Atlante di Torino



 

Cliccare sulla mappa sottostante (nelle zone evidenziate in arancione) per gli approfondimenti relativi alla zona prescelta
(lasciando il puntatore sull'immagine compare la scritta di riferimento) :

 

Paolo SacchiIl pittore oniricoCaffè ElenaPalazzo Birago di VischeLe Sacramentine il Moschino Palazzo Nuovo



I numeri dei titolini corrispondono a quelli dei rispettivi isolati sulla mappa di riferimento qui in alto
(cliccare sulle immagini - dove appare la manina al passaggio del mouse - per ingrandirle)
attendere il caricamento completo - per una migliore consultazione le immagini sono grandi:



La chiesa di S.Marco disturba il passaggio
A sinistra del ponte di piazza Vittorio, c’era una chiesetta intitolata ai SS. Marco e Leonardo (è visibile nell'immagine qui sopra - del 700 - al fondo del ponte, sulla destra) ricostruita dai Barrachi potenti cittadini nel 1333. Nel 1351 il principe d Acaia la distrusse perchè da quella si poteva controllare il ponte, in cambio diede a Francesco Barraco 100 fiorini d’oro perchè edificasse un’altra cappella di S. Leonardo dentro le mura. La chiesa del ponte fu riedificata molto più tardi, divenuta parrocchia estendeva la sua giurisdizione sul borgo di Po a destra ed a sinistra del fiume e su otto isole all’interno della città. Rifatta nel 1740 secondo i disegni dell'architetto Bernardo Vittone fu definitivamente distrutta nel 1811 perchè avrebbe impedito la via al nuovo ponte di pietra.

image-1825 - Il generale polacco di Garibaldi
In via Montebello 17 morì il conte Alessandro Isenscmid de Milbitz, generale, esule polacco, che combattè tutte le guerre d’Indipendenza con Garibaldi.








826 - Il pittore onirico
Il pittore Enrico Allemandi (1910-1984) abitava in via S. Ottavio 27. Nel 1929 appartenne al gruppo del secondo futurismo torinese, con Nicola Diulgheroff e Farfa, in seguito le sue opere ebbero uno stile più personale, enigmatico e misterioso, definito onirico.

image-1image-1Il teatro-circo Vittorio Emanuele
In via Rossini 15 aveva sede il teatro Vittorio Emanuele costruito nel 1856 come Regio Ippodromo Vittorio Emanuele II, "circo stabile" di proprietà della corona, e destinato all'arte equestre. Dal 1872 viene riservato prevalentemente all'attività concertistica. Ha poi subito nel corso degli anni numerosi interventi di restauro e ampliamento fino ad assumere l'attuale conformazione. Acquistato dalla RAI nel secondo dopoguerra, ospita dal 1952 i concerti dell'Orchestra Sinfonica di Torino della RAI, sostituita, nel 1994, dall'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.

image-1Auditorium RAI Toscanini
Sorge dove c’era il Teatro Vittorio Emanuele, che dal 1856 ospitava rappresantazioni equestri ed era un luogo di ritrovo alla moda (Edmondo De Amicis lo cita nel libro "Cuore").
Dal 1872 venne utilizzato solo per le stagioni concertistiche e fra i musicisti si ricorda la presenza di un giovane violoncellista di nome Arturo Toscanini.
Nel secondo dopoguerra fu acquistato dalla RAI come sededell'Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, divenuta del 1994 Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.
L'edificio venne completamente ristrutturato su progetto dell'Architetto Carlo Mollino, per la sala, e di un gruppo di architetti coordinati dall'arch. Aldo Morbelli per il corpo nuovo, ingresso ed uffici.
L'inaugurazione avvenne il 16 dicembre 1952 con l'esecuzione della Nona Sinfonia di Beethowen con la direzione di Wilhelm Furtwängler.
Il grande organo da concerto che si vede sulla parete di fondo venne realizzato dalla ditta Tamburini nel 1953 e dotato di una consolle a 4 tastiere trasmissione elettrica ai corpi sonori. Durante i lavori di ristrutturazione, lo strumento è stato integralmente smontato e depositato in un magazzino ma al termine dell'intervento non è più stato ricollocato, a eccezione delle canne mute di facciata che continuano a campeggiare con una funzione esclusivamente scenografica.
A tutt'oggi l'organo attende un complessivo restauro e la sua definitiva risistemazione in questa sede.
L'edificio dove ogni anno si svolge una stagione sinfonica è dotato di un impianto di ripresa radiotelevisiva che permette la trasmissione in diretta dei concerti, il 4 ottobre del 2007 l'Auditorium è stato dedicato al Maestro Arturo Toscanini nel 50° anniversario della morte

