Atlante di Torino



 

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il primo semaforoSacco e VanzettiSenatore Giovanni AgnelliLombrosoVeterinariaCavalcavia di corso SommellierGiardino RocciosoBombe sui TedeschiGaragesFontana dei Mesi omicidio di Giuseppa BenedettaMike BongiornoVillinoCaprifoglioCentro Ippico TorineseCustode uccisoOmicidio di Sebastiano BalboIl più grande cinema d'ItaliaIl più grande cinema d'Italia Gelati Le Sacramentine

 



I numeri dei titolini corrispondono a quelli dei rispettivi isolati sulla mappa di riferimento qui in alto
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image-1La Nutella nasce in San Salvario
La Nutella fu ideata, nel 1946, da Pietro Ferrero, noto pasticcere che aveva il suo laboratorio-negozio in Borgo San Salvario.
Secondo quanto raccontavano i vecchi lattai torinesi, a causa del caldo la crema di cioccolato si sciolse dando vita alla Nutella, così battezzata solo alcuni anni dopo da Michele Ferrero, figlio di Pietro, quando l'industria dolciaria Ferrero si trasferì ad Alba.


129 - Il patriota siciliano
Al n. 4 di via Goito nel 1863 morì l'illustre patriota Giuseppe La Farina (1815 - 1863). Letterato e storico, fondatore e redattore di numerosi giornali, fu autore di opere storiche, geografiche e politiche.
Nel 1848 condusse la Legione Universitaria della Sicilia contro i Borboni e fu deputato di Messina al parlamento siciliano dal 1848 al 1849 ed incaricato come diplomatico assieme ad Emerico Amari di offrire la corona siciliana al Duca di Genova. Nel Veneto fronteggiò gli austriaci nel 1849 quale consigliere del re sabaudo.
Emigrato dapprima in Francia, verso la fine del 1856 assieme a Daniele Manin e a Giorgio Pallavicino Trivulzio fondò la Società nazionale italiana, con l'obiettivo di orientare l'opinione nazionale verso il Piemonte di Cavour.
Uomo di fiducia di Cavour, La Farina venne inviato in Sicilia per controllare l'operato di Garibaldi, che aveva conquistato l'isola. Tuttavia di lì a poco verrà espulso da Palermo.
Eletto deputato al primo parlamento italiano, nel 1860 fu nominato Consigliere di Stato, successivamente Ministro dell'istruzione, dei lavori pubblici dell'interno e della guerra. Nello stesso anno fu membro delle Logge massoniche torinesi "Ausonia", "Il Progresso" e "Osiride".
Le sue ceneri furono poi trasferite a Messina, sua città natale, nel 1872 per l'inaugurazione del Gran Camposanto.

image-1130 - L'omicidio irrisolto
In corso Vittorio Emanuele II 37, l'1 agosto del 1945, Guido Gambaro impiegato del Genio Civile, viene trovato cadavere nella sua camera da letto. Giace nudo nel letto, avvolto in un lenzuolo insanguinato. È stato strangolato con un lenzuolo e finito con un colpo vibrato forse con un martello, gli ha spaccato la fronte. Dall’appartamento sono spariti il denaro e i gioielli.
G li assassini sono probabilmente tre giovani che la portinaia ha incontrato nell’androne della casa durante la notte del 31 luglio e con i quali ha scambiato qualche parola. Costoro non verranno mai identificati, malgrado una ripresa delle indagini nel 1950.

image-1sIl primo semaforo
Nel 1931 divenne operativo il primo semaforo cittadino (a colonna collocato al centro dell’incrocio), all’angolo tra via Nizza con corso Vittorio Emanuele II.

 

 

 


image-1131 - Corso del Re
Il tratto dell’attuale corso Vittorio Emanuele II che va dalla stazione al Po, a metà 800 era denominato corso del Re.
Al n. 27 abitò il generale Enrico Morozzo Della Rocca, uomo di fiducia e amico fidato di Vittorio Emanuele II.
Al 33 aveva la sua residenza torinese Nino Bixio (immagine a destra), il braccio destro di Garibaldi, che nel 1865 si trasferì in via Saluzzo 3 al 3° piano.

 

 

131 - La Gazzetta di Torino
Alla fine dell’800 in via Sant’Anselmo 1 aveva sede la Direzione della Gazzetta di Torino uno dei quotidiani più antichi e diffusi in città.

image-1134 - Corso Vittorio Emanuele
Nel cortile di corso Vittorio Emanuele 9 Giovanni Battista Ceirano, costruttore di biciclette, realizzò la “Welleyes” da cui derivò la prima vettura della Fiat.

 

 

 


image-1image-1134 - Corso Vittorio Emanuele
I platani che per un certo periodo diedero il nome al viale furono piantati dai francesi nel 1808.
Al n. 3 Alessandro Locati costruiva vetture tramviarie, ferroviarie e carrozze di lusso. Fu il primo, nella seconda metà dell’800, a realizzare una carrozza ambulanza a 4 ruote trainata da 2 cavalli.

 

image-1image-1134 - Il Cenacolo
All'angolo tra corso Vittorio Emanuele II e corso Massimo d'Azeglio c'era il Convento delle Dame del Cenacolo, in stile Tudor.
A poca distanza, nello stesso isolato e affacciata nello stesso giardino, c'era la Chiesa del Cenacolo abbattuta alla fine degli anni '50, nell'ambito di una speculazione immobiliare che portò alla demolizione di molte delle villette di corso Massimo d'Azeglio e alla costruzione dei moderni condomini, che si affacciano sul Valentino, fino a corso Marconi.

 

 

 

image-1image-1image-1Per salvare alcune delle piante secolari del giardino del Convento, il grande condominio che prese il suo posto, disegnato dall'architetto Domenico Morelli, ebbe una curiosa forma ad angolo ottuso. Come unica testimonianza delle eleganti palazzine di un tempo, rimane, nell'isolato seguente, all'angolo tra corso Massimo d'Azeglio e via Pio V, un edificio in stile eclettico, dotato di un piccolo giardino, affacciato sul corso e, in fondo, sul Parco.

image-1Artiglieri
15 giugno 1930 – Inaugurazione del monumento dell’Artigliere, al fondo di corso Vittorio Emanuele II, all’imbocco del Valentino, opera di Pietro Canonica, alla presenza del re Vittorio Emanuele III.

 

 

 




image-1image-1D'Azeglio spostato
La statua di Massimo D'Azeglio, che inizialmente era in piazza Carlo Felice, proprio davanti alla stazione di Porta Nuova, è stata spostata all'angolo tra corso Vittorio Emanuele e corso Massimo D'Azeglio.

 

 

image-1image-1Montù: aviatore, politico, sportivo, fondò il CONI e creò la maglia azzurra per le nazionali
Carlo Montù nacque a Torino il 10 gennaio 1869, frequentò la Regia Accademia militare uscendone nel 1889 con il titolo di Sottotenente di artiglieria. S’iscrisse poi al Politecnico di Torino dove si laureò in ingegneria Elettrotecnica. Venne eletto alla camera dei deputati nel 1909 nelle file del partito Liberale. Ispirato dall’impresa dei fratelli Wright nel 1908 promosse la prima esibizione aeronautica in Italia da parte di Leon Delagrange e poi alla costituzione della SAT (Società Aviazione Torino). Nel 1911 organizza la spedizione degli “aviatori volontari in Cirenaica”.
Fu presidente: della “Associazione Pro Torino” che era una importantissima associazione di avanguardia per la promozione di attività innovative sul territorio come la costriuzione dell’Autostrada Torino-Milano negli anni 30; della Federazione Italiana Canottaggio (dal 1911 al 1927); della Federazione Italiana Gioco Calcio (1914); dell’Aero Club d’Italia (1914) e della Federazione Italia Scherma (1919)
Fu fondatore: nel 1914 del CONI, di cui divenne vice-presidente, e poi presidente nel 1920. In tale sua veste in occasione delle Olimpiadi di Anversa del 1920, ideò per tutti gli atleti Italiani la maglia azzurra (in onore dei Savoia di cui questo era il colore), nonché la prima “Casa Italia”. Fu membro del CIO (dal 1913 al 1939) e della FAI
Morì a Bellagio sul lago di Como, il 20 ottobre 1949. In suo ricordo la città eresse nel 1952 una stele posta all’ingresso del parco del Valentino.

135 - Bombe sui tedeschi
Tra il 22 e il 27 settembre 1943 numerose esplosioni nei pressi della stazione di Porta Nuova creano scompiglio tra gli occupanti tedeschi. Il giorno 27 viene arrestato il diciottenne Alessandro Brusasco, cameriere presso il ristorante Asti (noto come Taverna Dantesca), che dalla sua soffitta, in via Nizza 5, aveva lanciato in strada del materiale esplosivo proveniente dal saccheggio di una delle caserme abbandonate dai militari. Durante la perquisizione il giovane, approfittando di una distrazione delle guardie, si lancia dal quarto piano, nella tromba delle scale, morendo sul colpo.

Leggi l'articolo su "La Stampa" che racconta l'accaduto

image-1136 - Arsenio Lupin ruba in casa Agnelli
Nel settembre del 1860 Giuseppe Pavia, detto l'Arsenio Lupin del Piemonte, un ladro gentiluomo, alieno alla violenza, abilissimo nell'aprire qualsiasi serratura, colpisce in via Goito 6, rubando oltre sessantamila mila lire custodite in una robusta cassaforte chiusa con ben cinque serrature, mentre il proprietario Giuseppe Agnelli (1789-1866) era fuori in campagna. Si tratta del padre di Edoardo Agnelli (1831-1871), nonno di Giovanni (1866-1945), bisnonno di Edoardo (1892-1935) e trisnonno di Giovanni (1921-2003) detto Gianni e più comunemente conosciuto come "l'Avvocato".
Pavia, che come copertura aveva una bottega di pizzicagnolo in Vanchiglia, venne poi catturato e condannato a vent'anni nel bagno penale di Cagliari da cui riuscì a fuggire per tornare a Torino e continuare la sua attività di ladro, travestendosi da frate, da prete, da vecchio, da giovane elegante e perfino da signora. Colpiva le grandi famiglie, ma infine venne catturato dal super poliziotto Domenico Cappa (l'ex guardia del corpo di Cavour). Non fece i nomi di nessun complice, ma disse che se lo avessero graziato avrebbe raccontato tutto e regalato mezzo milione al Governo. Venne condannato all'ergastolo.

image-1La "tigre" di San Salvario
All'angolo tra via Madama Cristina e via Galliari, la sera del 22 maggio 1871, Giovanni Drovetti, cuoco della Trattoria del Baluardo, viene ucciso a coltellate dopo una banale lite con Donato Virano, 28 anni, di Montà d’Alba, un tipaccio violento, più volte arrestato, noto come la "Tigre di San Salvario". Nel corso del processo, tenuto nel 1872, il Virano cerca di scaricare la colpa su altri presenti, ma viene condannato ai lavori forzati a vita.

Leggi l'approfondimento sulla "Tigre di San Salvario"

image-1image-1138 - La Sinagoga
E' sita in via San Pio V 12. Dalla parte di via S.Anselmo 7 c'era lentrata degli ssposi, ora murata. Dopo il riconoscimento dei diritti civili (con lo Statuto Albertino del 1848), la comunità ebraica cominciò a spostarsi dal ghetto di piazza Carlina verso altre zone della città. venne anche decisa la costruzione di una sinagoga e di una scuola ebraica. Il concorso nel 1859 fu vinto dal progetto di Alessandro Antonelli, che iniziò a costruire quella che oggi è conosciuta come Mole Antonelliana. Il suo costo, però, risultò eccessivo così a costruzione venne interrotta.

Nel 1875 venne concordato uno scambio con il Municipio che, in cambio, cedeva alla comunità ebraica un terreno nel quartiere di San Salvario sul quale realizzare un tempio di dimensioni più contenute. L’architetto Enrico Petiti (1838-1898) risultò vincitore del nuovo concorso del 1880 e realizzò un edificio caratterizzato da quattro torri a cupola di stile moresco e da un portico con colonne tortili sormontato da un grande rosone. La Sinagoga venne distrutta durante i bombardamenti del 20 novembre 1942 e ricostruita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, tra 1945 e 1949.

