Atlante di Torino
Paleografia Diplomatica Sabauda |
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La paleografia è la disciplina che studia la storia della scrittura, specialmente quella manoscritta. Si riferisce all'arte di leggere, interpretare e spiegare le scritture antiche e di saperne riconoscere l'autenticità. Con la seguente nota Giuseppe Fea, un archivista autore nel 1850 di un "Cenno Storico sui Regi Archivi di Corte", ricordava l'istituzione di quella che continua oggi ad esistere e ad essere attiva con il nome di Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell'Archivio di Stato di Torino: "Si stabiliva nel 1826 in questi Regi Archivi una Scuola di Paleografia e con patenti 3 marzo si dava il titolo e grado di intendere all'avvocato Pietro Datta incaricandolo di fare la scuola suddetta..". L'avvocato Datta, otto anni più tardi, pubblicò uno studio sulla paleografia dei documenti di Casa Savoia, risalendone alle origini e dettagliandone le derivazioni. In questa pagina proponiamo un breve riassunto di questo studio corredato da alcuni documenti esplicativi e dalle firme autografe di principi e sovrani di casa Savoia (da Lodovico fino a Vittorio Emanuele II) |
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Prima del XII tutti i documenti venivano redatti su pergamena. |
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Scrittura Merovingica: diploma di Carlo re di Francia confermante la fondazione della Badia di Novalesa - anno 774. | ||||||||||||||||||
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Scrittura Longobarda: concessione in enfiteusi fatta dall'arciprete Adelassio d'Asti - anno 876 | ||||||||||||||||||
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Scrittura Longobarda: donazione di Gottofredo alla chiesa vescovile d'Asti - anno 996 | ||||||||||||||||||
Scrittura Capeziana: donazione del conte Umberto alla Canonica d'Aosta - anno 1040 | ||||||||||||||||||
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Scrittura maiuscola in idioma sardo: Torbeno giudice permette alla sua genitrice Nibatta di disporre di due case - secolo XIII | ||||||||||||||||||
I primi documenti ufficiali presentano come firma dei sovrani una o più croci unite insieme con la formula "signum manus, manus o minibus" . Non compare mai, quindi, una firma di loro mano. La donazione che la contessa Adelaide fece nel 1075 al monastero di Santa Maria di Pinerolo non è firmata ma riporta linee tagliate da una terza con la formula "signum manu infrascripta Adalaxia cometissa que hec carta offersionis fieri rogavi ut supera". La contessa Matilde per firmare si serviva di un timbro con la scritta (ai quattro lati di una croce) Matilda Dei gratia, si quid est. Dal secolo XII al regno del duca Lodovico le carte non furono nè sottoscritte nè segnate, ma compilate integralmente per mano del notaio la cui sottoscrizione certificava la loro autenticità (persino le dichiarazioni di guerra, i trattati politici e le divisioni dei domini venivano sottoscritte solo dai notai). Invece la firma del principe, da Ludovico a Carlo III, appariva spesso nei diplomi più importanti. In caso di assenza del notaio faceva fede il sigillo del principe. La prerogativa di creare notai venne concessa dall'imperatore a Tommaso (1178 - 1233) principe guerriero, che regnò nel secolo XIII . L'imperatore ricambiò la fedeltà di Tommaso nominandolo vicario del Sacro Romano Impero (col diritto quindi di creare notai). Il duca Amedeo VIII (1383 - 1451, dal 1439 al 1449 antipapa, con il nome di Felice V) stabilì che per diventare notaio fosse necessario un esame, l'età minima di vent'anni "Probità di costumi e massima prudenza" |
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Le Firme dei principi di Savoia: | ||||||||||||||||||
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Sigillo del Conte Verde, dal libro di Luigi Cibrario, Domenico Promis, Sigilli dei Principi di Savoia, Caula Editore Torino 1834 |
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![]() Normalmente i sigilli rappresentavano lo stemma del Principe, ornato a volte con segni arbitrari, secondo l'uso del tempo, il gusto del Principe e l'abilità dell'intagliatore. I sigilli piccoli erano sigilli segreti usati soprattutto come controsigilli. Essendo apposti in mancanza della firma del Principe, erano quindi necessari per convalidare l'autenticità del documento. Per ostacolare i falsari venivano apposti i controsigillli che venivano apposti sul retro del sigillo stesso. Chi custodiva i controsilìgilli non era mai lo stesso che conservava i sigilli (solitamente il segretario). Abitualmente il sigillo veniva apposto alla fine del documento sulla destra; in mezzo se usciva pendolante dal foglio. In caso di più sigilli il più importante veniva posto al centro, oppure primo a sinistra. La cera usata era gialla, nericcia, verde, poi dopo la metà del secolo XIII sempre rossa. |
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Sigillo equestre coll'aquila di Filippo I (1264 - 1334) conte di Savoia | ||||||||||||||||||
![]() Di forma ovale era il sigillo di Tommaso, figlio del principe Filippo d'Acaja. Solitamente i sigilli dei Savoia erano penduli fuori dal foglio, legati con un nastro di seta o un filo colorato. Verso la fine del XV secolo i sigilli erano di quattro classi "primum ad equum (per i documenti più importanti), secundum banderiae (controsigillo), tertium audientiarum (per la giustizia) et quartum huiusmodi cancelleriae oficio ordinarium (per la cancelleria)", cui se ne può aggiungere un quinto, il signeto o sigillo segreto del principe. |
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Sigillo equestre con la croce bianca di Amedeo V conte di Savoia. Il sigillo magnum oppure primum ad equum è il più maestoso usato dai Savoia. Rappresenta un cavaliere arrmato di tutto punto, col cavallo ornato di gualdrappe dello stemma gentilizio con la croce. Era usato per i documenti più importanti. Venne utilizzato per la prima volta nel 1357 quando Amedeo VI rinnovò i privilegi per la città di Susa. | ||||||||||||||||||
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Sigillo inquartato del re Carlo Emanuele III | ||||||||||||||||||
Bibliografia: Lezioni di paleografia e di Critica Diplomatica sui documenti della monarchia di Savoia - Pietro Datta , Giuseppe Pomba - Torino, 1834. |