Atlante di Torino


 


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Un leone in via Garibaldi Palazzo Paesana Ambasciata San Benedetto Misericordia Verso la Cittadella Verso la zona - H - Verso la zona - F - verso la zona - B -


I numeri dei titolini corrispondono a quelli dei rispettivi isolati sulla mappa di riferimento qui in alto
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image-1 18 - Seduti su sacchi d’oro
Palazzo Paesana di Saluzzo in via della Consolata 1 bis fu progettato all’inizio del Settecento per volere del conte Baldassarre Paesana di Saluzzo. Gli eredi furono costretti ad affittarlo per rifarsi degli enormi costi di costruzione.
Si narra che il conte per far sfoggio della sua ricchezza, tenne un banchetto facendo sedere i commensali su sacchi pieni di monete d’oro. La costruzione del palazzo gli aveva inghiottito l’ingente somma di 242.000 lire costringendolo a chiedere prestiti anche all’architetto Plantery. Per ricavare denaro venne affittata una parte dello spazioso cortile a un teatrino delle marionette, denominato teatro Saluzzo.
Il conte, soffocato dagli interessi da pagare, dovette vendere parte dell’edificio; quando mori (1736) lasciò al figlio debiti per quasi centomila lire.
Qui si riunirono Giuseppe Angelo Saluzzo, Giovanni Cigna e Luigi Lagrange che fondarono la Società Scientifica che, nel 1783, diventerà Accademia delle Scienze.
Il palazzo ospitò gli ufficiali napoleonici. Vi abitò lo scienziato e scrittore Carlo Ignazio Giulio (1803-1859).

Vedi alcune immagini del 1911 del Palazzo Saluzzo-Paesana

Altre immagini del palazzo Saluzzo Paesana


18 - Il mostro di via della Consolata
Il 12 gennaio 1902 scompare la bimba Veronica Zucca figlia dei gestori del Caffè Savoia, in prossimità della piazza omonima verso via della Consolata. Fu sospettato un cameriere poi rilasciato grazie a un solido alibi. Mesi dopo nelle cantine di palazzo Paesana un falegname sollevando il coperchio di un vecchio cassone trovò nel sotterraneo i resti mummificati di Veronica.
La piccola risultò trafitta da sedici coltellate. Passò quasi un anno e mezzo quando nella primavera del maggio 1903 sparì un’altra bimba di cinque anni pure abitante in via della Consolata, Teresina. Carlo Tosi, portinaio della casa, andò in cantina lungo la scala a chiocciola che aveva percorso anche Veronica. Trovò Teresina sotto stracci e rottami ancora viva. Si ricordò di aver dato le chiavi della cantina ad un addetto alla spazzatura Giovanni Gioli. Un bruto che farneticava e non mostrò alcun pentimento, venne preso, sottratto all’ira della folla, e condannato a venticinque anni e due mesi di carcere e tre di vigilanza speciale. Era il gennaio 1904.

 

 



18 – Nino Costa
In via del Carmine 1 nacque Nino Costa 1886-1945. Studente al liceo Cavour, laureato in lettere e in veterinaria, bancario, presso la Cassa di Risparmio, fu raffinato poeta dialettale. Morì stroncato dal dolore per la perdita del figlio Mario, caduto partigiano nel 1944.

 

 

 

 



 

18 – Casa Ceronetti
In via Bligny 4 ha abitato Guido Ceronetti, poeta, filosofo, scrittore, traduttore, giornalista, drammaturgo, teatrante, marionettista.

 

 

 

 

 



Un leone in via Garibaldi.
Nel cortile di via Garibaldi 43 (cortile che immette anche in piazza Arbarello) si trovava, sino agli anni '60, un leone di pietra del peso di circa quattro quintali. Scondo alcuni era d'ori­gine romana; per altri che apparteva alla Porta Marmorea di via S. Teresa; altri ancora pensavano risalisse all'epoca gotica; altri, infine, che fosse una scultura barocca. Ora il leone, in quel cortile, non esiste più venne acquistato da un antiquario (con bottega nei pressi), poi da un amatore torinese.

image-123 - San Dalmazzo
Intorno all’anno 1000, nel Decumanus Maximus (attuale via Garibaldi) venne costruita una chiesa dedicata a San Dalmazzo Martire.
Alla fine del 1200 il Vescovo Goffredo Montanari la cede ai canonici Ospitalieri di Sant’Antonio, dediti all’assistenza dei pellegrini e alla cura degli infermi (soprattutto agli affetti dal “fuoco di Sant’Antonio”) così la chiesa viene dedicata a Santi Antonio e Dalmazzo.
Qualche secolo più tardi la chiesa accoglie la confraternita della Misericordia che vi rimane fino ai primi del ‘600 quando, su richiesta di Carlo Emanuele I di Savoia (consigliato da Carlo Borromeo), a Torino arrivano i Barnabiti che si insediano proprio nella chiesa di San Dalmazzo. Come spesso accade, la convivenza diventa ben presto difficile e pochi anni dopo, sia i frati Antoniani che la confraternita della Misericordia devono trovare una nuova collocazione ed i Barnabiti possono finalmente gestire la chiesa, forti dell’appoggio del Ducato, in totale autonomia, dedicandola a San Dalmazzo.
Grazie alle cospicue donazioni di Savoia, nei primi anni del XVIII secolo inizia la ristrutturazione che trasforma la struttura originaria.
Alla fine dell’800 un’altra ristrutturazione, affidata all’architetto Porta, modifica completamente l’interno della chiesa.