 

Vedi le foto della Sinagoga di via San Pio V

 

138 - Politeama Chiarella.
Il teatro Politeama Chiarella fu costruito nel 1908 in via Principe Tommaso 6 su disegno dell'architetto Tallero, dai fratelli Giovanni e Achille Chiarella, impresari di teatri genovesi che nel primo dopoguerra controllavano 5 teatri torinesi. Il locale oscillò sempre tra spettacoli di prosa e rappresentazioni di operette.
Ospitò la prima esibizione in tournée della Compagnia dei fratelli De Filippo nel 1933; i primi concerti italiani di Louis Armstrong, il 15 e 16 dicembre 1935; l’ultima apparizione sulle scene di Eleonora Duse nel 1922. Rampone ha anche ricordato che, nel 1910, vi si è svolta una serata futurista, con Filippo Tommaso Marinetti e il pittore Umberto Boccioni, per presentare il 1° Manifesto della pittura futurista, firmato da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla.
Fu bombardato e completamente distrutto la notte del 20 novembre 1942 dagli aerei della RAF. Sulla stessa area venne aperto il cinema teatro Metropol.

139 - Teatro Maffei
Nel 1908 in via Principe Tommaso 5, venne costruito il teatro Maffei. fu completamente distrutto durante il bombardamento del 20 novembre 1942. Fu sostituito da un cinema.
Fu il palcoscenico preferito da Mario Ferrero (Torino, 13 novembre 1908 – Torino, 3 marzo 1982), con Macario, il piu' noto attore comico di rivista piemontese. Qui recito' con la propria compagnia per moltissimi anni ed alla cui scuola si formarono attori poi approdati al cinema ed alla televisione.

139 - Flavio Bucci
In via Bernardino Galliari 19 abitò in giovinezza l’attore Flavio Bucci.

142 - Omicidio per un bacio
Il 2 gennaio 1901, sotto i portici di via Nizza, quasi angolo via Berthollet, il 27enne Sebastiano Balbo venne ucciso con una coltellata mentre era in compagnia della sua amica Giovannina Motta, in arte Floris, cantante e prostituta. Il delitto fece grande scalpore inducendo anche la autorità romane a sollecitare una rapida risoluzione del caso, avvenuto in pieno centro.
Inizialmente si pensò ad una vendetta, ma per sapere la verità si dovette attendere un nuovo Questore che nel 1903 riaprì i casi irrisolti e con le indagini del cavalier Falzoni, capo della giudiziaria, si scoprì la verità.
Quattro pregiudicati, Paola Cavallo (che nel 1903 era già in carcere, condannato a 30 anni per aver fatto parte della banda dei 55), Francesco Barelli, Enrico Cagliero e Giuseppe Monticone che volevano compiere un furto in Vanchiglia non riuscendo nel tentativo si recarono alla trattoria d’Asti, all’angolo tra via Nizza e via Pio V.
Usciti, in via Nizza, si imbatterono nel Balbo e nella Motta che si stavano baciando.
Cavallo urlò: “Basla cias” (baciala stretta); la Motta reagì con uno schiaffo che provocò la reazione del Cavallo e la successiva difesa del Balbo che si prese una coltellata alla gola.
Dopo 3 anni, per la soluzione del caso, fu decisivo il riconoscimento dell'assassino da parte della Motta.
Nelle immagini a fianco le documentazioni originali della Questura.

144 - La gelosia colpisce ancora
Il 21 febbraio 1876 una donna viene trovata morta nella sua casa in via Sant’Anselmo n. 16.
La “Gazzetta Piemontese” riporta: «Ieri verso le 5 pomeridiane fu trovata cadavere  nel proprio letto certa Giuseppa Benedetta abitante in via Sant’Anselmo n. 16, donna di condotta equivoca, con una larga ferita di coltello sotto la mammella sinistra».
Il colpevole sembra essere il suo amico, il meccanico Edoardo Cagna, 24 anni, che si rende latitante.
Costui era gelosissimo e avendo visto l’amica al veglione dell’Alfieri con un altro, aveva deciso di vendicarsi uccidendola.
All’epoca, a Carnevale, per le donne “di condotta equivoca” era abituale partecipare ai veglioni, con un’abbigliamento accattivante: una camicetta più o meno scollata e pantaloni attillati.
Il 30 maggio, la “Gazzetta Piemontese” annuncia che «Questa mattina, verso le 4, dopo lunghe e accurate indagini, la Questura riusciva ad arrestare nella sua casa in via Alfieri 24, il ricercato Eduardo Cagna».
Al processo, nel maggio del 1877, viene dichiarato colpevole, con le circostanze attenuanti, e condannato ai lavori forzati a vita.
Al terzo livello di giudizio la condanna definitiva è di circa 29 anni, più tre di vigilanza.

image-1image-1145 - La Casa delle Prostitute
Secondo la tradizione popolare gli 11 bassorilievi di volti di donna nel palazzo di via Principe Tommaso 8 (angolo via Bernardino Galliari) raffigurano volti di altrettante prostitute.

 

 

 

 

 


image-1148 - Collegio Universitario
La Casa dello studente progettata da Ferruccio Grassi (1899-1987), vincitore del concorso del 1935 per realizzare, di fianco alla villa di Riccardo Gualino (già de Fernex), convertita in sede del Gruppo universitario fascista (GUF) dopo il confino a Lipari del finanziere biellese (1931), una residenza e mensa per studenti.
L’originaria idea di complesso unitario costituito dalla sede del GUF e dal nuovo collegio viene a mancare con la successiva demolizione dell’ex villa Gualino e numerosi interventi di trasformazione operati sull’edificio di Grassi (sopraelevazione, nuove aperture in facciata). La Casa dello studente è la sede storica del Collegio universitario Renato Einaudi, che oggi ospita gli studenti del Politecnico e dell’Università di Torino.

148 - Il Collegio di Umberto Eco

Il collegio universitario, negli anni 50, aveva sede nel primo isolato di via Bernardino Galliari, partendo da corso Massimo D’Azeglio. Qui durante l’università vissero, tra gli altri: Umberto Eco, lo scrittore Claudio Magris, lo storico Giuseppe Recuperati, il capo dell’avanguardia italiana Edoardo Sanguinetti, il futuro guru dei sondaggi statistici Nicola Piepoli, e Gianni Billia che diventerà presidente dell’INPS.

Vedi l'approfondimento e le immagini su casa Gualino e il suo teatrino



155 – Il sensitivo
Gustavo Adolfo Rol (1903-1994) fu uno dei più noti sensitivi del XX secolo.Visse in via Silvio Pellico 31. I fenomeni da lui prodotti sono interpretati dai suoi sostenitori come autentici fenomeni paranormali, e dai critici come illusioni prodotte con tecniche di prestidigiazione e mentalismo (branca dell’illusionismo che consiste nel simulare facoltà extrasensoriali).
Non venne fatta alcuna verifica sotto controllo scientifico, per suo stesso rifiuto, e dopo la sua morte la questione è destinata a rimanere insoluta. Molti dei suoi ammiratori lo considerano in ogni caso un vero e proprio maestro spirituale.




image-1160 - Garages Riuniti Fiat
All’angolo tra corso Massimo D’Azeglio e via Silvio Pellico vi erano i Garage Riuniti Storero realizzato nel 1905 da Michele Frapolli.

 

 

 

 

image-1164 - L’anarchico giustiziato negli USA
Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 1888 – Charlestown, 1927) sfortunato compagno di Nicola Sacco con cui venne ingiustamente condannato a morte negli Stati Uniti, nel 1906 lavorò come caramellare in una pasticceria di corso Regina Margherita 116, mentre abitava in via Baretti 14.

 



image-1166 - L'Orfanotrofiio israelitico
L’orfanotrofio per fanciulli poveri “Enrichetta Sacerdote”aveva sede in via Orto Botanico (ora Cesare Lombroso) al n. 13. Venne istituito nel 1890 allo scopo di accogliere gli orfani e di avviarli ad una professione. Attualmente l’edificio è sede di un istituto superiore paritario.

 

166 - Casa dei draghi
In via Madama Cristina 29, il nome deriva dalle due figure di draghi in ferro battuto, situate al lato del portone, che sorreggono una copertura in vetro giallo.
La casa progettata dall'ingegnere Porta nel 1874, ha un portone di legno di ciliegio, intarsiato con teste di figure demoniache.

 

 

 


image-1172 - Una rapina da film
Nel 1996 alla sede delle Poste di via Nizza un fatto che più tardi ispirò il film: “Qui non è il Paradiso”. Due impiegati delle poste Giuliano Guerzoni e Enrico Ughini organizzarono con la complicità di Domenico Cante e Ivan Cella una rapina- Operando all’interno del furgone che raccoglie il denaro da vari uffici postali in città, sostituiscono i sacchi dei soldi con altri contenenti carta straccia. Il bottino è di due miliardi e cinquantadue milioni. I quattro si ritrovano per dividere il bottino ma Guerzoni e Ughini vengono freddati a colpi di pistola. Le indagini ben presto si centrano su Cante, mentre Cella fugge in Albania con la fidanzata. Viene arrestato ma riesce a fuggire in Bolivia. Rintracciati a seguito di una telefonata vengono arrestati e estradati nel 1997 Il tribunale li condannerà a 28 anni.
Cante muore d’infarto nella sua cella nel 2004.

image-1127 - San Salvatore (San Salvario)
La chiesa di S.Salvatore (S.Salvario) in un’incisione di Giovenale Boetto del 1646. Lo stradone di Nizza conduce alla città, sullo sfondo, dove si evidenzia la monumentale Porta Nuova. La strada alberata che parte verso destra è l’attuale corso Marconi, conduce al castello del Valentino.

 


image-1127 - Convento San Salvario
La chiesa fu costruita dal Castellamonte nel 1646 come cappella della "Delizia del Valentino". Nel 1653 vi si insediarono i Servi di Maria, aggiungendovi il convento ed un ospedale. Soppresso l'ordine nel 1802 e riconfermato dopo la Restaurazione, a seguito del definitivo trasferimento, nel 1840, in S. Carlo, il convento venne ceduto come noviziato alle Suore della Carità che vi aggiunsero una "infermeria di S. Vincenzo". Nel 1865, all'apertura della chiesa dei SS. Pietro e Paolo, venne soppressa come parrocchia e nello stesso anno Barnaba Panizza progettò l'ampliamento del convento. L'edificio fu ancora ampliato, forse su progetto di C. Caselli, all'inizio del '900.

La "Congregazione delle Figlie di Carità di San Vincenzo de Paoli" in via Nizza 20, 22, 24, nell'edificio costruito nel 1912, e l'"Ospedale San Salvario ricovero vecchi", in via Nizza 18, realizzato a metà del XIX secolo, furono bombardati nell'autunno del 1942.


image-1image-1Castello del Valentino
Madama Cristina, nel 1633, fece iniziare i lavori del castello dove sorgeva un palazzotto che era stato di proprietà di Emanuele Filiberto (che lo acquistò nel 1564), per poi cederlo al tesoriere Giovanni de Brosses e riscattarlo nuovamente una dozzina d’anni dopo.
Nel 1699 Madama Reale Maria Giovanna Battista per festeggiare la nascita del figlio fece radunare nel cortile del Valentino sedicimila poveri “e diè a tutti limosina per mano del suo primo elemosiniere abate Pallavicini”.
image-1E’ il castello delle leggende che sorsero dai pettegolezzi sui vizi della prima Madama Reale che si dice si sbarazzasse degli amanti per mezzo di trabocchetti collegati ai sotterranei; di qui le storie di fantasmi che si aggiravano di notte nei giardini.
Si diceva anche che il palazzo fosse unito ad un’altra costruzione che sorgeva sull’altra riva del Po (la “Vigna di Madama Reale” demolita nel 1750) da un cunicolo che passava proprio sotto il fiume, voluto da Madama Cristina per incontrarsi con l’amante Filippo d’Aglié.
Ospitò la conferenza internazionale del 1639 per la tregua tra Francia e Spagna e il trattato del 1645 che pose fine alla guerra civile tra i cognati.
Il 26 aprile 1812 partiva dal castello del Valentino nella sua ascensione aereostatica madama Blanchard.
L’edificio divenne sede si una serie di esposizioni di prodotti industriali e, nel 1860, fu adibito a scuola di Ingegneria. Il Castello oggi è sede della Facoltà di Architettura.

Vedi un approfondimento sul Castello del Valentino

Leggi: Il film Guerra e Pace girato al castello del Valentino

image-1Il Bucintoro
Carlo Emanuele III fece costruire a Venezia una magnifica imbarcazione denominata “Bucintoro”. Arrivò sul Po il 4/9/1731 al castello del Valentino. Fu utilizzata solo 3 volte, per le nozze di Carlo Emanuele IV (1776), di Vittorio Emanuele II (1842), di Amedeo d’Aosta (1867). Dal 1867 venne trasferito al museo civico. E' l'unico esemplare veneziano del Settecento superstite di imbarcazione antica ad uso cerimoniale e di parata.


