Atlante di Torino


 





 

I pareri sulla città: positivi e negativi

Giulio Cesare Scaligero
(1484-1558) umanista rinascimentale
“Gente lieta, ridente, incline a canti e danze, incurante del domani”

Magino Cosmografo
“Torinesi … aperti, semplici, di buon costumi, umanissimi e molto ospitali”.

Giordano Bruno
(1548-1600) filosofo
“deliciosa città”

 

 

 

 

 


Andrea Minuccio (1549) medico insigne e arcivescovo di Zara
“Non è molto grande, ma molto bella: è popolosissima abbondantissima di tutto ciò che fa bisogno ad una città. La sera vedemmo l’ordine che si tiene nel mettere le guardie per la notte seguente. Sono anche nella città cinquanta cavalleggeri, i quali escono spesse volte fuori in campagna a fare la discoperta”.

Francesco Belli (1632) letterato e sacerdote
“Torino è città piccola ma delicata per una certa aria che piace naturalmente, dalle donne bellissime e dagli svaghi giocosi. Tra la città e il Po si veggono e godono amenissimi luoghi, e al di là dal fiume spuntano delicatissimi colli dai quali si raccolgono vini di bontà singolare”.

John Milton
(1608-1674) poeta inglese
“E’ un luogo piacevolissimo, i dintorni ridenti, i tratti degli abitanti sciolti e socievoli”

 

 

 

 

 


Giovanni Domenico Peri (1651) commercialista genovese
“Torino altro non è che un picciol Mondo, o il Mondo altro non è che un gran Torino!”

Catterin Bellegno (1670) Ambasciatore di Venezia a Torino
“Augusta città dei Taurini, colonia dei Romani, un tempo sede di nobilissimi Duchi Longobardi, ora dei Serenissimi Principio di Savoia non meno che per la sua fortezza e vaghezza degli edifici è rinomata e famosa”.

Gemelli Carrer
(viaggiatore napolitano - 1686)
Parlando di piazza San Carlo: “Se volete stare a detto mio, abbiatela in secondo luogo appo quella di San Marco in Vinegia, così se si pon mente alla sua ampiezza, come a’ superbi ortici e palagi che la circondano”

Thomas Salmon (1679-1767) scrittore geografico
“In Torino si vive con grande urbanità e pulitezza”

Montesquieu (1728) filosofo
“Torino è una città ridente, piccola anche se ingrandita dal padre del Re e dal Re stesso dopo l’assedio. Le parti aggiunte alla Città sembrano tirate con la squadra. La piazza principale è una delle cose più belle che si possa vedere. In una parola, Torino è piccola e ben fatta, il più bel villaggio del mondo”.

 

 

 

 

Jean Jacques Rousseau filosofo
“Sulla collina di Superga.... Ho visto il più bel quadro che possa colpire l’occhio umano”.

 

 

 

 

 

 

Étienne de Silhouette (1709 - 1767) politico entusiasta di via Po
«La Torino settecentesca piace ai viaggiatori stranieri. Étienne de Silhouette (1709 - 1767), ad esempio, personaggio il cui cognome è destinato a diventare il sinonimo di "linea snella", per il suo operato come futuro Ministro delle Finanze, e che si trova a Torino, sulla via del ritorno dal suo viaggio in Italia, quando ancora Rousseau vi si aggirava, è allibito per l'urbanistica e la monumentalità che ha sotto gli occhi: "Il n'y a point, dans toute l'Europe, une rue si belle que la rue du Pô...C'est, en un mot, de toutes les villes que j'ai vues, celle qui prévient par le premier coup d'oeil". Regolarità architettonica che non può non entusiasmare gli accademici illuministi».


Charles De Brosses
(1740) politico francese. A Torino il 3 aprile 1740.
“Torino mi sembra la più graziosa città d’Italia e, credo, d’Europa, per l’allineamento delle sue strade, la regolarità dei suoi edifici e la magnificenza delle sue piazze”.