image-1La prostituta uccisa e nascosta sotto il letto
Il 15 gennaio del 1969 una giovane prostituta di 25 anni, Franca Anselmino, venne uccisa nel suo alloggio di via Gaudenzio Ferrari 2, ricavato da un ex negozio.
Il cadavere, nascosto sotto il letto, è stato scoperto qualche giorno dopo il fatto dal marito che, anche se separato e a conoscenza dell'attività della moglie, ne era ancora innamorato, al punto di tentare subito il suicidio, cercando di gettarsi sotto un tram, ma è stato fermato in tempo.
Le indagini condotte dal capo della squadra mobile, dottor Montesano, portarono subito all'arresto del colpevole, Marco Piazzo, amante e sfruttatore della vittima, che venne condannato a 30 anni.

image-1image-1828 - La Mole Antonelliana
Federico Nietzsche: ”Non ricorda null’altro che il mio Zarathustra”.
Il terreno su cui sorge era uno dei bastioni della città demolito, con il resto delle fortificazioni, per ordine di Napoleone all’inizio ‘800.
L’architetto Alessandro Antonelli (1798-1888) vi lavorò fino alla sua morte: una carrucola lo issava, quasi novantenne, a diverse decine di metri d’altezza per verificare personalmente lo stato dei lavori. L’opera fu portata a termine dal figlio Costanzo.
Inizialmente era destinata a diventare il tempio ebraico. Il Progetto subì numerose modifiche passando dagli originali 47 metri di altezza agli attuali 167.
La Comunità Israelitica nel 1877, per i costi elevati, la cedette ancora in costruzione, al Comune, ottenendo in cambio il terreno di via Pio V dove poi sorse l’attuale Sinagoga.
image-1Completata nel 1900, nel 1902 un temporale abbattè la statua alata sulla cima, sostituita poi da una stella nel 1961.
Nel 1903 un meccanico di 25 anni si suicidò gettandosi dalla balconata.
Nel 1908 ospita il Museo del Risorgimento.
Nel 1953 un violento nubifragio abbatté 47 metri della sommità della guglia. I lavori di ricostruzione si conclusero nel 1961 per le celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia; per l’occasione fu inaugurato un ascensore panoramico con dispositivo di sollevamento a funi.
Fino al 1930 è stata la costruzione in muratura più alta d’Europa.
Sede di mostre temporanee, nel 1996, è stata riconvertita e ora ospita il Museo Nazionale del Cinema.

828 - Un edificio per raggiungere Dio
Il Rabbino capo della comunità ebraica di Torino commentò sagacemente i continui cambiamenti del progetto dell'Antonelli che prevedevano una costruzione sempre più alta: "Volevamo solo una stanzetta, un luogo per pregare Dio, non un edificio per tentare di raggiungerlo!".

Leggi: La Mole spezzata e ricostruita

 

image-1La statua del Genio Alato
Collocata sulla punta, venne abbattuta probabilmente da un fulmine durante un nubifragio nel tardo pomeriggio 11 agosto 1904, rimanendo però in bilico sul terrazzino sottostante, la statua fu conservata all'interno della Mole e viene, ancor oggi, erroneamente scambiata per un angelo.
Nel 1906 al posto del Genio fu posta una stella in rame a 5 punte del diametro di 4 metri e fu anche una delle prime costruzioni illuminate di notte con lampade a gas e nel 1908 divenne sede del museo del risorgimento.
Nel 1931 e negli anni successivi furono eseguiti rinforzi in calcestruzzo armato per sicurezza.
Dopo il trasferimento del Museo del Risorgimento a Palazzo Carignano la mole fu usata solo per mostre estemporanee.
Durante la seconda guerra mondiale fortunatamente si salvò dai bombardamenti, in particolar modo quello del 6 dicembre 1942 quando venne colpito l’antistante Teatro Torino sede dell’auditorium dell’EIAR.