Orto Botanico
Fondato nel 1729 vanta la più importante biblioteca biologica in Italia.

image-1image-1image-1Gran Premio del Valentino
Dal 1935 al 1955 il circuito del Valentino (immagine a fianco), nei viali interni del parco, ospitò gare automobilistiche internazionali con la partecipazione dei più famosi piloti dell’epoca.

image-1Nuvolari guida senza volante
La Coppa Brezzi va ricordata per l’indimenticabile esordio della piccola Cisitalia D46. Tazio Nuvolari si segnalò per essere riuscito ad arrivare al traguardo nonostante il volante si fosse staccato dal piantone dello sterzo.


 

Al Valentino la disperazione di Enzo Ferrari
Nel 1917, a 19 anni, venne arruolato nel Regio Esercito ma nello stesso anno fu congedato a causa di una pleurite.
Enzo Ferrari, nel 1917, a 19 anni, si arruolò per andare in guerra, ma una pleurite ne forzò il congedo. Una volta guarito venne a Torino e chiese di essere assunto alla FIAT., ma la sua richiesta non fu accettata dal direttore del personale Diego Soria. Ecco come Ferrari ricordò quei momenti difficili: «Era l'inverno 1918-1919, rigidissimo, lo ricordo con grande pena. Mi ritrovai per strada, i vestiti mi si gelavano addosso. Attraversando il Parco del Valentino, dopo aver spazzato la neve con la mano, mi lasciai cadere su una panchina. Ero solo, mio padre e mio fratello non c'erano più. Lo sconforto mi vinse e piansi».

Fontana luminosa
All'inizio del Valentino, verso corso Vittorio Emanuele II, si trova la «Fontana Luminosa» ideata dall'ing. Stahl per la Mostra Floreale dei Giardini di Palazzo Reale nel 1954 e donata al Comune dall'Asso­ciazione Orticola: è un brevetto assolutamente originale, che si basa su un congegno che imprime a 142 zampilli movenze ritmiche di grande effetto tra delicati colori che si ottengono da 73 sorgenti lumi­nose nascoste.

Vedi le immagini della Fontana Luminosa del Valentino

image-1image-1Canottieri Armida
Originariamente denominata "Mek-Mek", la canottieri, nasce dalla fusione con i Flik-Flok nel 1869.  
Il 25 febbraio 1874, data storica per la Società, su proposta del presidente Duroni i soci decidono di mutare il nome sociale in quello di "Armida".
Nel 1888, con il contributo dell'Armida e di altre Società torinesi, venne creato il "Rowing Club Italiano", l'attuale Federazione Italiana Canottaggio, e vennero bandite le prime regate nazionali e internazionali. Un altra fusione avvenne con La Canottieri Torino nel 1892 e fu iscritto come socio l'Avv. Teofilo Rossi futuro sindaco di Torino e Ministro di Stato. Nel corso dell'esistenza della Società gli atleti dell'Armida hanno portato al Sodalizio 93 Titoli di Campione d'Italia, nelle varie categorie. Due partecipazioni olimpiche e Tre titoli mondiali.

image-1image-1Cerea: il più longevo club remiero in Italia
Nel 1863 sette giovani torinesi che da alcuni anni remavano sul Po a bordo di pesanti barche fondarono la Società dei Canottieri Cerea; la sede era costituita dalla tettoia di un barcaiolo.
La Cerea è, dopo la Canottieri Limite, il più antico club remiero in Italia ma il più longevo in attività ininterrotta dal 1863.


Il 12 luglio 1868 la Cerea si costituì formalmente in associazione presso il Notaio Marietti al fine di ottenere dal Comune di Torino il terreno su cui, nello stesso 1868, fu edificata la prima vera sede con una spesa complessiva di 8.150 Lire. La sede attuale risale invece al 1886. Lo Statuto, in seguito adottato da molte società che venivano via via costituite in tutta Italia, imponeva ai soci rigore morale, disciplina e serietà negli allenamenti.

Leggi: barche e navigazione sul Po

image-1Il saluto piemontese Cerea
Cerea era il classico saluto piemontese. I vogatori se lo scambiavano quando si incontravano vogando sul Po; il suo significato pare derivi dall’espressione ”saluto alla Signoria Vostra”, con alterazione della parola “Signoria” , attraverso “sereia, serea”, simile al saluto veneziano “sioria vostra” e al genovese “scià”. Secondo un’altra interpretazione deriva non tanto da una contrazione dell’espressione “vostra signoria” ma dal greco «chairo», che significa “mi rallegro, gioisco”. Si tratterebbe di una sopravvivenza dell’influenza greco-bizantina in Italia dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente.

 

 

 

 

 



image-1image-1Al laghetto del Valentino la prima partita di hockey
Nel 1872 si costituì la Società dei pattinatori che nel 1873 ottiene dal Comune la concessione per la stagione invernale di quattordicimila metri quadrati da adibire a patinoire oltre a a due locali all’interno dell’ex palazzina del tiro a segno, nella zona sud del Valentino.
Nel 1878 lviene costruito lo chalet. Durante le altre stagioni la zona è coltivata a prato e solo nel 1900 la pista di pattinaggio viene trasformata in laghetto perenne che nel 1911 ospita la prima partita ufficiale di hockey su ghiaccio in Italia; si sfidano la squadra tra la squadra locale e il Lione. Nel 1914 il laghetto ospiterà le prime gare ufficiali di pattinaggio. 
Dopo l’Esposizione del 1911 viene ricostruito lo chalet, ma nel 1933 il laghetto viene prosciugato e sostituito dal campo ostacoli della Società ippica torinese, fino allo smantellamento definitivo nel 1958 per fare posto al V padiglione (il salone sotterraneo) di Torino Esposizioni.

Vedi l'approfondimento e le foto del laghetto, patinoire e galoppatoio del Valentino

La palazzina Villa Glicini
Sorse probabilmente come padiglione per una delle esposizioni a cavallo tra 800 e 900 (1884, 1898, 1911), senza poi essere abbattuta, passando in proprietà al Comune; ancora utilizzata a fini espositivi nel 1928, rimase poi abbandonata fino al dopoguerra, quando venne acquisita dal Club della Scherma che, dopo totale ristrutturazione, ne fece la propria sede, aperta nel 1954.

image-1image-1La zona del Valentino nel 1914 e nel 1940

 

 

 



 

179 - La casa di Mike Bongiorno
Mike Bongiorno (1924-2009), il capostipite dei conduttori televisivi, visse Torino (la città in cui era nata sua mamma Enrica Carello nel 1894) per circa 15 anni quando era ancora uno studente e iniziava a intraprendere la carriera di giornalista sportivo. Abitò prima in via Marenco e poi in corso Marconi 22, che allora si chiamava corso Valentino. Studiò al liceo classico D'Azeglio e all’istituto Rosmini, anche se fu costretto a smettere con la scuola a causa della Seconda Guerra Mondiale.

 

 

 

 

 



179 - La Magnesia San Pellegrino
Nella casa di corso Valentino 24 (ora Marconi) abitava Nestore Delù nato ad Alfiano Natta (Alessandria) (1858-1933). Insieme ad un altro farmacista torinese, Armando Provera, inventò la formula della magnesia Prodel (dall’unione dei due cognomi) che aveva il laboratorio in corso Massimo D'azeglio 118 e fu commercializzata con questa denominazione fino alla fine del primo dopoguerra, quando la S. Pellegrino, acquistò la formula di questo farmaco venduto ancora oggi con grande successo.

 

 

 

 

 

 

 


Federico Campana sull’Arc de Triomphe
Sull'Arco di trionfo, in Place de l'Etoile a Parigi, è scolpito nel marmo il nome dell'avvocato Federico Campana, morto nella battaglia di Ostroleka, dove combattè col grado di Generale assieme ai suoi fratelli Angelo e Giuseppe.
Per il coraggio dimostrato nella guerra di Polonia del 1807, Napoleone volle che le truppe sfilassero davanti alla sua salma e che al suo ricordo fosse intitolata la strada di Torino ove abitava la famiglia, alla sinistra della via Nizza, dopo corso Valentino (oggi corso Marconi)

187 - La casa del senatore Agnelli
In via Giacosa 38, visse il Senatore Giovanni Agnelli (1866 –1945) il fondatore della Fiat. La palazzina si affaccia su corso Massimo D’Azeglio e sul Valentino; ospiterà il nuovo ufficio della Fondazione Agnelli presieduta da John Elkann.
Questa scelta fa parte del piano di riorganizzazione delle sedi di FCA, che vedrà lo spostamento di numerosi uffici (compreso quello di Mike Manley, che sarà a Mirafiori).

190 - La casa museo di Molinari
Al 56 di via Saluzzo viveva e lavorava lo scultore Mario Molinari (1930 -2000).

191 - Sacro Cuore di Maria
Sita in via Oddino Morgari 11 la chiesa, costruita su progetto dell'architetto Carlo Ceppi, fu distrutta durante il bombardamento del 28 novembre 1942 e ricostruita negli anni Cinquanta del Novecento.

192 - La casa di Natalia Ginzburg
In via Oddino Morgari 11 (ex “via Pallamaglio”) abitò la scrittrice Natalia Ginzburg, nata Levi (1916 - 1991). Di padre ebreo e madre cattolica, visse la persecuzione del regime così come i suoi fratelli, imprigionati per le attività antifasciste.







 

 


195 – Scrittore raffinato
In corso Massimo D’Azeglio 40 visse e morì Edoardo Calandra (1852-1911), scrittore raffinato, molto legato alle sue origini torinesi.

 

 

 


 

image-1196 - Selvaggia gelosia assassina
Nel 1905 all’angolo tra le vie Valperga Caluso e Saluzzo scoppia una lite tra Giovanni Borsotti, 23 anni, e Margherita Bordis, 20 “giovanotta dai facili costumi”, che hanno una relazione da tre mesi, Lui le dà uno schiaffo, lei gli urla “gargagnan !”, lui la sfregia al viso e la colpisce col coltello anche al braccio, anche lei estrae il coltello e gli recide l’arteria femorale, poi fugge, salendo sul tram della linea 19.
Lui, sanguinante, la insegue, tenta ancora di colpirla sulla vettura, ma viene fermato dai passeggeri. Lei guarirà in 15 giorni, mentre lui muore dissanguato.



image-1Obelisco per i martiri del 1821
All’imbocco del corso del Valentino (Marconi), nel luogo dove il capitano Ferrero inalberò il tricolore, fu inaugurato nel settembre del 1873. Per quella rivolta militare del 1821 furono eseguite due condanne a morte: al capitano Giacomo Garelli (della brigata Genova) e al tenente dei carabinieri Giovan Battista Lanieri. Gli altri congiurati, fuggiti, furono impiccati in effige.

 

 

 

 

 

 

image-1197 - Bagni Pubblici
In via Morgari 14 "La Casa del Quartiere" è uno spazio dedicato ad attività sociali, culturali e di animazione, rivolto agli abitanti di San Salvario. Il progetto ha comportato la trasformazione degli ex bagni pubblici. Così si è creato uno spazio dove ospitare le associazioni del quartiere e gli operatori artistici e culturali recuperando un fabbricato di pregio architettonico. 

 

 

 

198 - Lo scultore garibaldino
Al n. 18 di via Pallamaglio (ora via Oddino Morgari) si trovava lo studio dell'artista Alessandro Casetti (1844-?).
Leggi l'approfondimento sullo scultore Alessandro Casetti

198 - Isola di San Teodosio
Questa casa di abitazione documenta il gusto eclettico della seconda metà dell’Ottocento. Si tratta di un rilevante esempio di blocco edilizio uniforme pluriappartamento. Venne costruita nel 1886 dall’impresa Calleri e Mossotto, molto attiva in quel periodo a San Salvario. L’intero isolato ha un disegno omogeneo di facciata composto, e anche le piante degli appartamenti sono organizzate secondo uno schema unitario.

Gli olmi centenari
19 febbraio 1883 – Il Municipio di Torino decreta l’abbattimento degli olmi che fiancheggiano i 6oo metri di corso Valentino (Marconi): erano 400 piante, disposte in 4 file, di cui la metà almeno bicentenaria. Il viale esisteva infatti già ai tempi di Carlo Emanuele I.