Nelle sue "Lettere familiari scritte d'Italia" scrive: è vero che a Torino non ci si trova di più, o almeno raramente, questo grande sapore di architettura che regna in alcuni luoghi delle altre città italiane; ma anche non c'è l'inconveniente di vedere le masure a fianco dei palazzi. Qui niente è molto bello, ma tutto è uguale e niente è mediocre" ossia " Qui, a differenza del ristorante dell'Italia, no ci sono forse architetture straordinarie, ma no sì ha l'impressione spiacevole di vedere attracco splendido palazzi e luride catapecchie. Chi non ci sono architettura stupefacenti: tutto è più omogeneo, ma niente è mediocre ". E, più avanti: ′′ Il francese e l'italiano sono quasi in uso qui. Né l'uno né l'altro sono però la lingua pulita e volgare del paese; questo è il piemontese, dialetto dell'italiano assolutamente basstardito, a cui non sentivo goccia ". (′′ Chi il francese e l' Italiano sono usati quasi allo stesso modo. Ma nè l'uno nè l'altro sono la lingua naturale del luogo, parlata dal popolo: questa è il piemontese, specie dialetto italiano del tutto imbastardito, del quale non capivo un'acca!").

Thomas Salmon (1740)
“A Torino si vive come si vive in Francia, e ciò basta a far comprendere che si vive una grande urbanità e pulitezza”.

Carlo Goldoni (1751) commediografo
“Non avevo mai veduto Torino e la trovai deliziosa.Le sue piazze e le sue chiese sono bellissime. La cittadella è una passeggiata superba e ovunque vi regna la magnificenza e il buon gusto. I torinesi sono onestissimi e pulitissimi”.

 

 

 

 



Angelica Lodron
(1752) viaggiatrice, dalle sue memorie
“La città di Torino è una delle più belle che si possano vedere. Non ho mai visto una città così pulita e ben tenuta come Torino”.

Giacomo Casanova (1760) ) avventuriero
“La città mi piacque e vi trovai tutto bello, la corte, il teatro e le donne, a principiare dalla duchessa di Savoia”.

 



Jean Pierre Favrat
(1761) Generale di Federico II il Grande nella guerra dei sette anni
“Non c’è nulla di più bello di questa città per la sua posizione, per la sua pulizia e il gusto che regna all’interno delle sue costruzioni. Non a torto si dice che sia una delle più belle città d’Italia”.

Joseph Jerome Le Francois Delande
(1765) Astronomo, professore al Collegio di Francia
“La regolarità di Torino la rende una delle città più belle d’Italia. Non c’è a Torino il lusso né la depravazione di costume che si trovano nelle grandi città, il re vigila come un padre e la casa reale dà l’esempio”.

Donatien Alphonse François marchese de Sade
Autore francese (1740 -1814).
“Una città ben costruita, le chiese superbe, le vie belle, quasi tutte allineate e la case allo stesso livello. Il palazzo Reale e grande e comodo, ma poco appariscente.”
Gli piacque il giardino Reale, non palazzo Carignano, per i mattoni a vista, giudicò le abitudini dei cittadini improntate alla più grande severità.

 

 

 

 

Gotthold Ephraim Lessing
(1729 –1781) scrittore tedesco
“… il popolo è assai più serio e riservato che in altre città d’Italia”

 

 

 

 

 

 

Alexandre De Tilly
(1790 circa) ex paggio di Maria Antonietta
“Con qual rapimento l’occhio si posa sulla superba città di Torino, così regolare, così uniformemente costruita e situata sulla riva del Po che dà il nome ad una delle strade più belle del mondo!....”

Alphonse de Lamartine
(1790-1869) scrittore, poeta e politico francese
“Più vedo altre città, meno spero di ritrovare mai Torino”

 



Juan Andress (1791) abate spagnolo
“Torino è una città che merita molta attenzione. Piacevole e allegra…. La più linda e graziosa che io abbia mai visto, Strade larghe e diritte, case alte, grandi edifici, uniformità nei fabbricati, molte e buone piazze, pulizia e ordine in tutto, rendono Torino simile ad un gioiello prezioso”.

Alexandre Dumas (1802-1870) scrittore
“Tra le belle e buone cose notate a Torino non dimenticherò mai il “bicerin” che si serve in tutti i caffè ad un prezzo relativamente basso”.







George Sand (1804-1876) scrittrice
”... in quel settembre di Torino che è il più bel settembre d’Italia...”

 

 

 

 

 

 

Herman Melville (1819-1891) scrittore
“Torino è più regolare di Filadelfia. Le case sono tutte d´un taglio, d´un colore, della stessa altezza. La città sembra tutta costruita da un solo imprenditore e pagata da un solo capitalista”.