 

 

 

 

 

 

image-1828 - La stella sulla Mole
Dopo il violento nubifragio che fece crollare una parte della guglia nel 1953, le «Officine Savigliano» ebbero l’incarico di progettare la ricostruzione degli ultimi metri della Mole (per quanto riguarda le parti metalliche) e Giuseppe Perottino diresse la costruzione della stella, salendo per 165 metri e inaugurandola il 31 gennaio del 1961 durante uno degli eventi delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia.
Giuseppe Perottino ha realizzato anche il Palazzetto dello Sport di parco Ruffini (altra costruzione legata alle celebrazioni di Italia ’61).

 

828 - Lo speaker partigiano per la radio fascista
Nel periodo della Repubblica Sociale, un’emittente fascista trasmetteva dalla Mole . Il futuro attore Raf Vallone si era fatto assumere come annunciatore, ma militando nelle fila di “Giustizia e Libertà” infilava nei suoi annunci alcune frasi in codice destinate appunto alla Resistenza.

828 - La professoressa del Museo del Cinema
L’idea di organizzare un Museo del Cinema venne nel 1941 a un’ insegnante di lettere, Maria Adriana Prolo (1908-1991) detta “Madama Pelicula nel balôn” o “La congelata della mole”.
Buona parte del materiale iniziale era di sua proprietà. Già nel 1942 era stato presentato il progetto per ospitare il Museo nella Mole.
Dopo la Guerra, causa il tornado che lesionò l’edificio l’esposizione venne allestita a palazzo Chiablese (1958). Chiuso per motivi di sicurezza nel 1983, riaprì nel 1999 nella sede attuale.

 

 

 

 

image-1image-1image-1830 - Palazzo Nuovo
Costruito in acciaio e vetro da un gruppo di architetti di cui faceva parte anche Guido Levi Montalcini. Ha l’ingresso principale in via San Ottavio 25.
Dal 1968 ospita le facoltà universitarie di indirizzo umanistico.
Usualmente viene chiamato palazzo Nuovo.




833 - La casa del Presidente
Al n. 7 di via Pescatori (Matteo Pescatore) abitò Francesco Crispi (1819-1901) per due volte Presidente del Consiglio.

Passaggi segreti
Progettata dall’Antonelli, la casa triangolare detta “Fetta di Formaggio” (all'incrocio di via Verdi, via Vanchiglia e corso San Maurizio) venne costruita nel 1832 dal Marchese Carlo Emanuele Birago di Vische. Vi abitò Vincenzo Vela. Tramite gallerie sotterranee, a livello degli infernotti (secondo piano sotto il livello stradale), è collegata con la Fetta di Polenta. Le gallerie (segrete all'epoca della costruzione) erano state realizzate come vie di fuga : si dice siano servite a tale scopo quando le cantine dei due palazzi venivano utilizzate per riunioni della Carboneria, in epoca risorgimentale.

 

 

 

 

image-1Il borgo della mala
Il Moschino, nell’ottocento era la zona pià malfamata della città, descritta da Piero Soria nel romanzo “La primula di Cavour”: “Si allungava sul Po. Alla sinistra della piazza Vittorio Emanuele. Fino oltre la strada di San Maurizio. In un intrico fittissimo di viottoli melmosi, in cui l’acqua del fiume filtrava senza posa. Creando pozze e ristagni maleodoranti. Che richiamava tutti i ditteri di Torino. Per questo il popolino l’aveva chiamata la contrada del Moschino...”.
A fine secolo Antonio Bruno, detto il “Cit” era un capobanda tra i più pericolosi del Moschino. Fu sorpreso dal super poliziotto Domenico Cappa nel suo covo di via Della Rocca, dove la banda faceva credere di riunirsi in una Loggia Massonica. Riuscì a fuggire con i suoi complici, ma venne poi catturato, sempre dal Cappa, nell’Albergo del Cavallo Grigio, in via Roma (vecchia) 38.
Dopo l’abbattimento del Moschino nel 1872, la criminalità che vi risiedeva si trasferì nella zona di Porta Palazzo e di Borgo Vanchiglia.

