Atlante di Torino


 

cliccare sulle immagini per ingrandirle: la zona ai tempi della mandorla: via Po alla fine della II guerra mondiale:



La zona intorno a via Verdi e via Po nel 1880. Nella zona del giardino reale si nota l’area destinata al giardino zoologico.
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verso la zona - O -

 


I numeri dei titolini corrispondono a quelli dei rispettivi isolati sulla mappa di riferimento qui in alto
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image-1118 - La prima Lira
La prima moneta da una lira, nel 1562, si deve a Emanuele Filiberto: per lo stato sabaudo fu il passaggio dal Medioevo all’epoca moderna.
E’ la prima lira effettiva realmente coniata e circolante nota per il motto inciso nel rovescio “instar omnium” (uguale per tutti). Notevole il valore artistico per lo splendido ritratto inciso da Alessandro Cesati detto il Grechetto, il più abile incisore italiano, fattto venire apposta a Torino. La regia zecca, creata da Filippo d’Acaja nel 1297 in via Cappel Verde, vi ebbe sede temporanea nel XVIII secolo, poi dal 1862 al 1870, in quella che si chiamava appunto contrada della Zecca (ora via Verdi).

118 - I fratelli scultori
Nella seconda parte del 1700 qui abitavano i fratelli Ignazio e Filippo Collino, scultori.

image-1118 - Ippodromo poi Teatro Vittorio Emanuele poi Auditorium RAI
Venne costruito nel 1856 come Regio Ippodromo Vittorio Emanuele II, "circo stabile" di proprietà della corona,  e destinato all'arte equestre. Dal 1872 fu riservato prevalentemente all'attività concertistica.  Ha poi  subito nel corso degli anni numerosi interventi di restauro e ampliamento fino ad assumere l'attuale conformazione. Acquistato dalla RAI nel secondo dopoguerra, ospita dal 1952 i concerti dell'Orchestra Sinfonica di Torino della RAI, sostituita, nel 1994, dall'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Si trova in via Rossini 15.

 

118 - L’orchestra sabota il concerto
All'apice della carriera il grande tenore Francesco Tamagno si esibiva di rado in città, soprattutto, in occasione di concerti benefici (per i quali si mostrò sempre disponibile).
Celebre fu il Concerto che si tenne al Regio il 15 dicembre 1901 allo scopo di assicurare per tutto l'anno successivo 30 letti all'Ospedale Maria Vittoria "per i poveri infermi della città".
In quella occasione l'Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele - dato lo scopo benefico - avrebbe dovuto suonare gratis (come gratis cantava Tamagno), ma i professori d'orchestra si rifiutarono e fecero sapere al Sindaco che avrebbero, al massimo, accettato una riduzione di paga (12.50 lire invece delle 20 che percepivano normalmente). Tamagno, indignato, si oppose alla richiesta e, si accordò con il Presidente dell'Ospedale Maria Vittoria, conte Luserna di Rorà e col Sindaco, Severino Casana, per trovare una soluzione.
Così il Concerto venne accompagnato dalla Banda Municipale cittadina che nessun compenso richiese in quanto la prestazione rientrava nel normale servizio per il quale i componenti ricevevano la paga dal Municipio. Fu un successo trionfale.

image-1118 - La prima di Cabiria
il 18 aprile 1914 al teatro Vittorio Emanuele si proietta la prima proiezione pubblica del capolavoro di Giovanni Pastrone, Cabiria, a cui ha ciollaborato Gabriele D'Annunzio. In presa diretta suona l'orchestra diretta dal maestroi Manlio Mazza.

 

 

 

118 - Nasce la Televisione
Il 4 novembre 1942 l’inaugurazione della sede dell’EIAR (poi RAI) in via Giuseppe Verdi.
Il 14 settembre 1949 nell’Auditorio “C” dalla RAI in via Montebello è effettuato il primo esperimento di televisione in Italia con ripresa diretta.
Il 16 dicembre 1952 l’inaugurazione dell’Auditorium della RAI, ricostruito nella vecchia sede del teatro Vittorio Emanuele, in via Rossini 15.