 

 

 

 

 



Jules Janin (1838) scrittore francese
“... vista da un po’ lontano potrebbe sembrare la pianta in rilievo della Versailles di Luigi XIV, ma spopolata e silenziosa...”

 

 

 

 

Jules Michelet (1854) storico
“Una cosa mi ha colpito in questa capitale (piccola in confronto ad altre) ed è il trovarla così completa”

Henry Amédée D’Ideville (1860) diplomatico
«Io arrivai a Torino all'inizio di settembre dell'anno 1859 […] «Io non posso impedire che il mio cuore conservi, per la “bonne ville de Turin” una tenerezza singolare. I miei migliori, i miei più cari ricordi di gioventù, datano ai tempi in cui io [giovane «Secrétaire de Légation»], abitavo in questa città. È là che, nella calma dello spirito e con il cuore appagato, trascorsero per me gli anni più felici. Non sapete quante volte ho maledetto le spiacevoli circostanze che mi costrinsero a lasciare il Piemonte! La mia venuta a Torino, coincise con il periodo degli anni dal 1859 al 1862, il periodo più brillante e più vivace per la città. Fu allora che vennero a stabilirsi qui tutti i politici esiliati, tutti i rifugiati di Napoli e delle altri parti d’Italia. Sotto i portici della «Rue du Pô», al «Café Fiorio» e nel gabinetto di Cavour, si tramavano, in piena luce e in piena libertà, tutti gli intrighi cospirativi che avrebbero dovuto condurre all’ Unità d’Italia. La guerra del 1859 affrettò il raggiungimento di questo traguardo, e io potei assistere alla trasformazione progressiva del piccolo Parlamento «Sardo-Savoisien» nell’ «Assemblée Générale d’Italie». Malgrado la presenza ovunque di tutti questi stranieri, fino a che la Capitale ebbe sede a Torino, non venne modificata la fisionomia della «vieille ville». La bonomia, la semplicità, la rudezza dei Piemontesi resistettero a questa immigrazione, e ciascuno conservò i suoi costumi e le sue abitudini. I ministri di Sua Maestà, continuarono ad essere alla portata dell’uomo della strada, seguitando come prima a passeggiare sotto i portici della «Rue du Pô», con in testa (a seconda della stagione) il cappello di paglia o un largo feltro grigio, e fumando il popolare sigaro “Cavour”. Dopo aver concluso il loro lavoro della giornata, ciascuno di essi raggiungeva a piedi la propria dimora, a volte sontuosa, a volte modesta, in base alla propria fortuna personale. Una caratteristica italiana, è che qui nessun ministro è alloggiato a spese dello Stato; infatti, soltanto il Ministro «des Affaires Étrangères» ha in dotazione degli «appartements de réception». Il Conte di Cavour abitò sempre il suo palazzo di famiglia, e all’interno di esso egli diede sempre le sue cene ufficiali, pagando tutto di tasca propria. Del resto, il trattamento economico dei «Conseillers de la Couronne», variava dai 15.000 ai 20.000 franchi. La vita politica era concentrata nel Parlamento, dove si dibattevano allora gli interessi dell’Italia. Queste sedute, per noi curiose, erano seguite molto assiduamente dal corpo diplomatico straniero. Fu quindi qui, che io appresi a riconoscere i vari personaggi italiani. Al mio arrivo, la Camera non era composta che da «Piémontais et de Savoisiens» ma, poco per volta, vi si aggiunsero i rappresentanti di tutte le province italiane. La presenza del Fiorentino, del Milanese, del Romagnolo, del Napoletano, ognuno con il suo tipo fisico caratteristico e il suo idioma particolare, era per me, al di fuori della politica, un grande elemento di curiosità. Quello che mi colpiva era che, pur dopo aver sostenuto rabbiosi scontri verbali durante le sedute parlamentari, al termine di esse tutti i membri si recavano serenamente al Caffè Carignano per cenare assieme ai loro avversari, sedendo tranquillamente gomito a gomito con i loro nemici. Ogni rivalità politica veniva dimenticata, di comune accordo, davanti alle portate e ai «petits vins d’Asti et de Barolo». Questa benevolenza naturale, che permette di sopire per un istante gli odi più esacerbati, è un carattere saliente dei costumi italiani, che sarebbe del tutto inconcepibile in Francia. Chi potrebbe infatti immaginare, a Parigi, i fierissimi antagonisti Jules Favre e Adolphe Granier de Cassagnac che, subito dopo essersi aspramente affrontati in una veemente lotta nell’agone parlamentare, si rechino a braccetto per cenare insieme al Café Durand? […]».