213 - Ceirano - Prime vetture FIA
In corso Raffaello 17. Era la sede della Ceirano e lì si assemblavano (ovviamente a mano) le famose vetturelle Welleyes, progettate dall'ingegnere Aristide Faccioli. Quando la Welleyes fu messa in produzione (era il 1899) ci fu un grandissimo successo commerciale per la Ceirano, ma i dirigenti si ritrovarono incapaci a far fronte alle ordinazioni. Allora nel mese di luglio dello stesso anno il proprietario della casa torinese, Giovanni Battista Ceirano, decise di cedere gli impianti e i brevetti della sua azienda ai soci della costituenda FIA (tra cui Giovanni Agnelli) per 20.000 lire. Sotto quelle arcate furono prodotte le prime 8 vetture a marchio FIA (poi denominata FIAT).
Nel 1900 la produzione si spostò in Corso Dante e nel 1923 al Lingotto.

image-1Il cavalcavia
Il cavalcavia di corso Sommellier com'era nel 1906, Venne abbattuto e ricostruito allargato nel 1940.
A destra: la fabbrica di legnami Ferrato, demolita negli anni 20.
A sinistra: lo scalo ferroviario Vallino.

215 - L’omicida del Circeo
Angelo Izzo, il mostro del Circeo, nel corso di una deposizione, dopo 35 anni, si é autoaccusato dell’omicidio, compiuto col suo complice Fabio Magone, di Franca Croccolino, una prostituta uccisa con 5 coltellate in via Ormea, il 29 marzo 1972. I testimoni dell’epoca riferirono di averla vista salire su una 500 blu con due uomini.
L´avevano uccisa con nove coltellate, pugnalata al volto, alla spalla e infine al cuore. Il corpo senza vita fu scoperto alle due di notte in un appartamentino di via Pietro Giuria 12 che i cronisti di allora definirono «pied à terre».
Un delitto che dopo aver riempito pagine delle cronache era stato dimenticato nell´archivio dei casi insoluti. In seguito Angelo Izzo, il massacratore del Circeo che nel 2005, sfruttando il regime di semilibertà, ha ucciso moglie e figlia di un affiliato alla Sacra Corona Unita, rivendica la paternità di quell´omicidio lontano.

216 - Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”
Il Museo della Frutta è stato inaugurato il 12 febbraio 2007, in via Pietro Giuria 15, con l’acquisizione della collezione di frutti artificiali modellati da Francesco Garnier Valletti. La Cttà di Torino si è assunta il compito di dare collocazione non solo alla collezione, ma anche alla biblioteca ed agli altri beni storici della Stazione di Chimica Agraria. La collaborazione con l’Università ha consentito di trovare la sede nel quartiere San Salvario, in un’ala lasciata libera dalla Facoltà di Agraria, nel Palazzo degli Studi anatomici.
La via che oggi è intitolata al commediografo Giuseppe Giacosa, era la intitolata ad Auguste Burdin, vivaista savoiardo, che nel 1853 propose a Garnier Valletti di dar vita ad una Società del Museo Pomologico.
I Burdin, nel 1822, per primi, si erano insediati in San Salvario con i loro vivai, nei pressi della Chiesa e del Convento di San Solutore, in una zona allora boscosa e appartata.
Auguste Burdin aveva individuato nella frutta riprodotta e modellata da Garnier Valletti una strategia pubblicitaria innovativa e, insieme, una soluzione al problema che da sempre aveva tormentato l’attività dei grandi vivaisti: far conoscere le varie specie di frutti tanto quelli locali quanto quelli naturalizzati e individuare in modo preciso, con l’esatto nome scientifico, le varietà poste in vendita.
Il tutto poteva essere messo in mostra in un Museo annesso allo stesso vivaio e richiamare così pubblico ed acquirenti :
era nato il Museo della Frutta, gemma poco nota del Polo Museale Universitario di Torino.

223 - Medicina Legale
In via Michelangelo 26, in uno dei quattro edifici della “Città della Scienza”, progettati da Leopoldo Mansueti e realizzati tra il 1887 e il 1902, operava, dal 1896, il Gabinetto di Medicina legale e Il Museo Psichiatrico e Criminologico dove lavorò Cesare Lombroso.
 

image-1233 - Prima officina della Lancia
La fabbrica di automobili Lancia nata a Torino nel 1906 aprì la sua prima officina in un vecchio capannone (precedentemente utilizzato da un'altra fabbrica di automobili, la Itala) in via Ormea angolo via Donizzetti. Successivamente (1908) venne utilizzata anche un'altra sede in c. Dante, per poi trasferirsi definitivamente (1911) in v. Monginevro. Nel 1986 la Lancia fu chiusa per formare insieme ad Alfa Romeo la nuova entità Alfa-Lancia Industriale, che in seguito scomparve a sua volta per venire assorbita dall'allora Gruppo Fiat, che nel 2007 ha creato la divisione Lancia Automobiles, oggi parte integrante di Fiat Chrysler Automobiles.

image-1image-1233 - La carrozzeria Rothschild
Nel 1906 la Rothschild, che era la più prestigiosa carrozzeria di Francia, aprì una sede in via Madama Cristina 147, la Carrozzeria Italiana Rothschild Società Anonima, con capitale di un milione e mezzo di franchi. Qualche anno più tardi, fu acquisita dalla Fiat, lo stabilimento servì come carrozzeria della Fiat di corso Dante fino al trasferimento al Lingotto; successivamente, la Fiat cedette il complesso alla Microtecnica, che lo ristrutturò dandogli l'aspetto attuale. L'area produttiva, anche dopola vendita della Microtecnica agali americani, è rimasta invariata, con i due blocchi negli isolati tra via Madama, via Tiziano e via Giotto e tra via Madama, via Canova e via Giotto uniti dal sovrapasso su via Canova, e, oltre via Cellini, l'area destinata a magazzino.

image-1image-1image-1235 - Bagni Diana - la piscina trapezoidale
Nel 1899 era stata fondata la Rari Nantes, prima società sportiva di nuoto in Italia. Mancava però un luogo dove poter esercitare questo sport. Tra il 1901 e il 1902 viene così progettata da Pilade Chiantore la “Vasca Diana”, prima vera piscina torinese con scopi agonistici. Si trovava in corso Massimo d’Azeglio 54 angolo via Donizetti, di fronte alla sede del Dipartimento di Anatomia dell'Università.
La Vasca Diana era lunga 60 metri e larga dai 15 ai 30 – trapezoidale - con una profondità massima di 2,5 m. e una portata di circa 2000 metri cubi di acqua rinnovata a ciclo continuo.
Ai lati lunghi della piscina un centinaio di cabine-spogliatoio. Si forniva biancheria pulita e disinfettata ed era garantita la presenza continuativa di un istruttore. Il biglietto d’ingresso era di 70 centesimi (ma 1 lira per le donne che avevano orari loro riservati tre mattine alla settimana).
il resto era appannaggio maschile con orari prolungati (grazie a una potente illuminazione elettrica) anche fino alle 23 nella bella stagione.
La Vasca Diana fu sede della Rari Nantes, fino ai primi anni ‘20, successivamente il tutto fu spostato sulla riva opposta del Po, verso Fioccardo (in quella che veniva definita “zona Barbaroux”, tra gli Alberoni e l’attuale passerella di Italia 61), dove si poteva sfruttare anche l’argine balneabile del fiume e dove ancora adesso esistono impianti sportivi e natatori.
L’isolato tra corso Massimo d’Azeglio e le vie Donizetti e Petrarca fu successivamente edificato e ospitò tra l’altro la ditta S.I.A.M., azienda autarchica di arredi metallici che proseguì l’attività fino agli anni cinquanta. Attualmente è occupato da moderni condomini.

image-1235 - Tre premi Nobel nella Città della Scienza
In corso Massimo D'Azeglio 52 c'è il palazzo degli Studi Anatomici, l'edificio meglio conservato tra quelli che costituivano la «Città della Scienza» del Valentino, che alla fine dell'800 fu un centro di ricerca scientifica di livello internazionale.
Sotto la direzione di Giuseppe Levi vi studiarono ben tre premi Nobel per la Medicina: Salvador E. Luria (1969), Rita Levi-Montalcini (1986) e Renato Dulbecco (1975).

Leggi l'approfondimento sulla Cittadella della Scienza, i tre premi Nobel e il loro mentore Giuseppe Levi

235 - Museo d'Anatomia Luigi Rolando
Il museo, voluto nel 1739 da Carlo Emanuele III (1701-1773), conserva gli arredi e l'allestimento ottocenteschi, rimasti inalterati nel corso del Novecento. Un patrimonio museale che si distingue non solo per l'importanza scientifica degli oggetti esposti, ma anche per i significati storici e artistici che lo caratterizzano. Il museo ha sede presso il Palazzo degli Istituti Anatomici in corso Massimo D'Azeglio 52.
La sua storia: 1739, istituzione, sede nel palazzo dell'Università di via Po; 1830, trasferimento nel Palazzo dei Regi Musei, attuale sede del Museo Egizio; 1837, trasferimento nell'Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista; 1898, trasferimento nell'attuale sede: il Palazzo degli Istituti Anatomici; 2007, restauro e riapertura nella sede attuale.

image-1image-1236 - La prima scuola di Veterinaria
In via Nizza 52 c’era la Scuola di Veterinaria. Prima in Italia nacque nel 1769 nei padiglioni di caccia del castello di Venaria Reale, voluta da Carlo Emanuele III, quarta nel mondo dopo quelle di Lione, Alfort e Vienna.
Nel 1800, durante la dominazione francese, si trasferì al Castello del Valentino e nel 1859 passò in Via Nizza, 52, dove rimase fino alla fine del XX secolo. La Facoltà di Medicina Veterinaria nacque nel 1934. La sede di Via Nizza fu mantenuta fino all’anno accademico 1996/1997 quando fu inaugurato il comprensorio delle aule didattiche, in comune con la Facoltà di Agraria, nella nuova sede di Grugliasco.
Anticamente il servizio veterinario comunale era affidato al Vicariato di Polizia, istituito in età medioevale e rimasto in attività fino al 1848. Soltanto alla fine del settecento e all'inizio dell'800, il Vicariato utilizzò periti veterinari mentre in precedenza si avvaleva di maniscalchi, macellai.
Attualmente in via Nizza 52, in un nuovo edificio, ha sede il dipartimento di Biotecnologie dell’Università.

L'ultimo assalto della Còca di San Salvario
Proprio all'imbocco di via Saluzzo avvenne il tentativo di rapina che mise fine alle imprese della Còca di San Salvario. L'eroica reazione di un medico sventò l'aggressione e portò all'arresto e alla condanna della banda che, alla fine del 1869, terrorizzava il quartiere.

Leggi l'approfondimento sulla Còca di San Salvario

247 - Prima fabbrica di gelati
La prima fabbrica italiana specializzata nella produzone di gelati la “Brevettata Gelateria Coniugi Villa” sorse nel 1860 in via Ormea 100.

250 - Carrozzeria Lanza
Leggi l'approfondimento sull'attività automobilistica di Michele Lanza che aveva sede in corso Massimo D'Azeglio 21.

254 - L'ultimo dei dandy insegnò al Rosmini
Gianluigi Marianini, protagonista televisivo, definito l'ultimo dei dandy, creò la "Torino satanista"
Vedi l'approfondimento sull'argomento con le immagini dell'istituto Rosmini

256 - Nel 1870 nasce la Ferrino
Vedi l'approfondimento sulla Ferrino, nata in via Nizza nel 1870

256 - Microtecnica
In piazza Arturo Graf 147 l’azienda specializzata nella meccanica di precisione, nata nel 1929. Dichiarata fabbrica ausiliaria, durante il secondo conflitto mondiale impiega una manodopera altamente qualificata che passa dalle 3.000 unità del 1940 alle 1.200 del 1945. Nel periodo bellico l’azienda orienta la propria produzione verso commesse di tipo militare (bussole, piloti automatici per aerei, apparati guida per siluri, micrometri). Pesantemente colpita dai bombardamenti dell’aviazione alleata, al termine del conflitto riprende la propria attività, specializzandosi nella costruzione di apparecchiature per l’industria cinematografica, ramo nel quale è attiva fin dai primi anni di vita.
Nel 1983 l’azienda è acquistata dal gruppo statunitense Hamilton Sundstrand – United Technologies Corporation, che ne detiene la quota di maggioranza fino al 2008, quando la società diventa completamente indipendente. Un passaggio preceduto dall’assorbimento, nel 2001, della Magnaghi di Brugherio, che rafforza la presenza della fabbrica torinese nei settori degli equipaggiamenti idraulici di bordo e dei controlli di volo primari. Attualmente la società, impegnata in segmenti di produzione civile e militare, è attiva anche nel campo delle applicazione aerospaziali, e impiega una manodopera di circa 700 dipendenti, dislocati tra lo stabilimento torinese e quello lombardo.

image-1image-1259 – Il primo stabilimento FIAT
Il primo stabilimento FIAT fu in corso Dante (1900); nel 1922 entrò in funzione il Lingotto, il 15 maggio 1939 Mussolini inaugurò quello di Mirafiori che copriva circa un milione di metri quadrati con chilometri di binari interni, 7 di gallerie, un fronte fabbricato lungo 500 metri. Nel 1952 raddoppia gli spazi estendendosi oltre via Settembrini arrivando a impiegare circa 60 mila dipendenti.