image-1image-1Borgo Moschino
Oltre la porta Eridana, al fondo dell’attuale piazza Vittorio a ridosso del fiume un fitto intrico di viottoli fangosi, in cui l’acqua del fiume filtrava creando pozze maleodoranti che attiravano miriadi di insetti. Per questo era stato ribattezzato contrada del Moschino. Era la zona più malfamata della città , base di varie bande di delinquenti denominate “Coche” . Fu definitivamente raso al suolo nel 1872.
Più a monte sorgevano le case di pescatori e traghettatori.



image-1image-1834 - Palazzo Birago di Vische
Intorno al 1830 la parte settentrionale dell’isolato di S. Valeriano apparteneva al Comune e veniva usata come “mercato dei commestibili”.
Nel 1840 venne diviso in due lotti, quello occidentale fu acquistato dal marchese Carlo Emanuele Birago di Vische, che fece progettare all’architetto Antonio Talentino un palazzo, nell’attuale via Vanchiglia 6, in gran parte d’affitto, con un cortile d’onore e due cortili di servizio, fronti esterne ed avancorpi con grandi lesene e mezze colonne corinzie.
Qui abitava il sacerdote Don Margotti (giornalista dell’Armonia, foglio cattolico polemicamente anti-governativo.) che il 27 gennaio 1856 davanti al portone venne assalito a bastonate. Succesivamente il palazzo è stato restaurato dall'Associassion Piemontéisa che vi ha stabilito la sua sede. Nel settembre del 2016 l'associazione (che, tra l'altro, dal 1971 organizzava il Farò di San Giovanni) è stata sfrattata e la sua biblioteca di 18 mila volumi sul territorio e sulla lingua piemontese è rimasta senza casa.

834 - Cesare Lombroso
Dal 1880 al 1886 la famiglia di Cesare Lombroso, il padre dell'antropologia criminale, abita al terzo piano di via Vanchiglia 6.

835 - Casa Debenedetti
In corso San Maurizio 52 abitò Giacomo Debenedetti, 1901-1967, fecondo critico e scrittore.
Fu uno dei primi estimatori di Marcel Proust e della Psicanalisi.

 

 



 

image-1835 - La casa degli spiriti
In una cantina di via Bava 6, nel novembre del 1900, avvenivano strani fenomeni: a quanto pare degli oggetti si muovevano da soli. Cesare Lombroso in persona si interessò di questi fatti: si fece rinchiudere nella cantina e, dopo avere verificato che non ci fossero trucchi, affermò che effettivamente aveva visto bottiglie muoversi da sole e frantumarsi con violenza contro i muri. Alla fine si arrivò ad una spiegazione razionale, anche se non proprio in linea con i tradizionali canoni scientifici: la colpa era di un giovane garzone dell'osteria soprastante che avrebbe scatenato forze inconsce presenti negli adolescenti in determinate circostanze emotive.
Una volta licenziato, i fenomeni cessarono.



Il caffè di Cesare Pavese
L'antico caffè Elena, in piazza Vittorio Veneto 5, era il preferito da Cesare Pavese.

image-1image-1837 - Il martellatore
Enrico Ballor, 27 anni, fu uno dei primi serial killer. Nel 1901 uccise con un martello lo zio in corso Vittorio Emanuele 16, la portinaia di via Magenta 5 e due donne al circolo Caprissi di piazza Vittorio 19 dove, dopo il delitto, stupra la più giovane. Il suo caso fu studiato personalmente da Cesare Lombroso.

 

 

 

 

 





image-1image-1837 - La taverna futurista
In via Vanchiglia 2 venne inaugurata la Taverna Futurista SANTOPALATO con la partecipazione di Fillia e Marinetti, caposcuola di questa corrente d'avanguardia dell'inizio del novecento.

 

 

 


838 - Una donna di malavita
Nel 1905 Felicita Destefani secondo i rapporti di polizia “donna di malavita” denuncia al commissariato Vanchiglia il suo ex amante, Paolo Lana per minacce. Visto che il Lana abita in piazza Vittorio 21 le dicono di rivolgersi alla Sezione Po. Lei rinuncia, sei giorni dopo in via Santa Giulia, davanti alla chiesa omonima, il Lana la uccide a coltellate.