Friedrich Nietszche (1888) filosofo
“Torino ha un’aria vibrante e asciutta, pulita, niente provinciale, tranquilla, molto vasta, ricca di viali bellissimi….Che dignitosa, severa città! E la sera il tramonto dai ponti del Po è cosa stupenda! Con i suoi caffè, teatri. Torino impressiona perché ci si sente fluire la vita… La Mole Antonelliana l’edificio più geniale che è stato forse costruito per un assoluto impulso verso l’alto, non ricorda nient’altro se non il mio Zarathustra….. Torino la più piacevole di gran lunga, la più pulita, la più spaziosa città italiana”.

Consulta i pensieri di Nietszche su Torino, tratti dalle sue lettere: clicca qui.

Petr Cajkovskij (1878) musicista
“..rimasi assai stupito di finire in un eccellente hotel, di mangiare bene, di dormire magnificamente e passeggiare per una bella e originalissima città. L’originalità consiste in ciò che tutte le vie si aprono come raggi a mo’ di linee rette dal centro, cioè dalla piazza su cui sorgono il palazzo, la cattedrale e i migliori alberghi”.

 

 

 



Antonio Fogazzaro (1898) scrittore
“Quest’Italia manifatturiera viene a te per avere lustri, plausi, onori, piaceri”.

 

 

 

 

 

Giovanni Pascoli (1855-1912) poeta
“Torino prima di tutte! Ospitale a tutti gli esuli pronta ad ogni sacrificio….”

 

 

 

 



Kurt Seidel (1905) scrittore e giornalista
“E’ quieta ed elegante, un pochino civettuola come si addice ad una città di pensionati. Poco amante dello strepitio, degli scandali di mondanità. Predilige l’ordine e il senno. …..le vie centrali e il mantenimento dei suoi giardini le fanno onore… Torino è la più moderna e bella città d’Italia…dalla maestosa struttura medioevale delle torri di Palazzo Madama…. Torino ha il vanto di una orchestra che l’Europa musicale le invidia”.

Edmondo De Amicis (1846-1908) scrittore
“... girando per Torino si prova piuttosto un desiderio di vita agiata, senza sfarzo, d’eleganza discreta, di piccoli comodi e di piccoli piaceri, accompagnati da un’operosità regolare, confortata da un capitale modesto, ma solido, come i pilastri dei suoi portici, che dia la sicurezza dell’avvenire...”

 

 

Giovanni Giolitti
(1842-1928) cinque volte primo ministro
“E’ una città come una signora, che è stata ragazza alquanto vivace, al punto da dare non poche preoccupazione ai suoi, ma anche in età matura conserva un pizzico della civetteria di un tempo che non c’è più”.

 

 

 



Henry Bordeaux
(1928) dell’Accademia di Francia
“Città regolare effettivamente e monotona all’apparenza con palazzi solidi ed eleganti. Ma la storia vi parla ad ogni angolo di strada circondata dall’arco delle Alpi, la più bella muraglia naturale del mondo”.

 

 

 


 

Jean Giono (1951) romanziere
“Torino non ha alcuna volgarità. Le sue vie senza marciapiedi pavimentate a grandi lastre, sono palcoscenici di teatro. Le vecchie facciate di via Garibaldi, via Po, di piazza Vittorio Veneto non sono belle, ma si sente che dietro a loro ci si può permettere di drammatizzare, se si vuole, ed è una sensazione piacevole”.