 

image-1259 - La scuola allievi Fiat
Nel 1922 aprirono al Lingotto le Scuole professionali Fiat, la Scuola degli apprendisti e la Scuola del Dopolavoro. La Scuola per apprendisti, destinata alla formazione professionale dei futuri dipendenti, basata su corsi di durata triennale aperti in questa fase esclusivamente a parenti dei dipendenti Fiat, funzionò dal 1922 al 1933. Nel 1945 la Scuola, intitolata a Giovanni Agnelli, riaprì in Corso Dante 103, già sede delle prime officine Fiat. L’esperimento tentato nel primo dopoguerra viene ampliato e rinnovato: la Scuola, frequentata da centinaia di allievi, assolve non solo alla preparazione tecnico-professionale, ma mira a creare un’élite di dipendenti che rappresentino la spina dorsale dell’azienda. Istruzione, prospettive di carriera, accesso ai benefits del welfare aziendale sono le prospettive offerte a generazioni di allievi formati ai valori della disciplina e della fedeltà aziendale. Nel 1956 vede la fondazione l’Associazione ex allievi. Nel 1976 la Scuola confluisce, assieme al Centro formazione capi intermedi e all’Istituto per lo sviluppo organizzativo, all’interno dell’Isvor-Fiat.

 

 

259 - Portolongone
Durante la prima guerra mondiale le fabbriche che producevano materiale militare vennero poste sotto controllo militare, con estrema disciplina, rigore e durezza al punto che gli operai ribattezzarono “Porto Longone” (il terribile carcere di Porto Azzurro) lo stabilimento Fiat di corso Dante.

Leggi l'approfondimento sulle fabbriche durante la I Guerra Mondiale

image-1image-1268 - centro Ippico Torinese
Progettato nel 1936 da Carlo Mollino, il Centro Ippico Torinese venne aperto il 1940 ed è utilizzato fino al 1960, quando fu demolito per la scadenza della concessione. Sull'area in cui sorgeva venne realizzato il Liceo classico Vittorio Alfieri.

 

268 - Il liceo Alfieri
Il liceo nacque nel 1901 come sede succursale del liceo classico "Massimo D'Azeglio". Nel 1904 divenne autonomo con la denominazione di "Regio Ginnasio Liceo Vittorio Alfieri" con la sede in via Giacosa. Il primo direttore fu Eugenio Garisio, cultore di discipline classiche.
Nel 1968 la sede venne trasferita in corso Dante 80, dove si trova tuttora e dove sorgeva in precedenza la storica sede della Società Ippica Torinese costruita da Carlo Mollino e demolita nel 1960.
Tra i docenti che hanno insegnato in questa scuola si ricordano gli studiosi di cultura classica Castellino, Borio, D'Agostino, Lenchantin De Gubernatis, Perelli e Capaldi, lo storico Walter Maturi, i filosofi Piero Martinetti, per un anno e Pietro Chiodi, il pittore Riccardo Chicco e, per un anno, anche Fernanda Pivano. Rispetto agli altri licei classici del capoluogo piemontese è stato in genere considerato una scuola più conservatrice, e fu coinvolto solo in modo relativamente marginale dalle proteste studentesche degli anni Sessanta e Settanta.

269 - Nascono i cuscinetti a sfera italiani
Ottobre 1906 – Si apre in via Marocchetti 6 un’officina sperimentale di 23 operai per la costruzione di cuscinetti a sfera, unico pezzo delle automobili FIAT che non fosse prodotto in Italia. È il nucleo iniziale della RIV, che si trasferirà poi a Villar Perosa.

276 - Capitale dei pianoforti
La Ditta di pianoforti Cav.G.Mola aperta nel 1862, operava in Via Nizza, 82. Nella seconda metà dell'ottocento, la città aveva il più alto numero di fabbriche di pianoforti in Italia: Colombo, Roesler, Berra, Aynonino e Steinbach.
Alcune riuscirono a rimanere competitive solo fino alla fine del XIX secolo. Infine i produttori nazionali dovettero cedere alla concorrenza straniera. La Ditta Mola, aveva il più grande stabilimento dell'epoca, ma pur ampliando la produzione ad organi ed armonium, dovette chiudere all'inizio del Novecento.

Il Valentino
Il toponimo Valentino è presente nelle fonti documentarie torinesi fin dal tredicesimo secolo. Alcuni studiosi dell’Ottocento «accennano ad una cappella dedicata a San Valentino, martire cristiano del 268; ma non escludono che già al tempo dei romani la località si chiamasse Valentinum, denominazione riscontrata in documenti che risalgono al 1275 e nel testamento del vescovo Amedeo di Romagnano (1505)». In particolare, nel diciannovesimo secolo, Luigi Cibrario puntualizzava: «Sulle rive del Po eravi qualche casa che aveva preso probabilmente fin dai tempi romani il nome di “Valentino”; seppure non derivava quel nome da una cappella dedicata a San Valentino».
Altri storici si rifanno alla gentildonna chierese Valentina Balbiano, moglie di Renato Birago, che nel sedicesimo secolo possedeva una villa dove poi i Savoia fecero edificare l’attuale castello del Valentino, opera degli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte.
 Nella chiesa di San Vito, le reliquie di San Valentino furono solennemente trasferite nel 1769. La traslazione fu autorizzata dall’arcivescovo di Torino, Francesco Luserna Rorengo, su precisa richiesta del parroco Giuseppe Antonio Maffei, con un decreto emesso l’11 settembre di quell’anno. Si conosce anche un documento dello stesso arcivescovo col quale si autorizza il culto del santo nella chiesa parrocchiale di San Vito (11 ottobre 1769). Il momento della traslazione delle reliquie è raffigurato in un’incisione del tempo, custodita presso la Biblioteca Reale di Torino. Vi si scorge una processione che dall’attuale corso Moncalieri sale lungo la cosiddetta strada dei morti, la via percorsa dai cortei funebri che raggiungevano il cimitero di San Vito, oggi non più esistente.

Il parco del Valentino
L'intera zona, con un piccolo castello, fu acquistata nel 1559, come residenza estiva, da Emanuele Filiberto in occasione delle sue nozze con Margherita di Valois.
Suo figlio, Carlo Emanuele I, la donò alla nuora Maria Cristina. Dopo la cacciata dei francesi e il ritorno dei Savoia, nel 1814, l'area iniziò ad essere utilizzata come verde pubblico, ma solo nella seconda metà del XIX secolo vennero realizzati viali, boschetti, collinette, un piccolo galoppatoio, un laghetto e restaurato l'orto botanico, aperto già dal 1729.Aperto al pubblico nel 1856, anche se i lavori di ampliamento durarono fino al 1864.
Per l'Esposizione del 1884 fu costruito il Borgo Medievale, su modello degli antichi castelli valdostani e nel 1898 fu inaugurata la Fontana dei dodici mesi di Carlo Ceppi.
La derivazione del nome Valentino non è certa, ci sono tre versioni:
* Renato Birago, presidente del Parlamento di Torino per il re di Francia, nel 1543, aveva sposato una dama chierese Valenza Balbiana, denominando in suo onore “Valentino” il possedimento sulle rive del Po.
* Per un’antica cappella dedicata a San Valentino
* Perchè in questa zona si celebrava la festa detta dei “Valentini” (o cavalieri d’amore).
Il parco (430.000 metri quadri) fu studiato dai famosi paesaggisti parigini Aumont e Barillet-Dechamps.

Vedi le immagini della fauna del Valentino

 

 

 

 

 

Il suicidio del figlio di De Amicis
Gli ultimi anni della vita di Edmondo De Amicis furono rattristati sia dalla morte della madre Teresa, alla quale era molto legato, sia dai continui screzi con la moglie Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. Si scatenavano spesso tra i due delle accese litigate, che contribuirono probabilmente al suicidio del figlio maggiore Furio. Questi, si sparò nel 1898 con un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino.

image-1Promotrice delle Belle Arti

 

 


image-1Monumento ad Amedeo duca d'Aosta
La statua equestre dedicata al principe Amedeo Duca d’Aosta fu inaugurato il 7 maggio 1902, in occasione della Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna. Dello scultore Davide Calandra è alto cinque metri e pesante cinque tonnellate e mezza, venne fuso a Torino.

 



image-1Il mistero di Tilde la Rossa
All’inizio del XX secolo il parco era frequentato da diverse prostitute che operavano al di fuori dei controlli delle case chiuse. Nel marzo del 1915 fu ritrovato il cadavere di Angela Serra, 36 anni, nota come “Tilde la Rossa”, strangolata dopo essere stata violentata. Il fatto venne messo in relazione con altri omicidi analoghi: quello di una certa Norma rinvenuta mutilata in via Stampatori e di Letizia di via Palazzo di Città. L’incombere della guerra lasciò in secondo piano questi fatti che rimasero insoluti.

 

 

 

 





image-1image-1image-1Ergastolo per i minori
L’Ergastolo fu costruito in via Ormea 125 per volere di Vittorio Amedeo III nel 1779. Inizialmente era un centro di ritiro spirituale, nel 1786 diventa un istituto per minori (fra i 12 ed i 20 anni) difficili (ma che non avevano ancora commesso reati). La detenzione dura almeno sei anni, i minori lavorano 10-12 ore al giorno costretti con una palla al piede, con cibo misero e senza riscaldamento. Il regolamento è estremamente rigido, l’isolamento dei «trattenuti» (Regie Patenti) è totale e le pene per i trasgressori consistono in catene, frusta e isolamento, senza diminuire l’orario di lavoro. Nel 1808 viene chiuso dai francesi, ma riapre con la Restaurazione nel 1814, con l’aggiunta di una sezione per adulti pregiudicati. Nel 1836 l’edificio perde la funzione di struttura detentiva: i ragazzi sono trasferiti a Saluzzo per permettere la ristrutturazione dello stabile, in seguito destinato alle donne del sifilicomio del Martinetto e alle prostitute de “La Generala”. Nel 1910 il sifilocomio viene chiuso e con poche ristrutturazioni l’edificio si trasforma in carcere militare, destinazione che conserva sino alla demolizione avvenuta negli anni Cinquanta. Al suo posto ora c'è il centro sportivo " Ferruccio Parri"

Fuga rocambolesca
Il 19 settembre 1944 il partigiano Ennio Pistoi (ufficiale sopravvissuto alla ritirata di Russia) con altri quattro uomini, libera, senza spargimento di sangue, dal Carcere Militare di via Ormea, più di 100 detenuti destinati alla deportazione in Germania. La sua attività nella Resistenza continua all'interno del SIMNI (Servizio Informazioni Militari del Nord Italia) con incarichi di comando occupandosi principalmente della rete informativa clandestina radiofonica.
Viene arrestato tre volte. La prima subito dopo il "colpo" al Carcere Militare e resta al quarto braccio del carcere Le Nuove, destinato ai prigionieri politici, fino al 25 dicembre 1944. Tre giorni dopo viene catturato dalla Xª MAS e trattenuto alla caserma Monte Grappa fino al 14 gennaio 1945. L'8 aprile è arrestato dalle SS tedesche e condotto nel famigerato primo braccio de Le Nuove. Scampato fortunosamente alla fucilazione, esce il 27 aprile.



image-1Il villino della lettura
Il villino Caprifoglio, è al Valentino, di fronte al Monumento equestre ad Amedeo I Duca dei Savoia-Aosta,alla convergenza fra Viale Pier Andrea Mattioli , Viale Matteo Maria Boiardo e Corso Massimo d'Azeglio è un piccolo fabbricato di due piani realizzato nel1895. Ospita il Giardino di Lettura, un Laboratorio di lettura che presta un libro per la lettura nel Parco.