23 - Funzioni sospese
A partire dal 2 settembre 2018 la chiesa di San Dalmazzo è stata chiusa e sono state sospese le funzioni religiose. Già declassata a Rettoria nel 2015, la chiesa era curata dai Padri Barnabiti che la reggevano dal 1606, Rettore dal maggio 2016 era il Padre Emiliano Redaelli, trasferito a Cremona.

Vedi la panoramica interattiva a 360° della chiesa di San Dalmazzo

 

 

 

Vedi la panoramica interattiva a 360° dellacappella del Sacro Cuore nella chiesa di San Dalmazzo

 

 

 

Vedi i particolari della chiesa di San Dalmazzo

23 - Il curato truffatore
Nel 1898 il vice curato di San Dalmazzo, don Francesco Doglio, sparì dalla circolazione con i soldi della parrocchia, ben 200 mila lire (all’epoca una somma notevolissima, anche perchè spesso le chiese custodivano anche i risparmi dei parrocchiani). Inizialmente si pensò ad un incidente o a un rapimento, ma quando ci si accorse che era sparita anche la cassa vennero alla luce anche le passioni neanche troppo segrete del curato: biciclette e belle donne.
Il tribunale lo condannò a dieci anni di reclusione, ma di lui non si ebbero mai più notizie.

23 – I maiali con la coccarda azzurra
Chiesa di San Dalmazzo: nel 1228 qui ci fu l’adesione di Testona alla Lega Lombarda
Fino al 1698 sul lato ovest del campanile si seppellivano le salme dei giustiziati.
Nel Medioevo i maiali con la coccarda azzurra, che uscivano dalla chiesa dove erano allevati dai frati ospitalieri di S. Antonio, potevano girare liberi e indisturbati per la zona. Erano utilizzati per il grasso che serviva a produrre gli unguenti che curavano il fuoco di S. Antonio. Nel 1823 un editto proibì che circolassero liberi, non tanto per igiene, quanto perchè il Comune doveva risarcire ogni maiale che veniva ucciso per strada.
Nella chiesa è sepolto lo storico Emanuele Tesauro.

23 - Battesimi eccellenti
Qui venne battezzato il 27 ottobre 1828 San Leonardo Murialdo, fondatore degli Artigianelli, che qui celebrò la sua prima messa il 22 settembre 1851.
Sempre a San Dalmazzo, il 3 novembre 1782 venne battezzato Carlo Tancredi Falletti marchese di Barolo, futuro sindaco (1826-27) e grande benefattore con la moglie Giulia.

23 - L’esordio di Tamagno
A San Dalmazzo cantò per la prima volta in pubblico, ancora adolescente, il grande tenore Francesco Tamagno (1850-1905) .


23 - Ambasciata del Papa
In via Corte d’Appello 15 ci fu la residenza dei Nunzi apostolici del Vaticano.

23 - Caffè delle Alpi
All’angolo tra le vie Garibaldi e Consolata, nell’800, il caffé delle Alpi era ritrovo abituale del clero. Divenne poi cinema Chaplin.

23 – La violenza dell’innamorato respinto
Il 13 dicembre 1574 un innamorato respinto uccide la diciottenne Laura Nasi che resiste a un tentativo di violenza. Era figlia di Lodovico, bibliotecario di Emanuele Filiberto e uno dei fondatori della Compagnia di San Paolo. Verrà sepolta nella chiesa di San Dalmazzo e celebrata da vari poeti.

image-123 - La spia dei francesi
In via Garibaldi 28, è l’ultima realizzazione del Plantery (1756). Qui abitava il marchese Gianbattista Fontana di Cravanzana, primo segretario di guerra, che doveva trattare la resa con i francesi nel 1796, ma un suo domestico trovò in casa i documenti che stabilivano fino a dove potevano arrivare le concessioni sabaude. Tramite la cellula giacobina del banchiere Francesco Vinay li spedì a Parigi che così imposero condizioni terribili.
Nella casa al n. 26 c’era lo studio del fotografo Giuseppe Enrie che, nel 1931, fotografò la Sindone





image-124 - Porta Susina
Antica porta occidentale romana fiancheggiata da 2 torri. Esistono ancora i resti negli scantinati di via Garibaldi 39.
Nel 312 dC dopo la battaglia tra Costantino e Massenzio, a nord est di Rivoli, i torinesi la chiusero sbarrando la fuga agli imperiali e favorendo il massacro da parte dei vincitori.
Nel X secolo per attraversare la città da Porta Susina a Porta di Po si doveva pagare un pedaggio.
Intorno all’anno 1000 il Castello di porta Susina era sede dei marchesi di Torino. Qui visse Adelaide di Susa, morta nel 1091.
image-1Nel Medioevo venne rinominata Porta Segusina: vi facevano capo le due più importanti strade della Val di Susa, la strada Rippolarum (Rivoli) e la via Collegii (Collegno).
L’incrocio era così complesso che gli statuti torinesi del 1360 disciplinavano espressamente il senso dei transiti attraverso la porta Segusina per poter semplificare i controlli.