838 - Il poeta romantico
Al n 23 di piazza Vittorio abitò Giovanni Prati (1814-1884) poeta romantico.

 

 

 

 


image-1840 - Prime note via radio
Nel negozio di pianoforti “Chiappo”, in piazza Vittorio angolo via Bonfous, nel 1928, fu effettuata la prima trasmissione radiofonica di musica leggera in Italia. Nello stesso isolato, nella casa della famiglia Caranti Suaut, nel 1832 era stato effettuato il primo esperimento di illuminazione a gas.


 

 

 

 

 

 

 




840 - La casa del Professore
Luigi Schiapparelli (1815 - 1897) professore di storia antica, membro dell'Accademia delle Scienze, abitava in piazza Vittorio 18.

841 - La strage del 1° maggio
Il 1° maggio 1971 in piazza Vittorio 24,la città è scossa dalla notizia di un triplice omicidio al caffè Flora in piazza Vittorio. Si pensa a una questione politica, ma presto viene arrestato l’assassino che aveva colpito per un regolamento di conti tra appaltatori edili legati alla malavita calabrese. L’omicida, Carmelo Manti, condannato a 30 anni commentò: “Io mangerò del pane ancora per 30 anni, loro mangeranno la terra per l’eternità”

 

 

 

 

 

 

842 - Scherma e Beneficenza
Al n.14 aveva sede la Società di Scherma e di Beneficenza della Guardia Nazionale, nata nel 1850.

843 - L’ambasciatore americano
Nel 1852 l’ambasciatore degli Stati Uniti era George Perkins Marsh che risiedette in in via Della Rocca 12. Abitò anche in via Teatro d’Angennes (principe Amedeo) e all’Albergo Inghilterra (di fronte alla chiesa di S.Teresa) per la difficoltà di trovare un alloggio. Sua moglie, Caroline, scrisse un dettagliato diario della sua esperienza torinese: “Affittare una casa a Torino è impresa altrettanto formidabile che la conquista di Vicksburg”.


 

image-1843 - Il palazzo della Moda
L’edificio di via della Rocca 5 e 7 fu sede del Ministero degli Esteri, dopo il trasferimento della capitale a Firenze fu acquistato dalla famiglia Thaon di Revel.
Attualmente ospita l’Istituto statale d’Arte per la Moda e il Costume.


Qui sotto alcuni esempi dei vestiti del XIX secolo:

Dama in abito di corte
Dama borghese
Madamin - signorina
Rosina - ragazza di servizio


Come vestivano secondo le professioni:

Venditore di trifole e pescivendole
Brentatore, mercante di vino
Panettiere, serva
Fioraie


image-1Piazza Vittorio
Il fondo della piazza, verso il Po, è aperto sulla collina e la particolare costruzione delle case (dell’architetto Giuseppe Frizzi ) serve a mascherare il dislivello di ben 7,19 metri tra l’imbocco di via Po e il fondo della piazza.
Per le nozze di Vittorio Amedeo di Savoia si eressero impalcature in grado di ospitare settantamila persone.
Al n. 19 la sede del grande Oriente d’Italia (Massoneria) che fu ricostituita da Cavour. Ai n. 20-24 il vecchio Magazzino del Sale. Nel 1837 fu sede del primo esperimento di illuminazione pubblica.
Al n. 12, nel 1857, vi morì Alessandro Paravia, esule dal Veneto, erudito professore all’Università.
Nel 1886 fu teatro di un delitto misterioso: Anna Biglione venne strangolata da uno sconosciuto.
Nella seconda metà dell’ottocento ospitò a partire del 1868 le cinque grandiose feste di Carnevale denominate Giandujeide.