 


image-1Palazzo della Moda - Esposizioni
L’attuale palazzo Esposizioni è situato dove sorgeva quello della Moda costruito nel 1911. Fu realizzato nel 1936, su progetto di Ettore Sottsass, sempre come sede per le mostre di moda. Tra il 1950 e il 1960 la struttura subì alcune trasformazioni dell'architetto Roberto Biscaretti di Ruffia, una nuova copertura progettata dall'ingegner Pier Luigi Nervi e le successive trasformazioni con la creazione di un nuovo salone di Riccardo Morandi.
Intensamente utilizzato nel corso degli anni Sessanta e Settanta, divenne sede del Salone dell'Automobile di Torino e di numerosi altri eventi fieristici. Dal 1989 l'attività fieristica viene trasferita al Lingotto e parte della struttura utilizzata come sede didattica dell'Università, mentre una parte dell'ampio Padiglione Giovanni Agnelli fu usata fino al 2001 come palaghiaccio. In occasione dei XX Giochi olimpici invernali, ha ospitato un impianto di hockey su ghiaccio con la capienza di 4.320 posti

Il complesso di Torino Esposizioni si compone da quattro edifici disposti attorno ad un giardino rettangolare. Sul lato nord è presente l'ingresso principale con un ampio porticato a tutta altezza, mentre accanto trova posto un volume circolare che ospita un ristorante. Le prime modifiche del dopoguerra interessano il padiglione centrale e contemplano l'allungamento del padiglione rettangolare centrale con una copertura autoportante di voltini prefabbricati progettata da Pier Luigi Nervi. Sempre a Nervi si deve l'aggiunta di un nuovo, grande padiglione che si sviluppa sul lato destro di via Petrarca, caratterizzato da una volta a vela nervata, poggiante su quattro arconi. A livello sotterraneo invece si trova il vasto salone a volta tesa ad opera di Riccardo Morandi. Nella manica affacciata su corso Massimo d'Azeglio trova posto il Teatro Nuovo, abituale sede di balletti di danza contemporanea.

Vedi l'approfondimento e foto del Padiglione sotterraneo Morandi (n. 5)

Vedi alcune immagini della costruzione del padiglione sotterraneo n. 5

Vedi la monografia dedicata alle Esposizioni

image-1image-1Il pallone infuocato
Tra le attrazioni dell'Esposizione Internazionale del 1884, oltre al serraglio di animali esotici ed al circo, fu invitato l'aereonauta francese Eugène Godard che fece provare il brivido del volo agli spettatori più coraggiosi. Ci fu però un incidente, il pallone prese fuoco , ne seguì una controversia che portò alle dimissioni del francese.

 


image-1Primo volo militare
Con la presenza di Godard a Torino ci fu la possibilità di effettuare il primo volo italiano militare con mongolfiera. Il primo pilota militare di sferico in Italia è stato il tenente del 3° reggimento conte Alessandro Pecori-Giraldi, che il 20 novembre 1884 eseguì da Torino un'ascensione libera, da lui stesso pilotata col pallone sferico di proprietà del francese Godard. In questa ascensione nella navicella c'era anche il fratello Guglielmo, allora tenente di fanteria, poi maresciallo d'Italia.



image-1Esposizioni
Le prime esposizioni furono organizzate al castello del Valentino dal 1829 al 1858. Nel 1884 al Borgo Medievale e nel 1911 in tutto il parco del Valentino.

Vedi la monografia dedicata alle Esposizioni

 

image-1Salone dell’auto
La prima esposizione avvenne il 30 aprile 1899 nel salone delle Belle Arti del Valentino. L’anno successivo, nella stessa sede, fu organizzata la 1° Mostra Automobilistica dove a esporre erano i proprietari delle vetture e non le case costruttrici. Durò solo 4 giorni, vi furono 25 espositori e fu visitato da circa 2.000 persone
La prima edizione ufficiale del futuro Salone dell’Automobile si tenne sempre al palazzo della Promotrice delle Belle Arti del Valentino dal 6 al 21 febbraio 1904, con 50 case espositrici e un’affluenza record di 50.000 visitatori.
E’ il primo della lunga serie di saloni dell’Automobile torinesi. L’Esposizione resterà aperta sino al 21 febbraio, registrando un numero di visitatori eccezionale per quell’epoca (circa 50.000 persone). Il Salone ebbe 68 edizioni, fino al 2000.

Il giardino roccioso
La valletta di 12.000 metri quadrati che dal palazzo Esposizioni scende fino al Po, in occasione di Italia 61 fu trasformata in un caratteristico giardino attraversato da stradine lastricate, ruscelli, giochi d’acqua, terrazzi e punti di sosta.
Successivamente il giardino fu ampliato, annettendo anche il Roseto, realizzato nel 1965.
Questa collezione permanente di oltre 2000 rosai fu donata alla Città dai floricoltori italiani estranieri.
Attualmente il giardino roccioso copre una superficie di 44 mila mq. e al suo interno, ad ogni stagione dell’anno, vengono realizzate numerose aiuole fiorite.

Vedi le foto del Giardino Roccioso al Valentino

image-1Giuseppe Ratti: ottica e giardini
All’ingresso del Giardino roccioso c’è una lapide dedicata di Giuseppe Ratti (1890-1965) mecenate dei giardini e del Valentino. Fu un pioniere della fotografia e imprenditore dell’industria ottica. Nel 1917 fondò la Persol (ora assorbita dalla Luxottica).
Era un grande appassionato di floricultura e nel 1952 promosse la fondazione di una scuola per giardinieri che oggi porta il suo nome. Fu lui a creare il Giardino roccioso in occasione dell’Esposizione internazionale del 1961. Grazie al suo interessamento, si organizzò anche la mostra Flor61.

 

 


 


image-1La Fontana dei Mesi
E' l'unica costruzione rimasta di quelle realizzate per l’Esposizione Generale Italiana del 1898, per celebrare il cinquantenario dello Statuto Albertino. Progettata da Carlo Ceppi con le sculture di Edoardo Rubino e Luigi Contratti. Mentre gli altri edifici dell’Esposizione vennero costruiti in legno, gesso e tela, la Fontana dei Mesi fu realizzata in cemento. L’ampia fontana luminosa è composta da quattro gruppi statuari raffiguranti i fiumi torinesi (Po, Dora, Sangone, Stura) e da dodici statue femminili raffiguranti i mesi dell’anno. Era la preferita da Edmondo De Amicis.

 

Le immagini della storia della fontana dei mesi

 

 

 

 

Vedi i volti della fontana dei mesi

 

Vedi la panoramica interattiva a 360° della fontana dei mesi

 

 


image-1image-1Una motosilurante nella fontana
Durante le manifestazioni di "Italia 61" le forze armate aprirono una zona espositiva nell'area della fontana dei mesi. All'interno della fontana venne collocata una motosilurante, mentre davanti erano piazzati un aereoplano e un elicottero.

 


image-1Borgo Medievale
Inaugurato il 26 aprile 1884, in occasione dell’Esposizione internazionale. Costruito dall’architetto Alfredo D’Andrade copia fedelmente particolari di vari castelli del Piemonte e Val d’Aosta. Costato 548.681 lire dell’epoca (2.152.823 Euro) sarà poi ceduto al Comune per 100.000 lire.

 

 

image-1Il Borgo Medievale nasce in un caffè
Quale epoca scegliere per una passeggiata a ritroso nel tempo ? Questo interrogativo fu il tema di un'animata discussione, in un caffè del centro la sera dell'otto maggio 1882.
Attorno a un tavolo sedevano De Amicis, Giacosa, Camerana, D'Ovidio, Teja, Arnulfi ed altri illustri personaggi. Scegliere alcune epoche caratteristiche, magari lontane tra loro, diversissime per espressione artistica, ed eternarle tutte insieme in un'opera architettonica unica nel suo genere: ecco che cosa proponevano gli uomini raccolti quella sera nella saletta di un caffè torinese.
De Amicis si tormentava i baffi brontolando : "Ma quali epoche allora?" e Giacosa ribatteva: "No, scegliamo piuttosto un'epoca sola, una su cui possiamo trovarci tutti d'accordo e che possa interessare l'intero Piemonte, come ha detto bene D'Andrade".
Subito vennero abbozzati schizzi e progetti sul singolare cantiere che avrebbe riecheggiato fedelmente l'epoca prescelta all'umanità: il Medioevo. Così nacque, quasi per una scommessa al caffè, il Borgo Medievale.
Un gruppo di case, un complesso di torri, di cortili, di scorci "tolti" da tutto il Piemonte sarebbero sorti sulle rive del Po. E gli esperti si diedero allora un gran da fare a percorrere in lungo e in largo la Regione alla ricerca dei "modelli" disegnandoli, misurandoli, e ritraendone i particolari, con un lavoro che iniziò nell'estate del 1882 sotto la guida del D'Andrade, mentre i pittori Rollino e Vacca, guidati dal Pastoris, copiavano a Manta, a Issogne, a Fenis, a Sant'Antonio di Ranverso, gli affreschi e le decorazioni che dovevano essere riprodotti nel Borgo e nel Castello.
Nello stesso tempo il pittore Gilli raccoglieva e disegnava i mobili e le suppellettili per arredare tanto le case quanto il Castello, e il professor Vayra trascorreva giornate in archivio alla ricerca di documenti che garantissero la più assoluta autenticità di ogni pezzo.
Un angolo della casa di Bussoleno, la fontana di Oulx, la torre di Oglianico, gli affreschi del Castello di Malgrà, il Castello di verzuole, una finestra, una finestra di San Giorgio a Valperga, una madonnina del Duomo di Chieri, un'altra torre, un altro portico, un'altra casa, ecco i "modelli" prescelti, ecco i pezzi che venivano via via moltiplicandosi dando origine ad un mosaico che trasformava, di mano in mano che i lavori procedevano, uno dei punti più suggestivi del Valentino.
Il 27 aprile 1884 sul ponte del castello medievale scesero i paggetti in corteo e mossero incontro a Re Umberto I e alla Regina margherita. Ai sovrani vennero offerte le chiavi della Rocca che recavano impresso il motto "Ego januam tu corda".s

La “pietra artificiale”
Per la costruzione del Borgo e del Castello Medioevale, l'ingegner Brayda decise di utilizzare una “pietra artificiale", materiale ottenuto col metodo ideato dall'architetto Gelati che aveva appreso la tecnica dei getti in pietra artificiale in Belgio, ma l'aveva poi elaborata in modo originale ed aveva ottenuto una pasta di cemento, sabbia ed acqua resistentissima ed assai simile alla pietra vera, che colava in calchi fortemente compressi. Il risultato è che dopo tanti anni non ci si accorge che si tratti di materiale artificiale e non di vera pietra da taglio, tale è la perfezione del risultato ottenuto.
Prima d'allora la "pietra artificiale" era già stata impiegata con successo nella costruzione di palazzo Gani in corso Vittorio Emanuele II (arch. Reycend) e del Villino Soldati in Borgo Po (arch. Riccio) via Moncalvo 11.

image-1L’Acquario del Borgo Medievale
Per l’Esposizione del 1928 venne realizzato l’acquario del Borgo Medioevale. Dopo la manifestazione venne curato ben poco e all'inizio degli anni 40, rimanevano pochi esemplari. Bombardato durante la guerra, bombardamenti, subì vari vandalismi dal 1943 al 1945 e nel dopoguerra non restò che demolirlo.

 

 

image-1Spie al Borgo Medievale
Nel 1967 Angela Maria Antoniola “Zarina” Rinaldi, pittrice che gestiva una delle botteghe nel Borgo Medievale, fu arrestata insieme al marito, il paracadutista Giorgio Rinaldi, per spionaggio a favore della Russia. Vennero condannati rispettivamente a 11 e 15 anni di carcere









 

Il delitto del custode degli Istituti Universitari
Nell'agosto del 1926, all'incrocio tra corso Bramante e via Muratori, Nerino Boni custode degli Istituti Universitari del Valentino veniva ucciso a rivoltellate da Luigi Dovis. Il Boni che nella sua portineria degli Istituti, in corso Raffaello 30, aveva anche un piccolo laboratorio di falegnameria, aveva litigato - malmenandolo - col Dovis lavorante nella segheria dei fratelli Buffa, in via Nizza 30, che gli aveva tagliato male un pezzo di legno. Qualche giorno dopo il Dovis seguì il custode in bicicletta e gli sparò quattro colpi mortali. L'assassino venne subito bloccato e disarmato da un tranviere, quindi arrestato e denunziato per omicidio premeditato.