Nel 1389 Giovanni Maschero favorì la fuga di alcuni prigionieri custoditi nel castello, per questo venne decapitato e gli furono confiscati tutti i beni.
Alla metà del XIII sec. il castello viene distrutto da Pietro di Savoia. Ricostruita e utilizzata durante tutto il basso Medioevo, la porta venne definitivamente abbattuta nel 1585.
Ad ovest della porta sorgeva il popoloso borgo di S. Donato. Nel 1536, prima della distruzione, questi borghi esterni contavano 13 chiese piú l’abbazia.
Nel 1570 una corda veniva tesa fino alla Cittadella: alla sera le chiavi della Porta, dopo la chiusura, scorrevano fino alla fortezza, alla mattina tornavano indietro.
Una lastra di vetro in via Garibaldi copriva, fino a pochi anni fa, ciò che restava delle mura cinquecentesche erette da Emanuele Filiberto all’esterno delle antiche mura romane. Purtroppo l’umidità che si condensava sulla parte interna del vetro impediva la visibilità, per cui il tutto fu coperto da una lastra in pietra.

 


Via Garibaldi - vedi le immagini delle antiche attività commerciali della via

 

 

 

 




Il conquistatore del Monte Nero
Vincenzo Arbarello (Torino 1874-1917), c apitano degli Alpini, noto come "il conquistatore del Monte Nero" (montagna delle Alpi Giulie situata a Caporetto), in riferimento ad un episodio della Prima guerra mondiale, e soprannominato “il padre” dai suoi sottoposti.
Il 16 agosto 1915 venne ferito da una scheggia di granata. Il 15 febbraio 1916 venne promosso maggiore.
Venne nominato Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, gli venne conferita la medaglia d'argento e poi una di bronzo al valor militare e venne nominato Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. In Francia venne insignito della Croix de guerre. Il 2 aprile 1917 morì durante la Grande Guerra sotto una valanga a Casera Turrie, sulle Alpi Carniche. Vicino al cadavere fu reperito un foglietto nel quale aveva scritto: "Credevo di morire diversamente: ho cercato di aiutare il mio tenente Botasso in tutti i modi ma inutilmente: muoio asfissiato nel nome d'Italia".

 

 



25 – San Benedetto
Chiesa non più esistente che risaliva al 1106, qui si rifugiarono i monaci della Novalesa. Vi era anche un ospedale con porticato e chiostro.



image-126 - La confraternita per i condannati a morte
La Chiesa della Misericordia, San Giovanni decollato, in via Barbaroux 37, sede della Confraternita della Misericordia, ufficio di carità e di assitenza dei condannati a morte e dei carcerati poveri. Conserva la corda usata dal boia, vi si ufficia ancora oggi la messa in latino.

 

 

image-126 - Palazzo Signoris di Buronzo
In via Barbaroux 43, risale al 700. Ora sede del sindacato CISL.
Alla fine del 700, l’edificio dalla parte verso la Cittadella, ospitava l’Ufficio Generale delle Regie Caserme.

 

 

 

 

 

 

26 - Carlo Ignazio Giulio
Nel 1815 al n 25 della contrada della Madonnina (attuale via Barbaroux), nell'isola di Santa Monica, viveva Carlo Ignazio Giulio, (1803 – 1859) matematico e politico (senatore e Ppimo ufficiale della Segreteria di Stato per i lavori pubblici, agricoltura e commercio, poi ministero dei lavori pubblici (16 marzo 1848-23 gennaio 1849)

image-1La mezzana assassinata
Oltre la via S.Maria, in via San Dalmazzo 25, il 7 dicembre 1857, nella casa di proprietà del conte Casimiro Provana, Maria Gaggiani vedova Beltramo venne trovata imbavagliata, uccisa a colpi di pietra. La vittima affittava una camera giornalmente a prostitute (ci troviamo molto vicino a uno dei centri del vizio di quei tempi, la via Stampatori) e la polizia sospetta di una di queste, Maria Carlet, che era stata protagonista di una violenta lite con la vittima. Viene arrestata insieme ad una sua collega, Anna Galetto detta Olimpia, ma le indagini risultano infruttuose, le due vengono rilasciate e il caso resta insoluto.

 

 

 

 

 



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