118 - Museo della Radio e della Televisione
In via Verdi 16 presso il Centro di Produzione della RAI, c’è il Museo della Radio e della Televisione, che raccoglie circa 1200 cimeli. La sala che ospita il Museo è dedicata alla memoria del torinese ing. Enrico Marchesi, pioniere della radiofonia italiana e primo presidente dell’EIAR.
Il primo progetto per la creazione di un Museo della Radio  risale al 1939: sede del museo doveva essere Torino per l’impulso dato dall’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), società che proprio in Torino aveva la Direzione Generale e il Laboratorio Ricerche. Il progetto, non realizzato a causa degli eventi bellici, fu ripreso solo negli anni tra il 1965 e il 1968.

image-1118 - Distretto Militare
In via Giuseppe Verdi 16 c'era la caserma Giuseppe Arimondi, sede del distretto militare.
Fu parzialmente distrutta nel corso del secondo conflitto mondiale durante il bombardamento dell'8 agosto 1943. Sullo stesso sito sorge oggi la sede della RAI.

 

 

 

La Camera del Lavoro
La prima sede aprì i suoi uffici nel 1891 in via della Basilica. Nel 1891 la sede dell'AGO (Associazione Generale Operaia) si spostò da via della basilica in via della Zecca (Verdi) in un locale municipale a fianco dell'Ufficio di Leva con un sussidio annuo di 5.000 lire. Successivamente la sede venne trasferita nel palazzo di corso Siccardi 7, storico centro delle lotte operaie di inizio 900.

 

image-1Teatro Gobetti
Ai primi dell'800 ospitava l'Accademia Filarmonica, dal 1881 al 1829 il liceo musicale. Ora è il teatro Gobetti

 

 

image-1119 - Ranza il rivoluzionario giacobino
Giovanni Antonio Ranza. Fu un agitatore Giacobino (Vercelli 1741 - Torino 1801). Sacerdote e professore di lettere, convinto sostenitore dei principi rivoluzionari, ispirò una sollevazione a Vercelli (1790-91). Costretto, però, a fuggire a Lugano, poi in Corsica e in Francia, pubblicò a Monaco (1793) i primi numeri de Il Monitore italiano politico e letterario, uno dei primi giornali rivoluzionari italiani. Sostenitore di un'alleanza franco-piemontese contro l'Austria, durante la campagna francese del 1796 organizzò il moto repubblicano ad Alba. Dopo l'armistizio di Cherasco riparò a Milano, dove diresse L'amico del popolo italiano. Viveva sopra l’osteria (più tardi noto ristorante) delle Antiche Indie, in via Vasco.

 

 

L’amazzone ammaliatrice
Al teatro Vittorio Emanuele esordì Emma Ciniselli, nella famosa compagnia del padre, composta da 200 attori e 100 cavalli. Era un’amazzone bellissima, che non solo colpì l’attenzione di re Vittorio Emanuele II, ma durante una tournè in Russia fece innamorare lo zar Alessandro II, al punto che era disposto ad abbandonare il trono per sposarla. L’assassinio dello zar pose fine a questa storia d’amore e Emma sposò il conte Stackelberg

image-1image-1image-1120 – San Francesco da Paola
Durante l’assedio del 1706, sotto i portici di via Po, soprattutto vicino alla chiesa, vennero accampati alcuni abitanti delle parrocchie più a rischio per i cannoneggiamenti dei francesi (S.Agostino, S.Dalmazzo, S.Maria di Piazza).

La chiesa fu costruita per un voto di Vittorio Amedeo I e di sua moglie Cristina di Francia, I cui stemmi appaiono sulla facciata. Dopo l’allontanamento dei religiosi per i decreti napoleonici, nel 1801, ospitò il Collegio delle Province (fino al 1822).Quindi fu sede di alcune facoltà universitarie e altre scuole pubbliche.