 

La figlia del Negus
Il 14 ottobre 1940 nell'istituto Casa di San Michele, delle Suore missionarie della Consolata, in via Genova 8, moriva la principessa etiope Romanework, figlia dell'ultimo imperatore d'Etiopia, il negus Hailé Selassié, spodestatodall'occupazione italiana di Addis Abeba nel 1936 e poi reinsediato dal 1941 sino al colpo di Stato del marxista Menghistu nel 1975.
La principessa venne sepolta nel Cimitero Monumentale di Torino, dove tuttora riposa accanto a uno dei quattro figli

image-1330 - L'Ospedale per i bambini
Nel 1880 il dottor Secondo Laura iniziò a ricoverare i bambini malati in una casa di Corso Dante trasformata in ambulatorio medi­co iniziando la storia dell'Ospedale Infantile Regina Margherita. Nacque come Ospedaletto Infantile. Il dottor Laura per i suoi meriti filantropici venne nominato Presidente, carica che mantenne fino al 1902, anno della sua morte contribuendo allo sviluppo dell’istituzione coinvolgendo la Famiglia Reale, la Pia Opera San Paolo, la Cassa di Risparmio di Torino e il quotidia­no La Stampa. La stessa Regina Margherita di Savoia volle dare il suo nome all'Istituto che divenne “Ospedale Infantile Regina Margherita”. Nel 1888 cambiò la sede trasferendosi in via Menabrea 6. Qui vennero create le sezioni di medicina e chirurgia, all'avanguardia per l'epoca.
Nel 1912 il professor Aliarla, fece istituire presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, la cattedra di Clinica Pediatrica che nel 1926 venne trasferita in un nuovo padiglione dell'Ospedale Infantile.
Successivamente   nella struttura di via Menabrea fu istituita la scuola convitto vigilatrici d'infanzia. Subito dopo la guerra il Regina Margherita si trasformò in ospe­dale altamente qualificato grazie alla creazione di reparti specialistici. La vecchia sede era inadeguata così il professor Guassardo iniziò ad occu­parsi del progetto di una nuova Clinica con strut­ture esclusivamente universitarie. La struttura venne ultimata nel 1961 su un terreno messo a disposizione dal Comune in piazza Polonia, ven­ne edificata con il 50% di finanziamenti dello Stato, e del Ministero della Pubblica Istruzione e dei Lavori Pubblici, la rimanente parte con il forte intervento di Enti Torinesi (Università, Comune, Provincia, Cassa di Risparmio, Fiat, Sai, IRI).

image-1image-1Vinta la meningite tubercilare
Il 10 aprile 1947, per la prima volta in Italia, venne curata la meningite tubercolare (da cui nessuno si era mai salvato) all’ospedale infantile Regina Margherita. Ada Vindigni, bambina torinese di 9 anni, venne strappata alla morte grazie all'esperimento, condotto dal primario Filippo Madan, che utilizzò come cura la streptomicina, antibiotico scoperto e largamente usato in America ma rarissimo in Italia. La cura a base di streptomicina, analoga alla penicillina ma con un’azione molto più vasta capace di curare sia tubercolosi che tifo, permise alla piccola Ada di guarire e di ritornare a condurre una vita normale.

image-1Il Parco Arte Vivente
In via Giordano Bruno 31 il Centro sperimentale d'arte contemporanea concepito dall’artista Piero Gilardi e diretto da Enrico Bonanate.
Il PAV comprende un sito espositivo all’aria aperta e un museo interattivo inteso quale luogo d’incontro e di esperienze di laboratorio rivolte al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia, tra pubblico e artisti.

 

La fabbrica di candele Lanza
Dove ora c'è l'ospedale delle Molinette dal 1838 era attiva la fabbrica di candele Lanza, che in seguito diventerà la notissima Mira-Lanza.
Leggi l'approfondimento.

image-1Le Molinette
Il 21 luglio 1928 venne firmata una convenzione con cui si stabilì la sede della futura Città Ospedaliera, lungo la sponda sinistra del Po nella zona dei vecchi Mulini. La Città Ospedaliera comprendeva la Regia Opera di Maternità, fondata nel 1730 insieme alla prima scuola di ostetricia in Europa, e l'Ospedale S.Lazzaro. Si scelse una zona piena di luce ed estremamente salubre: "Le Molinette" prese il nome dalla zona per la presenza di un piccolo mulino detto la Mulinetta, il nome si pluralizzò probabilmente per la vicinanza di altri mulini.
Il 9 novembre 1935 l'Ospedale venne inaugurato presente re Vittorio Emanuele III e una folla di personalità politiche e militari. Il costo dell'opera ammontò a 71 milioni di lire, di cui 35 spesi dal Municipio, 21 dal Governo, 5 dall'Ospedale Maggiore destinati all'arredamento e 10 versati dalla famiglia Abegg.

Il primo centro trasfusionale italiano
L’ematologo Maurizio Strumia, dopo la sua esperienza americana, tornato in città dopo la 2° guerra mondiale realizzò con la collaborazione del professor Dogliotti e dei dottori Gamna e Foltz, il primo centro trasfusionale italiano che venne aperto nel giugno del 1948 alle Molinette. Era la “Banca del Sangue e del Plasma della Città di Torino, Fondazione Giovenale Strumia”.

image-1Il benefattore Augusto Abegg
La somma preventivata per la costruzione del nuovo ospedale delle Molinette, nel 1928, era di circa 60 milioni, di cui 12 messi dal governo, 10 dalla famiglia dell’industriale Augusto Abegg (fondatore del Cotonificio Vallesusa), 5 dalla Cassa di Risparmio, 1,5 dall’Istituto di San Paolo, e mezzo milione dalla Provincia.

 

 

 

 

 


Il primo centro trasfusionale italiano
L’ematologo Maurizio Strumia, dopo la sua esperienza americana, tornato in città dopo la 2° guerra mondiale realizzò con la collaborazione del professor Dogliotti e dei dottori Gamna e Foltz, il primo centro trasfusionale italiano che venne aperto nel giugno del 1948 alle Molinette. Era la “Banca del Sangue e del Plasma della Città di Torino, Fondazione Giovenale Strumia” ora in fase di soppressione.

image-1Isola Armida
Ora scomparsa. Era la meta perferita dei gitanti sul fiume. Diede il nome alla famosa società di canottieri.
Più o meno era davanti all'attuale ospedale delle Molinette

Vedi l'approfondimento sull'isola Armida


 

Museo dell'Automobile
Il Museo nazionale dell'automobile MAUTO), attualmente intitolato a Giovanni Agnelli (in precedenza al fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia), ha sede in corso Unità d’Italia 40 ed è considerato tra i più importanti e antichi musei dell'automobile del mondo.

Leggi l'approfondimento sul Museo dell'Automobile

image-1Esposizione di Italia 61
Leggi la monografia dedicata alle Esposizioni torinesi

Torino: città dell'ONU
Torino, dopo Ginevra e Vienna, è la terza città delle Nazioni Unite (ONU) in Europa. Dal 1964, in viale Maestri del Lavoro, ci sono le sedi del centro di formazione dell’ILO (International Labour Organization), che prepara funzionari di vari Paesi sui temi del lavoro al tempo della globalizzazione, dello Staff College, che dal 2002 prepara i dirigenti dell’ONU, e dell’UNICRI specializzato nella lotta alla criminalità.
I diversi edifici, attrezzati con aule modernissime, sono disposti in cinque gruppi che rappresentano i cinque continenti. Accoglie personale da tutto il mondo, e in città è chiamato alla francese “ BIT” (Bureau International du Travail).

 

Palazzo Vela sede del Museo dell'Aviazione
Vedi la storia e le immagini

image-1image-1Le belve assetate di sangue
Il 12 settembre 1869 i fratelli Luigi e Domenico Traversa, già detenuti per furto, attaccano briga sull’isola Armida per poi assalire a coltellate, in via Valtorta (non più esistente - vedi la cartina), Michele Tonda. Al processo vengono definiti “belve assetate di sangue”. La Corte condanna Domenico alla pena dei lavori forzati a vita e Luigi alla pena di morte.
Ma per Luigi Traversa arriva la grazia del Re che lo salva dal patibolo.

A partire dal 1959 vennero realizzati una serie di edifici nel quartiere Nizza Millefonti in occasione delle celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia. Per gli edifici di corso Unità d'Italia realizzati per l'Esposizione di Italia '61 vedi la manografia delle esposizioni

Grattacielo della Regione
I lavori del grattacielo della Regione Piemonte sono iniziati il 30 novembre 2011, destinato a diventare la futura sede unica della Regione ad eccezione del Consiglio regionale, che resterà nella sede di rappresentanza di Palazzo Lascaris.
Progettato da Massimiliano Fuksas e presentato alla Giunta il 22 novembre 2007, l'opera realizzata prevede 42 piani, di cui 41 a uso civile e l'ultimo da adibire a bosco pensile.
Il terreno individuato per la costruzione dell'edificio è rappresentato da un'area già utilizzata dall'ex Fiat Avio nel quartiere torinese di Nizza Millefonti, poco distante dal polo fieristico del Lingotto. Il grattacielo, servito dalla stazione metropolitana di Italia '61, sarà inoltre collegato con la stazione metropolitana del Lingotto tramite una passerella ciclopedonale.

Il santo che non esiste
La seconda parallela a destra di corso Agnelli, tra i corsi Tazzoli e Cosenza è intitolata alla cittadina ligure di Sanremo. Chissà come mai alcune indicazioni stradali la riportano come San Remo, un santo che non esiste.

Villa Robilant
Villa Robilant si trovava nel quartiere del Lingotto, nell'area occupata dal cantiere del grattacielo della Regione. Dopo un periodo di decadenza, all'inizio del XX secolo, venne acquistata dalla Fiat a metà degli anni 30, senza darle un uso particolare.
Fu gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e, finito il conflitto, divenne sede del Circolo delle Commissioni Interne della Fiat.
Negli anni 50, la Fiat riuscì a sfrattare gli operai, e fece radere al suolo l'antica residenza dei Robilant, nonostante ci fossero i vincoli della Soprintendenza.
Oggi rimangono gli alberi secolari del suo parco.

image-1image-1image-1La cattedrale industriale
Lo stabilimento Fiat al Lingotto costruito nel 1927, particolare per la pista di collaudo situata sul tetto, lunga 2.4km per 24.4m di larghezza, a 21.3m dal livello del suolo. La fabbrica era stata progettata in modo che i dirigenti potessero guidare all’interno dell’edificio e visionare tutti i processi produttivi senza scendere dalle loro auto.
image-1image-1image-1Le Corbusier, uno dei maestri dell’architettura del Novecento, lo ha definito uno degli spettacoli più impressionanti forniti dal mondo dell’industria.
Dal 1992 è stato riconvertito con un progetto di Renzo Piano in area espositiva e commerciale. Particolari l’Auditorium Giovanni Agnelli, scavato in uno dei cortili della vecchia fabbrica a una profondità di 15 metri con soffitti, palchi, sedili e acustica variabile. Il nuovo Lingotto ospita anche la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, con una selezione della loro collezione privata.

Leggi l'approfondimento sul Lingotto e su chi non voleva cedere spazio alla Fiat

image-1Sottopassaggio del Lingotto
Nel 1928 si approva il progetto del tunnel di circa 580 metri, provvisto di sede tranviaria a doppio binario. I lavori iniziarono nel 1930 e si conclusero nel 1933.
Nel secondo dopoguerra è stato prolungato fino a corso Unità d’Italia.

 

 

 

image-1image-1Mercati Olimpici
I nuovi Marcati ortofrutticoli all'ingrosso sono stati inaugurati il 28 ottobre 1933.


Sorgono, contrariamente al progetto iniziale che li prevedeva nei pressi di Porta Palazzo, nella zona sud della città, vicini alla stazione di smistamento e dalla dogana.  Nel 2001 il complesso viene dismesso, quindi restaurato per accogliere parte del villaggio olimpico in occasione dei Giochi invernali di Torino 2006.

image-1Il Filadelfia il tempio delle speculazioni e delle falsità
Lo stadio inaugurato nel 1926, vide gli scudetti e i record del Grande Torino. Ospitò la gare i granata fino alla stagione 1962-1963. Nel 1997 venne demolito quasi interamente con promesse di ricostruzione.
Sull'area si mescolano vari interessi edilizi e politici che, uniti al disinteresse della società granata, continuano a procastinare l'effettiva realizzazione degli impegni presi.


Vedi l'approfondimento sullo Stadio Filadelfia



Il "Re dei gelati"
Teofilo Sanson (1927 - 2014), veneto, iniziò la sua scalata imprenditoriale nel 1948 a Torino, aprendo un piccolo chiosco di gelati col fratello. Parlava perfettamente il piemontese vendendo gelati con un suo trabiccolo a pedali soprattutto dove si ritrovavano i tifosi di calcio. Era un appassionato tifoso granata, e in vecchiaia si divertiva a ricordare che il primo assegno da lui emesso era stato cambiato da un certo Sergio Rossi, industriale che sarebbe diventato presidente del Torino. Così iniziò il suo impero poi consolidato in Veneto.