Le immagini di piazza Vittorio dal 1682 ad oggi

 

 

 

 

 

 

 

 

Le immagini di piazza Vittorio al tramonto (ora blu)

 

 

 

 

 




image-1La festa per lo Statuto
Il 10 maggio del 1853, piazza Vittorio Emanuele (ora Vittorio Veneto), ospitò lo spettacolo pirotecnico raffigurato in questa tempera di Carlo Bossoli, per la conclusione delle feste annuali in commemorazione dello Statuto. La luce bianco-rossastra dei fuochi e della colonna di fumo si spande sulla folla e sulle architetture lasciando intravedere nello sfondo l'imponente facciata posticcia della Gran Madre. Lo Statuto del Regno o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848 (noto come Statuto Albertino), fu la costituzione adottata dal Regno di Sardegna il 4 marzo 1848 a Torino. Nel preambolo autografo dello stesso Carlo Alberto viene definito come «legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia sabauda». Il 17 marzo 1861, con la nascita del Regno d'Italia, divenne la carta fondamentale della nuova Italia unita e rimase formalmente tale, pur con modifiche, fino all'entrata in vigore della Costituzione, il 1º gennaio 1948. Il quadro è alla GAM.

image-1image-1Centomila persone in piazza per i Congressi Eucaristici
Nel 1922 e nel 1953 è stato organizzato in città il Congresso Eucaristico che ha visto in entrambe le occasioni oltre centomila persone riunite in piazza Vittorio.

 

 

image-1

 

 

 

 

 

 

image-1L'altare più grande del mondo
Per la celebreazione del XIV Congresso Nazionale Eucaristico, il 13 settembre 1953, venne realizzato in piazza Vittorio l'altare più grande del mondo, per la messa cui presenziarono oltre centomila persone.

 

 


844 - La casa dell'eroe
Il 20 maggio 1884, in via Bonafus 9, morì Paolo Sacchi che con il suo eroismo salvò buona parte della città quando esplose la polveriera di Borgo Dora nell'aprile del 1852.





Battaiuola
Fino alla prima metà del 700, fuori dalla porta di Po, era in voga la “Battaiuola” si fronteggiavano a colpi di pietra i rappresentanti di due rioni. Iniziavano i bambini, con piccole pietre, per aumentare sia l’età dei belligeranti che la dimensione dei proiettili. Durava fino a che una parte si ritirava. Ai prigionieri venivano rasati i capelli.
Fu soppressa perchè causava troppi danni ai partecipanti.

image-1Macello
In via Matteo Pescatore 7 gli ex Macelli di Po attivi nella prima parte dell’800.
Nell'immagine superiore: il Toro che campeggia sul portone d’ingresso.



















image-1Le Tampe dei tintori
Il fondo di via Maria Vittoria, verso il Po, si chiamava via dei Tintori e dei Lavandai per il fatto che era sede di varie “tampe” dove si svolgevano queste mansioni. Intorno al 1850 queste case vennero abbattute.



image-1image-1Murazzi
Furono progettati da Carlo Mosca (1830) e completati (1873) da Tommaso Perinetti, architetto igienista, che aveva gà realizzato la via Diagonale (via Pietro Micca).
Qui sotto li vediamo in corso di realizzazione.