 

 

 

Vedi le immagini della chiesa di San Francesco da Paola
(via Po 16)

 

 

 

 

 


image-1120 – Accademia di Medicina
Già Convento dei Frati Minimi. Nel 1819 viene fondata l’Accademia di medicina, riconosciuta ufficialmente nel 1842.


 









120 – Nasce la Criminologia
In via Po 18, nell’isola di S.Francesco (120) c’era l’ufficio di Cesare Lombroso (1835-1909) precursore dell’Antropologia Criminale. Abitava in via Legnano 16, iniziò a raccogliere nei due locali del convento di San Francesco da Paola la collezione di teschi, cervelli in formalina, lembi di pelle tatuata che formarono poi il suo Museo Criminologico custodito oggi in corso Galileo Ferraris 22 presso l’Istituto di Medicina Legale. Fu il primo presidente della Croce verde fondata a Torino nel 1907.

Vedi alcuni dei reperti raccolti da Lombroso

image-1120 - La Gioielleria di Vincenzo Capello e il diamante di Napoleone
La Gioielleria Capello nel 1837 secolo aveva bottega in via Po, e da essa uscirono gioielli famosi, come il brillante di Napoleone che s'appunta ad una curiosa storia. Questa pietra, che suscitò la meraviglia di quanti la poterono ammirare all'esposizione del 1911, apparteneva all'Imperatore di Francia. e misurava ben 51 carati. Come ogni pietra famosa, anche questo brillante aveva un nome "Porte Boheur". Ma di fortuna vera e propria non si può parlare. Il brillante fu acquistato da una famosa ballerina che, ridotta in miseria lo portò al Monte di Pietà, dove fu poi venduto all'asta per un milione e seicentomila franchi. Di questa preziosa pietra non si hanno più notizie, ma una fedele copia veniva conservata nella Gioielleria Capello, insieme a vecchi disegni di pregiati ventagli, diademi, parures. Successivamente Capello si trasferì nel negozio di via Accademia delle Scienze 3/Barredato come un salotto, con sistemi di vendita improntati a quella tradizione tipicamente torinese intessuta di quella cortesia quieta e serena che ferma il tempo in un passato assai remoto.


image-1image-1120 - Accademia Albertina
L’Accademia di Belle Arti nasce nel 1652 come Compagnia di San Luca. Diventa Accademia dei Pittori, Scultori e Architetti nel 1678 per volere di Madama Reale Maria Giovanna, che la voleva simile all’Acadèmie Royale di Parigi.
Nel 1778 assume il nome di “reale Accademia di Pittura e Scultura” e durante l’occupazione francese di “Ecole spèciale des Arts du Dessin”.
La riforma attuata da Vittorio Amedeo III nomina direttore Lorenzo Pècheux noto pittore francese di scuola romana.

Pècheux, il primo pittore di corte, diede una svolta classicista alla pittura torinese tra Sette ed Ottocento.

image-1image-1Dopo un primo tentativo, durante il periodo napoleonico, l’Accademia venne rifondata da Carlo Alberto.
Su consiglio di Roberto d’Azeglio, Carlo Alberto nel 1833 donò l’edificio attuale come sede dell’Accademia, che finalmente poté riunire le varie scuole divise tra Accademia delle Scienze, Università e Convento di S.Francesco da Paola.
Con la nuova sede l’Accademia ebbe una ricca Pinacoteca costituitasi con le collezioni del marchese Mossi di Morano e le donazioni di Casa Savoia.
Proprio con il Romanticismo, intorno al 1850, con Vittorio Emanuele II, l’Accademia diventa da creatura di corte un organismo di stato. II marchese di Breme su incarico del sovrano modernizzò l’Accademia, in sintonia con il romanticismo moderato destituendo buona parte del corpo insegnante e sostituendolo con i migliori artisti nazionali ed internazionali.