"Poveri Vecchi"
L'Istituto di riposo per la Vecchiaia, già Ospizio di Carità, riconosciuto dal duca Carlo
Emanuele I, venne fondato nel 1582 dalla Compagnia di San Paolo.
Il suo scopo era di debellare l'accattonaggio, più tardi divenne istituto di riposo per la Vecchiaia.
Ebbe varie sedi finché nella seconda metà dell'Ottocento, quando il numero dei ricoverati era notevolmente aumentato, si rese necessaria la costruzione di un nuovo e più grande edificio.
Venne costruito (1883-1887) lungo la vecchia strada per Stupinigi (corso Unione Sovietica 218) dall'architetto Crescentino Caselli,
allievo di Alessandro Antonelli. Era diviso in a quattro padiglioni paralleli di tre piani e da un corpo centrale, dotato di cappella, centrale termica, cucine e servizi.
Occupava complessivamente un'area di 25.000 mq. Inizialmente ospitava fino a 2.000 persone, sia anziani che poveri, alcuni dei quali venivano impiegati in varie attività lavorative. Nel 1991 l'edificio è stato restaurato dall'architetto Andrea Bruno.
In epoca recente i due padiglioni a nord sono stati riconvertiti: uno ospita parte della Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino, l'altro il C.S.I. Piemonte.

image-1Correzionale La Generala - Ferrante Aporti
Il penitenziario industriale- agricolo della Generala era un correzionale per minori creato con la riforma carceraria di Carlo Alberto nel 1839 per separare i minori dagli altri carcerati.
La cascina della Generala era un'antica struttura agricola del XVII secolo (nell’attuale corso Unione Sovietica 327) che era già stata adibita ad opificio, carcere femminile, ospedale per malattie infettive. Ristrutturato da Giovanni Piolti (1803-1860) aveva più di 300 celle individuali.
L’istituto venne gestito nel 1845 dalla società religiosa San Pietro in Vincoli e poi, a partire dal 1848, direttamente dallo Stato.
Nel 1935 fu intitolato al sacerdote ed educatore Ferrante Aporti (1791-1858). Durante il secondo conflitto mondiale venne lievemente danneggiato dai bombardamenti dell'inizio 1944, che distrussero invece totalmente la costruzione di due piani, utilizzata come stallaggio, al civico 333 di corso Stupinigi.

La prima scuola per corrispondenza
Nel Palazzo Elettra, in via Stellone 5, aveva sede la prima e più nota scuola italiana per corrispondenza, la SCUOLA RADIO ELETTA. Fondata nel 1951 venne chiusa nel 1995. Tra i suoi allievi Umberto Bossi.

image-1Mirafiori
Era un piccolo podere chiamato la Spinetta dove il referendario Filiberto Pingon e sua moglie avevano edificato una casa. Nel 1581 Giacomo di Savoia duca di Nemours costruì una villa che fu poi venduta al duca Carlo Emanuele I, detto testa di Fuoco, per trentamila scudi d’oro. Questi decise di costruire una “delizia” un magnifico palazzo cinto da parchi, canali e laghetti con un’isoletta denominata Flora (che secondo qualcuno avrebbe dato il nome alla zona). Ma sia per le continue guerre sia per una superstizione della moglie del duca, il progetto non fu mai completato e. morto Carlo Emmanuele, Mirafiri fu poco frequentato dai Savoia.


 

image-1Cimitero di Mirafiori
Al numero 650 di corso Unione Sovietica si trova il vecchio cimitero di Mirafiori. Finchè Mirafiori non divenne Parrocchia autonoma, l'estrema dimora dei defunti del Borgo fu nel cimitero del Lingotto [oggi non più esistente]. Grazie al Parroco Don Antonio Robert, nel 1867 il Conte Balbo dona alla comunità parrocchiale un terreno prossimo al Sangone, con accesso dallo stradone per Stupinigi, dove è possibile creare un cimitero locale. Gli abitanti di Mirafiori mettono a disposizione per questo progetto la somma di 1095 lire. Ne occorrono altre 8000 e Don Robert le richiede, con un esposto al Comune di Torino, che giudica la cifra sproporzionata alle reali esigenze della borgata. Viene inoltrata una seconda richiesta nel 1874, e questa volta l'esito deve essere positivo, perchè si apprende dai documenti parrocchiali che nel 1876 la Curia di Torino autorizza Don Robert a benedire il nuovo Cimitero, sorto su un'area di 30 metri per 60, diviso in quattro campi, confortato dalla presenza di una modesta e spoglia cappella consacrata nel 1877, vicino alla quale sarà scavata la tomba che accoglierà le spoglie di Don Robert e quelle dei successivi parroci di Mirafiori fino al 1908. . Il Cimitero ospita anche le tombe di alcune famiglie eccellenti della zona (Guino, Moriondo, Venere, Lardù, Doria e Fagnoni) e donna Adelaide Vasario Bovio, nata Vercellana, sorella della Rosa – meglio nota come «Bela Rosin»

La grande fabbrica
Lo stabilimento Fiat inaugurato il 15/5/1939 costò 180 milioni. Alla cerimonia Benito Mussolini si presenta su un’Alfa Romeo, vettura della concorrenza. Gli operai lo accolgono con freddezza. Nel 139 la Fiat produce 53.000 vetture occupando 57.000 dipendenti con un fatturato superiore ai due miliardi.
Anche se la direttrice industriale prevista dal Comune era verso Milano il senatore Agnelli volle assolutamente costruire la sua nuova fabbrica a Mirafiori, nonostante le obiezioni a edificare un tale colosso così vicino alla città, col conseguente blocco dell’espansione da quella parte e l’altissima concentrazione di lavoratori.

image-1In quell’area molti terreni erano di proprietà di Riccardo Gualino (le scuderie Mirafiori) che nel 1931 fu esiliato a Lipari come nemico del regime fascista, con conseguente confisca dei suoi beni, fatto che rese l’area completamente disponibile. Il Comune introdusse così una variante urbanistica .
Un’altra ombra sulla vicenda viene dall’attiva collaborazione dei Salesiani nel presentare l’iniziativa come opera benefica destinata alla formazione della gioventù. Molti videro la costruzione dell’Istituto tecnico Edoardo Agnelli, proprio ai margini del complesso, come contributo di riconoscenza dell’azienda all’ordine religioso.

image-1Inaugurati nel 1939 gli stabilimenti Fiat Mirafiori vennero progettati fin dal 1936, rivelatosi il complesso del Lingotto ormai invecchiato sotto l’aspetto produttivo e inadatto ai nuovi metodi, introdotti di recente negli Stati Uniti, della lavorazione a catena. Giovanni Agnelli, che aveva guardato con molta attenzione all’esperienza americana, intendeva il nuovo stabilimento come strumento dello sviluppo della produzione e della riorganizzazione del ciclo produttivo. Il mito di Mirafiori, della fabbrica più grande e moderna d’Italia non nasce, come per il Lingotto, da una architettura esemplare, ma dal gigantismo dei suoi numeri: un’area di un milione di metri quadri, destinata alla produzione di autoveicoli e motori di aviazione e alla fusione dei metalli, che potrà accogliere 22.000 operai (una concentrazione allora unica in Italia, tale da suscitare le perplessità di Mussolini), fabbricati estesi su una lunghezza di cinquecento metri e una larghezza di settecento, su un unico piano di lavorazione; sei chilometri di gallerie sotterranee, rifugi antiaerei per 11.000 persone; intorno, undici chilometri di binari ferroviari e una pista di prova di oltre due chilometri

image-1image-1L'aereoporto di Mirafiori, culla dell'aviazione italiana
Leggi la storia e l'approfondimento dell'aereoporto di Mirafiori

 

 


Il primo volo di una donna
Quattro anni dopo il primo volo dei fratelli Wright, in piazza d’Armi avvenne il primo volo italiano. Nel 1908 la scultrice francese Teresa Peltier volò per 250 metri su un Voisin pilotato da Leon Delagrange che raggiunse i 60 chilometri orari.
Era la prima volta al mondo che una donna volava.

image-1Il primo aereo italiano
Il 13 gennaio 1909, sul terreno dell’Ippodromo di Mirafiori, avvenne il primo (anche se breve) volo di un aeroplano costruito in Italia: si trattava di un velivolo progettato da Aristide Faccioli e costruito con la collaborazione della Ditta SPA.
L’aeroplano, pilotato dal figlio di Faccioli, Mario, primo italiano a ottenere il brevetto. Dopo avere volato ad un’altezza di pochi metri, piombò a terra: il pilota venne estratto ferito.
Sul campo volo della società Aereonautica Torinese, nel 911 c’erano anche un hangar per dirigibili e una scuola di volo.

image-1image-1A Mirafiori il record di Perreyon
Nel maggio del 1913 il francese Edmond Perreyon, pilota della SIT, compì il raid Torino-Roma-Torino percorrendo 1.200 chilometri nello stesso giorno, insieme al suo meccanico.

Leggi l'articolo della Stampa del 29 maggio 1913 con il resoconto completo del raid di Perreyon conclusosi felicemente all'aeroporto di Mirafiori: articolo in .pdf

 

 

 



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Il tragico tentativo

L'aviatore danese Harry Larsen nel marzo del 1922 nel corso di una dimostrazione del suo paracadute, sul cielo dell'aerodromo di Mirafiori, lanciandosi da mille metri, ebbe un incidente che lo fece precipitare al cospetto di migliaia di spettatori atterriti.

 

 

 

 

 

 

image-1Record di velocità aerea
Francesco Brack Papa all'aerodromo di Mirafiori batte il record mondiale di velocità aerea con 336 chilometri orari. Il suo primato verrà superato nello stesso anno, da Billy Mitchell con 360, 9 Kmh.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le casermette degli esuli giuliani
In seguito alla politica della Jugoslavia di Tito, tra il 1944 e il 1956, circa 350.000 persone di origine italiana abbandonarono i territori dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Un fenomeno conosciuto come esodo giuliano-dalmata, che portò a Torino un cospicuo nucleo di esuli.
Al 31 dicembre 1946, l’Annuario Statistico della Città censisce 343 individui provenienti dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia.
Una cifra, come prima conseguenza dell’esodo, destinata ad aumentare nei mesi successivi. Il primo nucleo di giuliano - dalmati, 100 persone, giunge alla stazione di Torino Porta Nuova la notte del 5 febbraio 1947.
Ben presto ne arrivarono altri portando le presenze dalle 2.748 unità del 1949, alle 8.058 del decennio successivo.
Giunti in Italia portando con sé il minimo indispensabile, gli esuli vivono nella condizione di profughi: non sono in grado di provvedere autonomamente alla loro sopravvivenza, ed è necessario approntare ricoveri destinati ad accoglierli.
La soluzione più immediata è di affidare la loro sistemazione in luoghi come il Centro Raccolta Profughi delle Casermette di Borgo San Paolo.
Una minima parte è invece trasferita all’interno di strutture assistenziali (collegi, colonie o alla Casa della divina provvidenza del Cottolengo) o in altri comuni della provincia, dove sono attivi complessi come le Casermette di Venaria-Altessano, le Casermette di Rivoli e le Casermette di Borgone di Susa.
Dal 1954, inizia nel quartiere di Lucento la costruzione del Villaggio di Santa Caterina: un gruppo di case che a partire dal 1955 accoglie le prime famiglie di profughi che, gradatamente, lasciano le Casermette per trasferirsi in abitazioni vere e proprie.

Parco Colonnetti
E' un parco della città di Torino di 385.800 m² intitolato all'ingegnere e matematico torinese Gustavo Colonnetti. Venne realizzato sui terreni dell'ex Aeroporto di Torino-Mirafiori, operativo dal 1911 fino al secondo dopoguerra, poi abbandonato in favore prima dell'aeroporto di corso Marche e, nei primi anni '50, dell'aeroporto di Caselle.
Il CUS Torino ha qui i suoi impianti sportivi principali, inclusa una pista di atletica e campo pratica di Golf.

image-1Da Torino l'ora esatta
l’Istituto nazionale di ricerca metrologica, INRIM, con sede in Strada delle Cacce, 91 è l’ente che fornisce il tempo campione all’Italia e, per 37 anni, fino al 2016, pure alla tv pubblica.