image-1La maledizione della navigazione sul Po
Nel 1935, sul Po, venne varata la motonave “Vittoria!”. Si trattava della motonave “Fiorenza" già utilizzata dal 1932 a Firenze, sull'Arno, poi acquistata dal colonnello Amedeo Sacerdote che la fece rimontare al cantiere dei Bagni Lido Savoia (poco lontano da piazza Zara).
La navigazione sul Po era già stata organizzata in occasione dell’Esposizione del 1911. La “Vittoria!” aveva una stazza di 300 tonnellate e poteva ospitare ben 300 passeggeri. A bordo c’era un bar-ristorante e un’orchestrina allietava i passeggeri.
Navigò per tre anni partendo dai Murazzi fino a Moncalieri. Nel 1938 la navigazione venne sospesa e la motonave venne ormeggiata stabilmente ai Murazzi, trasformata in caffè-ristorante galleggiante.
Ma l’iniziativa ebbe poco successo e la nave, praticamente abbandonata, divenne preda dei ladri, che vi asportarono arredamenti e suppellettili. Per questo il colonnello Sacerdote fece smontare e vendere i motori, cedendo lo scafo a Giacomo Massano, proprietario dei Bagni Diana in Corso Moncalieri che a sua volta lo vendette all’appaltatore del traghetto di Settimo Torinese. Questi voleva uno scafo grande per sostituire il barcone ormai vecchio e deteriorato che a quei tempi traghettava persone e merci tra le due rive del fiume. Però bisognava far arrivare la “Vittoria!” a Settimo, superando la diga Michelotti.
Si pensò di sfruttare una grossa piena, che alzando il livello del fiume, avrebbe consentito di superare l’ostacolo. Così il 2 maggio 1940, dopo diversi giorni di pioggia, si tentò il passaggio. Con l’equipaggio a bordo, la “Vittoria!” si mosse verso Settimo scortata da una chiatta e da vari barcaioli. Ma anziché superare la diga, la “Vittoria!” vi si incagliò; ogni tentativo di liberarla fu inutile. La corrente infine ebbe la meglio spingendola oltre lo sbarramento, non senza provocare diversi squarci allo scafo che iniziò ad affondare. La motonave ingovernabile, andò a sbattere violentemente contro uno dei piloni del ponte Regina Margherita, provocando ulteriori danni e sbalzando in acqua gli uomini che erano ancora a bordo. La corrente la spinse ancora avanti per un chilometro, fino all’altezza dell’odierna passerella di piazza Chiaves, dove affondò. Nel corso della piena del 1992 i due battelli in servizio all'epoca resistettero alla forza delle acque, saldamente ormeggiati ai Murazzi. Non hannno avuto ugual sorte ValentinoII e Valentina II in occasione della piena del novembre 2016: strappati gli ormeggi si sono schiantati contro il ponte della Gran Madre, Valentina è affondata, mentre Valentino ha riportato gravi danni.
Vittima della stessa piena è stato il battello- ristorante "Genna" affondato all'altezza di corso Galilei dove era stabilmente ormeggiato.

Vedi i battelli utilizzati per la navigazione sul Po dal 1884 al 2016

Murato vivo
Poco lontano dalla vecchia chiesa di S.Lorenzo c’era la casa del recluso cioè una cella dove un devoto si era falto rinchiudere e murare per vivere e morire in volontaria prigione facendo penitenza dei propri e degli altrui peccati. Una finestrella permetteva di passargli il cibo procurato dalla carità pubblica.

image-1Idroscalo
L’idroscalo sul Po fu il primo aereoporto cittadino. Il 1°aprile 1926 venne inaugurata la prima linea aerea italiana, la Torino-Pavia-Trieste con voli giornalieri di 5 ore. Il biglietto costava 300 lire (195 Euro). La partenza era all’idroscalo sul Po, al Valentino, dove era stato costruito un hangar in cemento e vetro, poggiato su pilastri alti 5 metri, sulla sponda sinistra del fiume, all’altezza del ponte Isabella. Il percorso di circa 600 chilometri veniva coperto in quattro ore e mezza. Ogni volo poteva ospitare 5 passeggeri. Nel 1926 furono 979 in totale.

 

 


Passeggiata elegante sul PO, siamo nel 1907

Vedi la panoramica aerea della Sezione Po

 

 

 

 

 

Il Magistrato delle Acque
Emanuele Filiberto, nel 1567 istituì il "Magistrato delle Acque", con l'incarico di sovrintendere a tutte le questioni inerenti le acque e di dirimere le relative vertenze.
Il Magistrato era chiamato "Referendario e Conservatore di tutte le Acque" e giudicava al di fuori della Magistratura ordinaria (però era vincolato alle perizie tecniche degli ingegneri ducali).
La Legislazione del Ducato di Savoia relativa alla regolamentazione dei corsi d'acqua era molto avanzata (solo Venezia, prima di Torino, in Europa, conobbe l'istituzione di un incarico di Magistratura con funzioni simili).
Basti un esempio a chiarirlo: la "Servitù di Acquedotto" fu istituita da Carlo Emanuele I nel 1584, mentre in Francia fu adottata soltanto con la Legge del 1845.
Già nel 1755 una Legge delle Regie Costituzioni Sarde previde il trasferimento nei sobborghi periferici di Valdocco (Dora) e Vanchiglia (Po) delle attività artigiane nocive o giudicate incompatibili con il decoro urbano.