120 - La Rotonda Talucchi nel cortile dell'Accademia Albertina

image-1120 – Il pittore di Napoleone
Giuseppe Pietro Bagetti (1764-1831) musicista, poi architetto topografo e pittore, si specializzò nella tecnica dell’acquerello. Con l’occupazione francese passò al servizio di Napoleone seguendo le sue campagne fino alla caduta.

L’imperatore gli concesse la Legion d’Onore. Tornato a Torino, nel 1815, fu confermato architetto, Regio disegnatore e insegnante all’Accademia di Belle Arti.

120 - Felice Casorati (1883-1963)
Pittore rinomato, fu consigliere artistico di Riccardo Gualino e progettista con Alberto Sartoris del “Teatrino di via Galliari”. Aprì la Scuola di via Galliari (poi trasferita in via Mazzini), frequentata da alcuni dei futuri protagonisti del “Gruppo dei Sei”: Carlo Levi, ed anche da altri giovani talenti come Italo Cremona, Albino Galvano, Paola Levi Montalcini, Nella Marchesini Malvano, Lalla Romano. Nel 1941 divenne titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia Albertina di Torino e nel 1952 fu nominato direttore. Aveva lo studio in via Mazzini 52.

 

 

 



120 - Lo scultore Tabacchi
Il commedatore Odoardo Tabacchi (1831 - 1905) abitò in via Accademia Albertina 6.

Vedi l'approfondimento su Odoardo Tabacchi

Il padre del Futurismo
Giacomo Balla (1871-1958) frequentò l’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 1915 fu uno dei cinque padri fondatori del futurismo. Con Fortunato Depero propose il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo: quattro geniali paginette che imprimono al movimento, fondato solo sei anni prima da Filippo Tommaso Marinetti, una svolta radicale, che in breve tempo cambierà il volto stesso del movimento



Il Futurismo
Fillia (pseudonimo di Luigi Colombo) incontra Marinetti nel 1922, e nell’anno seguente, insieme a T.A. Bracci, Farfa e Ugo Pozzo, fonda il gruppo futurista torinese, a cui aderiscono successivamente Nicolay Diulgheroff (nel 1926), Filippo Oriani (1927), Mino Rosso (1927), Enrico Allimandi (1929), Franco Costa (1927) e altri come Giuseppe Ferinando e Maggiorino Gramaglia.

Cristo si è fermato a Eboli
Carlo Levi (1902-1975), pittore e scultore, nipote dell’onorevole Claudio Treves, figura di rilievo nel partito socialista. Intorno al 1922 il giovane Carlo si lega d’amicizia a Piero Gobetti, e collabora alla sua rivista “La Rivoluzione Liberale”. Nel 1923 scrive il primo articolo sulla sua pittura per “L’Ordine Nuovo”. Gobetti lo introduce nella scuola di Casorati e frequenta Cesare Pavese, Giacomo Noventa, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi e più tardi Edoardo Persico, Lionello Venturi, Luigi Spazzapan.
Alla fine del 1928 forma con Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio, Enrico Paulucci e Jessie Boswell il gruppo dei “Sei di Torino”.
Nel 1931 si unisce al movimento antifascista di Giustizia e Libertà, fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Lo stesso anno espone a Parigi presso la Galerie-Librarie Jeune Europe di Antonio Aniante.
Nel marzo 1934 viene arrestato e alcuni artisti residenti a Parigi (Signac, Derain, Léger, Chagall ecc. ) firmano un appello per la sua liberazione. Tra il 1935 e il 1936 è inviato al confino politico in Basilicata, esperienza che gli ispirerà il libro “Cristo si è fermato a Eboli” (1945).

 

 

 

120 - Muore il Direttore
In via Accademia Albertina 2, il 15 gennaio 1866, morì Massimo D’Azeglio che all’epoca era direttore della vicina Accademia di Belle Arti.