 

 

 

 

 

Eugenio Montale
(1954) dal Corriere della sera
“A Torino tutto è un po’ sottovetro e l’inserzione del recente passato nella storia contemporanea non avviene saltuariamente come a Firenze, qui invece la capitale Torino regna ovunque e qui ogni apertura, ogni monumento “fa” vecchia stampa come non accade in altra città italiana se non per alcune reliquie romane o preromane. Gozzano ultimo poeta nostro di ispirazione locale, quasi comunale, Pavese che guarda i “paesi suoi” con occhio mitografo e di cercatore di leggende. E Torino dimostra la vitalità di un sottosuolo di cui sarebbe difficile oggi trovare l’eguale. Torino dal doppio aspetto provinciale ed europeo che domina tutte le manifestazioni della sua cultura”.

Le Corbusier (architetto svizzero 1887-1965)
“In tutto il mondo la città che ha la più bella posizione naturale è Torino”.

 

 


Riccardo Bacchelli (1891-1985) scrittore
“Torino mi piace, e mi piace il colore ferrigno e senza capriccio, su cui il sole d’autunno e d’inverno é così tenero. Ammiro le piazze severe, silenziose anche tra i rumori, e i palagi regali, e i grandi corsi... Vi sono cose al mondo che hanno stile e quelle che non l’hanno.... In bellezza molte città d’Italia abbondano più di Torino; in fatto di stile civico metterei Torino alla pari con qualunque altra; e per quella particolarità che è di non accivettare, di non chiedere e non dar confidenza, la metterei sopra le altre”

 

 

 

Henry James (1909) scrittore
In Italian Hours: "Entrare a Torino un bel pomeriggio d'agosto vuoI dire trovare una città di poportici, di stucco rosa e giallo, di innumerevoli caffè, ufficiali in calzoni blu, signore avvolte in quelle mantelle usate nell'Italia del Nord. [ ... ] Più tardi, sotto i portici, ritrovai più di un conoscente: ufficiali raggianti, a passo lento, in contemplazione della bellezza femminile; tranquilli damerini dai modi ur­bani, appena meno belli, con quella fede religiosa nei baffi e nelle pettorine che contraddistingue la belle jeunesse d'Italia; signore con il capo abilmente avvolto in pizzo spagnolo, ma con troppo poca arte - o troppa naturalezza quantomeno - nella zona del corpetto. [ ... ] Girovagai tutta la mattina sotto i portici traendone sufficiente gioia da prendere note dell'aria dolce, tiepida di quel locale colore delle cose così rotto e così armonioso al tempo stesso, e dell'andirivieni, delle fisionomie e dei modi degli eccellenti torinesi."

Guido Piovene (1963) scrittore
“Torino, francese, gesuita, padana, montanara; ma anche graziosa, vezzosa, leziosa.
Francese per la regolarità delle vie e delle piazze, palazzi, portici con predominio di un settecento aggraziato, ragionevole, un po’ pignolo. Il lato gesuitico porta con sé qualcosa di non proprio spagnolo ma spagnolesco. Le chiese e le cappelle della città. Un parroco giusto, sicuro, dovizioso ma senza ebbrezza, senza capriccio, teatralità. Uno stile formale per rendere onore a Dio, una religione intesa come serio dovere pubblico, convinta, discreta, piena di contegno.
Torino è forse la più ibrida delle città italiane e tutto sorge dall’interno dalla sua anima rigida, ma contraddittoria. L’ibrido di Torino si rispecchia nelle sue strade, nei negozi. Le pasticcerie, per cui Torino va famosa per oltre due secoli, tendono alla farmacia con un’austerità leggiadra. Il carattere ibrido (mai falso) del torinese si riflette sulla città, le dà una speciale attrattiva di scatola cinese che nessun’altra città possiede”.

 


Alberto Cavallari (1964) dal Corriere della Sera
“……questa città di celebri strade diritte, di piazze stupende è ormai arrivata al punto di trasformarsi. Si vuole l’autostrada Ceva-Savona per collegarsi al mare. Si vuole il traforo del Monte Bianco per offrire un corridoio diretto verso la Savoia. Il collegamento con la Svizzera ne farà una città chiave per l’Europa. Tutto ciò succede perché Torino ha esaurito i suoi vecchi profumi e i suoi recenti veleni, anche se stenta ad esaurire il carico delle proprie memorie. E’ stata la capitale di un regno, la capitale del comunismo nell’altro dopoguerra, nell’ultimo dopoguerra perfino la capitale dei divorzi. E questi motivi di celebrità hanno appannato la sua evoluzione degli ultimi anni. C’è un’aria di città facile, moderna, civile, ricca, rilassata. Come sono solamente certe città del Nord e con molte macchine, molti week-end in collina. Un’aria strana. Dice Valletta:” un’aria di civiltà socialdemocratica”. Aria di Nord civile e felice ed è giusto che pensi all’Europa”.

