibbia che il fossato faceva girando attorno all'esterno della porta.
Il Cognasso affermò invece che nel secolo XI la porta era stata in possesso di un Bellonus de Turre, che ivi si era fortificato e, dopo di lui vi erano stati i «filii Bellonis», da cui si ebbe nell'uso comune il termine di Fibellona.








image-1image-1CONTRADA DEL FIENO
Appartiene alla parte più antica di Torino. Corrispondeva all'odierna via Botero, al cui nome venne intitolata nel 1860. Prese nome dal mercato del fieno, che si teneva all'estremità nord della spianata della Cittadella, oggi piazza Solferino. Il tratto fra le contrade del Monte di Pietà e quella di Dora Grossa, nel periodo di dominazione francese fu chiamata rue Papetière.

image-1CONTRADA DELLE FIGLIE DEI MILITARI
Appartiene alla parte più antica della città. Corrisponde all'attuale via San Domenico, limitatamente al tratto che va dalla contrada delle Orfane al corso Valdocco. Prese nome da un Istituto di educazione riservato alle figlie dei militari, creato nel 1764 dal teologo don Giuseppe Contino e dalla Confraternita del S.S. Sudario. Tale istituto che fu favorito da Cristina Enrichetta d'Assia, moglie del principe Luigi di Savoia Carignano, nel 1778 fu preso sotto la protezione del re Vittorio Amedeo III ed aveva sede nell'isola di Sant'Isidoro.

image-1CONTRADA DELLE REGIE FINANZE
Appartiene al secondo ingrandimento della città. Corrisponde, dal 1916, all'attuale via Cesare Battisti, tranne l'ultimo tratto che un tempo assai più angusto (fu rettificato e allineato nel 1863 ), si denominava contrada del Giardino. Trasse il nome dal R. Segretariato Generale delle Finanze e tutti gli uffici dipendenti da quel ministero che aveva sede nell'isola di Santo Spirito. Per il resto vedi via Cesare Battisti.



image-1CONTRADA DEI FIORI
Contrada aperta nel 1853. Venne così denominata perché parte dell'area che fu occupata per la costruzione delle case facenti parte dello Stabilimento Agrario Botanico, di F. Burdin, ove si coltivavano fiori. Corrisponde all'attuale via Belfiore.





image-1image-1CORSO FIUME
Dopo diversi cambiamenti attualmente ha preso il nome di corso Fiume. Aperto nell'ultimo quarto del secolo scorso, inizialmente ebbe nome corso Vittorio Emanuele, oltre Po, mutato successivamente in quello di corso Crimea, quando nel 1892 venne inaugurato il monumento commemorativo della spedizione piemontese in Crimea 1855-1856.
Alla fine della prima guerra mondiale fu intitolato all'allora presidente americano W. Wilson, per diventare poco dopo corso Fiume.
Prima che la zona fosse costruita ed abitata, qui c'era il Poligono per il Tiro a Bersaglio.

image-1CONTRADA DEL FIUME
Così fu anche detto l'ultimo tratto verso il Po della contrada dell'Ospedale (odierna via Giolitti).








image-1«ALEA DLA FORCA» E « RONDò DLA FORCA»
Con questo lugubre nome era popolarmente denominato il viale che adduceva al ben noto Rondò, oggi conosciuto come corso Principe Eugenio. Il Rondò sul quale si drizzava il palco per le esecuzioni di giustizia si trovava all'incrocio della strada del Principe Eugenio, del corso di Valdocco e della strada di San Massimo (corso Regina Margherita d'oggi) ed ufficialmente era chiamato Circolo di Valdocco.



image-1CONTRADA DEI FORNELLETTI
Appartiene alla più antica Torino. Inizialmente si chiamava contrada della Pusterla, perché in prossimità di una porta della città. Prese il nome dalla presenza di alcuni piccoli forni, a disposizione del pubblico, per la cottura del pane. Corrisponde all'odierna via Franco Bonelli.
Per il palazzo d'Este, la cui facciata posteriore si affaccia su questa contrada, si veda quanto detto sotto la voce piazza Emanuele Filiberto.









image-1CONTRADA DEL FORTINO
Appartiene agli ingrandimenti della città avvenuti dopo il 1830. Corrisponde al prolungamento, oltre il corso Valdocco, della contrada delle Ghiacciaie. Ora tutta l'arteria porta il nome di via Giulio. Probabilmente prese il nome da qualche residua opera di fortificazione fuori della cinta bastionata.




image-1VICOLO O «VIETTA» DELLA FORTUNA
Di posizione non ben precisata. Doveva trovarsi nei pressi dell'Ospedale dei Pazzerelli quindi non lontano dalla contrada del Deposito (via Piave d'oggi). Probabilmente traeva il nome da un'osteria.






image-1CONTRADA DELLE FRAGOLE
Appartiene alla Torino più antica. Corrisponde al primo tratto dell'odierna contrada del Conte Verde, limitatamente all'isolato fra la contrada di Dora Grossa e quella del Palazzo di Città.
Derivò il nome dal mercato delle fragole che si teneva appunto nella contrada.



image-1RUE DE FRANCE
In epoca di dominazione francese fu anche chiamata così l'attuale via Corte d'Appello.







image-1RUE FRIEDLAND
In epoca di dominazione francese fu così chiamato il tratto della contrada dell'Accademia Albertina, fra la piazza Carlo Emanuele II (piazza Carlina) e l'odierno corso San Maurizio.

 

 

 



image-1CONTRADA DELLA FUCINA
Venne aperta verso la metà del secolo scorso. Corrisponde all'odierna via San Giovanni Battista de la Salle, in borgo Dora.
Derivò il nome dalle officine che lavoravano il ferro e le armi da fuoco, esistenti in zona fino al 1700.

 

 

 


image-1image-1Alla fine della II guerra mondiale, con la caduta del regime fascista e la Liberazione della città, la giunta popolare della Città di Torino, deliberò la soppressione di denominazioni istituite durante il periodo fascista (figure e luoghi del regime e dei suoi alleati), l'assegnazione di nuove denominazioni (in ricordo di eventi, personaggi rilevanti nella lotta all'antifascismo), il ripristino di antiche denominazioni già modificate in epoca fascista e l'annullamento di denominazioni conferite senza l'osservanza della legittima procedura di assegnazione.

 

 



Leggi "La Stampa" del 1° gennaio 1946 con l'elenco delle vie che cambiarono nome dopo il ventennio fascista

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Misura delle principali strade e piazze nel 1840

 

 

 



Vedi il riepilogo dei cambi di denominazione nella toponomastica della città


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Consulta la guida delle vie - corsi - piazze - borghi - vicoli del 1916 (.pdf)

Vedi le targhe delle vie nel corso degli anni