120 - Comandi Militari
Alla fine dell’800 in via San Francesco da Paola 3 vi era il comando del 1° Corpo d’Armata.
Al n. 7 vi era il comando della Divisione Militare e del Genio Militare

image-1image-1128 – Palazzo degli Stemmi
In via Po 29-37, era la sede dell’Ospedale di carità e dell’Ospedale Bogetto per gli incurabili (ospizio celtico maschile). L’istituzione creata nel 1650 aveva sede prima nell’isola Beato Amedeo (113 – poi Ghetto vecchio), poi alla Villa della Regina e in corso Unione Sovietica.
Nel 1716 Vttorio Amedeo II proibiva la mendicità, ordinando di ospitare i poveri nel Regio Ospedale di Carità. Il 7 aprile 1717 dopo un pranzo offerto agli 800 poveri della città nella piazza Castello, serviti dai paggi di corte, col re e la famiglia che assistevano dalle finestre di palazzo Reale, i mendicanti vennero accompagnati in corteo nel nuovo ospizio di via Po.
I gesuiti erano contrari e il loro miglior predicatore, Magrini, tuonò dal pulpito dei SS. Martiri contro questa iniziativa, poi visto che era appoggiata da molte famiglie nobili, dovettero fare marcia indietro accettandola.
Nel 1812 i francesi sfrattarono i 450 ricoverati, ma il conte Gaetano Adami di Bergolo se ne assunse personalmente il mantenimento.
Dopo il crollo del 1984, che risparmiò solo la facciata, l’edificio è stato completamente riedificato.

Vedi tutte le immagini del palazzo degli stemmi, con relativa attribuzione araldica

 

 

 

 

 

 

 

 

La "Locanda dl'aptit"
Verso il 1536, fuori dalle mura, sulla strada che da porta Castello (l’attuale palazzo Madama) conduceva al ponte sul Po, fu aperta una locanda che durante l'occupazione francese era denominata "Locanda de la petite France".
Finita l’occupazione, in dialetto, togliendo “France", il nome divenne "de la pétite" e quindi "dl'aptit”.

image-1128 – La prima proiezione cinamatografica
Il 7/11/1896 presso l’Ospizio di Carità di via Po 33 il fotografo Vittorio Calcina, nell’ex chiesa, poi ribattezzata cinema Lumiere, organizzò 20 proiezioni.
L’iniziativa proseguì in una birreria di via Garibaldi, quindi al teatro Carignano. Nel 1899 aprì la prima sala cinematografica in via Maria Vittoria 25. Ben presto le sale di proiezione furono 73.

 

 

 

 



 

 

image-1128 - Caffè Nazionale
In via Po 33, già Caffè Vassallo e delle Colonne, era frequentato dall’aristocrazia liberale. Per primo usò le porte scorrevoli e le specchiere parallele a riflessione multipla.
Fu quasi un sacrario del Risorgimento: nel 1841 Roberto D’Azeglio vi lesse la prima bozza dello Statuto albertino.

 

 

 

128 - Il grande prestigiatore
Bartolomeo Bosco (1793-1863) figlio dei proprietari, del caffè Nazionale, divenne uno dei più grandi prestigiatori di tutti i tempi guadagnando grande stima presso le corti dello Zar, di Imperatori e regnanti di tutta Europa. “Les Aventures de Bartolomeo Bosco de Turin, professeur de prestidigitation”, pubblicate nel 1851 testimoniano la fama leggendaria cui godeva il grande illusionista che diede un contributo notevole all’antica arte dell’inganno dilettevole.

 

 

 


128 – L’Agenzia Stampa di Cavour
Nel gennaio del 1853 in via della Zecca 14 (via Verdi) Gugliemo Stefani (1819-1861) esule veneto, avvocato, giornalista, direttore della Gazzetta Piemontese, collaboratore di Cavour, fondò l’Agenzia Ufficiale d’Informazione (Agenzia Stefani) che per prima trasmise ai giornali le notizie di cronaca e i comunicati del governo.