Pietro Ottone (1964) dal Corriere della Sera
“I torinesi diventati cent’anni fa marca di frontiera, tagliati fuori dalla grande politica nazionale, si sono chiusi in se stessi e hanno eseguito una tacita secessione spirituale. Così isolati hanno fatto cose magnifiche, il lavoro diventa quasi fine a se stesso, talvolta virtuosismo. (Aprilia, Flavia, San Paolo, Crt, e poi Assicurazioni Toro, Reale) Torino è uno dei massimi centri nazionali di assicurazione”.

Pietro Ottone (1969) dal Corriere della Sera
“Col trasferimento della capitale calò il sipario sulla vecchia Torino sabauda. Il circolo del Whist è il baluardo di questa società ripiegata sul passato e i soci vi trascorrono cupe serate discutendo le magagne dell’Italia meridionalizzata e imbastardita. Sbagliano coloro che dipinsero Torino mortificata e languente dopo toltole il governo…. Le passate avventure l’hanno avvezza a patire. Ostinata di vivere, assediata, invasa, calpestata, distrutta, sempre ella riesce a riprendersi e a risollevarsi….. I torinesi che producevano il vermut e cioccolato ora producono automobili, locomotive, macchine, strumenti di precisione. Si produce, ma non si progredisce. Gabriele D’Annunzio aveva scritto che gli abitanti di Torino erano raccolti sotto il segno di quella parola breve che nella Genesi fece la luce:” fiat lux et facta est lux nova” Torino capitale dell’automobile è una città prospera, ricca, con uno sviluppo vertiginoso. Lo si deve alla Fiat. Tutto è tenuto sottocontrollo, però. Ne consegue che Torino è una città dove si discute poco- Vivono uomini di gran valore. L’Università raccoglie filosofi insigni quali Abbagnano, Guzzo; storici quali Venturi, giuristi quali Allara, Grosso, Greco. La casa Editrice Einaudi di sinistra ha nobili tradizioni di indipendenza. Ma Giulio Einaudi dice che vive a Torino come in un’abbazia: in segregazione dal mondo. Uomini come Norberto Bobbio vivono appartati, sembra quasi che cospirino. Torino rimane senza guida. Manca il contatto fra le classi”.

Alexander Steen (2006) New York Times
“Torino è l’equivalente turistico della Lettera Rubata di Edgar Allan Poe: è un segreto ben custodito, lasciato lì in bella mostra”

Umberto Eco
(1932-2016) scrittore, semiologo
«Senza l'Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Senza Torino, l'Italia sarebbe molto diversa».

 

 

 

 

 

 

 

Wall Street Journal
“Elegante, perbene. Dietro quella facciata austera c’è una prorompente vitalità, un cuore pulsante creativo e frizzante che ne fa una città unica e diversa dal resto d’Italia”.



Pareri Negativi

 

Guglielmo VII
Marchese del Monferrato (1280)
Da un trattato stipulato nel 1280 in Porta Fibellona di Torino: “Figli del tradimento, perfidi torinesi”.

 

 

 





Giovanni Nevizzano, Professore di Leggi, avendo nel 1518 scritto un libro ove parlava piuttosto male delle donne torinesi, fu dalle stesse costretto al bando dalla Città e non vi potè rientrare se non facendo umiliante ammenda in una generale riunione del sesso femminile ala presenza delle Autorità Cittadine, stando ginocchioni, a mani giunte e portando in fronte questi due versi
"Villano, rozzo e incivile è chi parla con cattiveria di una donna
poichè sappiamo in verità che tutti da una donna nascemmo"

Michele Di Montaigne (1581) filosofo
“Turino, piccola città in sito molto acquoso, non molto ben edificata, né piacevole con questo che per mezzo delle vie corra un fiumicello per nettarle dalle lordure”.
“Allegri, dediti alle danze, d’acuto ingegno, ma neghittosi”

Leandro Fernandez De Moratin
(1760-1828) commediografo spagnolo
“La pianta della città è fra le più belle d’Europa. E’ un peccato che i grandi edifici siano in mattoni non imbiancati, Non ci sono edifici particolarmente decorati. Dove gli architetti hanno fatto qualcosa di diverso risultano stravaganti e di cattivissimo gusto”.