Promotrice delle Belle Arti
Il 28 febbraio 1842, in via della Zecca (Verdi) 25, nasce la Promotrice delle Belle Arti.
Nel 1959 si trasferirà al Valentino.

image-1129 - Teatro Rossini
In funzione dal 1771 in contrada di Po (via Po 24), cambiò più volte il nome: Gallo, Ughetti, Sutera e, dal 1856, Rossini.
Demolito nel 1787, venne riaperto nel 1793, incendiato nel 1828, venne subito ricostruito.
Negli anni 30, regno del varietà di Mario Casaleggio, Carlo Artuffo e del principiante Erminio Macario. L’ultimo spettacolo nel 1941, poi fu distrutto dai bombardamenti il 22/12/1941
In questa isola, nello stesso palazzo del teatro, nel vicolo Ozanam, abitava il pittore Luigi Vacca (1778-1854) che morì suicida.

Leggi l'approfondimento sul teatro Gallo-Ughetti - poi Rossini

Sede fascista
In via Accademia Albertina 3, durante il ventennio, aveva sede il gruppo rionale fascista "Mario Gioda".

129 - La casa dello scultore
In via principe Amedeo 31 visse e morì Carlo Marochetti (1805-1867), autore tra l’altro del “Caval d Bruns” di piazza San Carlo, considerata la più bella statua equestre dell’800.

 

 

 

 

 

 

129 - Il grande fotografo della città
In via Po n. 20 e n. 37 dal 1909 al 1984 era attivo lo studio fotografico Dall'Armi. Avviato dal triestino Gian Carlo Dall'Armi (1880-1928), emigrato a Torino all'inizio del 900 alla sua morte venne continuato dalla seconda moglie Giovanna Maria Andrate, che cederà lo studio al figlio d'arte Ernesto Cagliero negli anni Cinquanta.

image-1La 1° emittente televisiva privata in Italia
Negli anni Cinquanta una quindicina di giovani, coordinati dai fratelli Achille e Giovanni Battista Judica-Cordiglia (il primo nato a Torino, il secondo ad Erba), trasmisero via cavo in circuito chiuso uno spettacolo dal titolo “Un’oasi di serenità” ambientato in una villa seicentesca di San Maurizio Canavese. Le trasmissioni, a beneficio di abitazioni del centro di Torino, avvenivano da un palazzo sito in Via Accademia Albertina n. 3 e il nome dell’emittente era TCH-TV. Il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni concesse ai fratelli Judica-Cordiglia, da sempre appassionati radioamatori, la licenza per trasmettere il loro palinsesto in televisione. L’esperienza dei due giovani durò circa un anno poichè i loro genitori decisero che fosse meglio far terminare loro gli studi, decretando dunque la fine di quella che è stata a tutti gli effetti la prima emittente televisiva privata in Italia.
I fratelli Judica-Cordiglia divennero ben più famosi per un’altra vicenda: grazie ad avanzati (per l’epoca) strumenti di ricezione di segnali radio installati sulla collina torinese (la cosiddetta “Torre Bert”), riuscirono a captare le voci dei cosmonauti provenienti dallo Sputnik I nello spazio.

image-1Teatro Scribe
All’incrocio tra le vie Verdi e Montebello, di fronte al Centro di produzione RAI. Costruito nel 1856 nel 1924 passò all’industriale Riccardo Gualino e divenne uno dei più noti centri culturali della città. Nel ‘31 accolse la prima sede della RAI, allora ancora denominata EIAR.

 

Leggi: un topolino a teatro (il perchè di una ristrutturazione)

image-1image-1image-1Il 1° Concorso di bellezza
Dal 26 al 28 gennaio 1889 al teatro Scribe si tenne il 1° Concorso Internazionale di bellezza:

Vedi: il manifesto e le tre premiate

 

 


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