Donatien Alphonse François, marchese de Sade.
“Non esiste in Italia una città più regolare e più noiosa..”

 

 

 

 

 



Arthur Young (1789) scrittore inglese
“qualche viaggiatore ha indicato la via Po come la più bella della città. Vi corsi a precipizio…. E in verità non vidi nulla di bello. Essa è diritta, larga,. regolare. Due file di casupole di mattoni lo potrebbero essere ugualmente. Le case sono fatte di volgari mattoni…..hanno piccole e misere finestre….: i portici, ne distruggerebbero la bellezza se davvero ve ne fosse; le arcate sono stuccate, il che forma una linea bianca; al di là non si vedono che miserevoli negozi ingombri di ogni sorta di mobili……In una parola, a Londra si possono vedere cinquanta strade incomparabilmente più belle di questa”

Monsignor Angelo Peruzzi – Vescovo di Sarcina
“Due chierici in ogni chiesa per cacciare i cani con un flagello e si provvedano scope per pulire le chiese lorde di immondizia. Si separino gli uomini dalle donne siccome vi è gente tanto scostumata che reca oltraggio alle donne.Si facciano ingressi separati con la scritta: per qua entrano gli uomini, per qua entrano le donne”

Gustave Flaubert (1845) scrittore
“Torino è la città più noiosa del Mondo con Bordeaux e Yvetot”.

Daniel Stern, pseudonimo di Marie D’Agoult,
(1805-1876) scrittrice francese:
“I turisti non parlano o parlano con sprezzo di questa piccola capitale di un piccolo regno, mestamente situata ai piedi delle nevi, sotto un cielo piovoso, e di cui la simmetria fredda e grave non ha nulla di italiano…. Un popolo taciturno e senza fisionomia, a cui canto e riso sembrano sconosciuti, ce n’è abbastanza per spiegare la delusione dei forestieri…. Nulla che stimoli la curiosità in questa città senz’arte e quasi senza storia; nulla che seduca l’immaginazione”.

William De La Rive (1863) Scienziato
” Mi rammento l’impressione malinconica che provai quando per la prima volta vidi Torino, fredda di struttura e di apparenza cupa, negletta, silenziosa……Il carattere impresso dalla storia non si cancella in un giorno né dalle mura né dai costumi….Anche oggi che la libertà l’ingrandisce e l’anima, Torino, asilo di soldati e luogo di sosta di una sovranità militare, ha conservato qualche cosa dell’aspetto rigido di una fortezza”.

Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873) scrittore
“L’architettura ci si trova come Cristo legato alla colonna per ricevervi battiture, .... una casa pare riflessa da cento specchi le abbiano posto intorno;……..ho temuto che mettessero su a Torino una Società in accomandita per fabbricare uomini e donne come a Norimberga i burattini tutti di un conio……”

Massimo D’Azeglio
(1798-1866) politico, scrittore, pittore
“Ogni volta che arrivavo a Torino sempre più spiccato m’appariva il confronto fra la vita torinese e milanese. Quell’abuso di regolarità, di formalità, di distinzioni sociali, di gesuitismo; quella mancanza assoluta di ogni sintomo di energia e di vita che m’opprimeva, non poteva essere conpensato nemmeno dal piacere di rivedere tanti amici e parenti che vì avevo, e dall’incanto che più o meno hanno gli oggetti, le mura, l’aria che vi han visto nascere.Mi ci sentivo alla lettera soffocato. Ed io, un odiatore di professione dello straniero, lo dico colla confusione profonda, se volevo tirar il fiato, bisognava tornassi a Milano”.

Francesco De Sanctis
(1817 - 1883) critico e storico della lettteratura
“…qui è il Giappone; non vi è orma di vita intellettuale: io mi ci sento impaludare”.

Paul Valery (1871-1945) scrittore francese
“L’aspetto appare freddo e inconsueto, le strade hanno una specie di regolarità senza magnificenza”

Giovanni Agnelli
(1921-2003) industriale
“Nulla è più noioso che guidare una grande società in una città come Torino”

 

 

 

 

 



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