Atlante di Torino


 
 
   

Vie e luoghi della vecchia Torino che non ci sono più,

o hanno cambiato nome, ma non sono stati dimenticati.


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image-1CORSO OPORTO
Dopo la seconda guerra mondiale venne rinominato corso Giacomo Matteotti

 

 


image-1STRADA DI ORBASSANO
La strada di Orbassano verso la metà del secolo scorso partiva dal corso Principe Umberto (attuale Re Umberto), circa all'altezza di via Le­gnano, puntando a sud-ovest, si dirigeva alla Crocetta, piegava leggermente a sud e raggiungeva la barriera di Orbassano della cinta daziaria. Di qui proseguiva per Beinasco ed Orbassano.
Al numero duecentodue, circondata da un parco oggi aperto al pubblico, c'è la villa Amoretti. Un tempo era una vasta tenuta con fabbricati rustici e civili. Durante le guerre culminate con l'assedio e la battaglia di Torino del 1706, le terre e le fabbriche subi­rono gravissimi danni e distruzioni. Nel 1760 circa, i conti Amoretti fecero costruire la villa, dagli Amoretti la proprietà passò ai Rignon e da questi, per matrimoni, ai Provana di Collegno. Ora è del Comune.

image-1CONTRADA DELLE ORFANELLE, ORA DELLE ORFANE
Appartiene alla parte più antica di Torino. Un tempo il tratto fra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi) e la contrada del Senato (via Corte d'Appello), si chiamava ancora contrada di San Dalmazzo come la contrada corrispondente al di là (sud) della contrada di Dora Grossa. Così pure il tratto dalla contrada delle Ghiacciaie (piazza Emanuele Filiberto attuale) alla strada di San Massimo (corso Regina Margherita), era detto contrada del Rosario. A questo stesso tratto, durante il periodo di occupazione fran­cese, fu dato il nome di rue de l'Aqueduc. La contrada prese il nome dal­ l'Orfanotrofio femminile fondato nel 1550, detto comunemente Le Orfa­nelle ancora oggi in funzione.



image-1Al numero sei è il palazzo Biandrate di San Giorgio costruito su progetto del secolo XVII, di architetto sconosciuto. Nel 1700 l'architetto F. A. Bel­ lino compì restauri. Il palazzo passò quindi in proprietà della famiglia Berto Casone e quindi della Società Mutua Reale di Assicurazione. In questo edi­ficio nel 1714 un certo Forneris teneva una bottega di caffè, una delle prime che si conoscano in Torino.













image-1Al numero sette e nove sorge il maestoso palazzo Provana di Druent, più noto come Falletti di Barolo, che ne furono i successivi proprietari. Nel 1692 l'architetto G. F. Baroncelli, continuando una costruzione già ini­ziata, mise mano e portò a compimento il palazzo per il conte Ottavio Pro­vana di Druent. Nel '700 l'architetto Benedetto Alfieri ne compì la deco­razione interna.
Nel palazzo, toccatogli in eredità, il marchese Tancredi Falletti di Barolo radunò una ricca collezione d'arte e la di lui consorte Giulia, la grande benefattrice, vi ospitò fino alla morte Silvio Pellico.
Il conte Ottavio Provana di Druent detto comunemente « Monsù Druent », era una curiosa figura di gentiluomo originale ed assoluto. Aveva un'unica figlia, erede di ingenti sostanze, alla quale volle dare marito scegliendolo lui stesso. Prescelto fu il marchese Falletti di Castagnole conte di Barolo.
Le nozze fu­rono celebrate con molto fasto e culminate con un gran ballo nel palazzo della contrada delle Orfanelle.









image-1image-1Durante la festa crollò il grande sca­Ione, fortunatamente senza vittime, ma con molto spavento di tutti.
Senza una motivazione particolare un giorno l'estroso genitore non volle più che i due sposi coabitassero nonostante che essi, prima costretti, avessero finito per innamorarsi l'un l'altro.
Disperata per il distacco la figlia Elena Matilde, il ventiquattro feb­braio 1701 si gettò da una finestra uccidendosi.
Monsù Druent, nonostante il dolore, visse ancora a lungo e nel 1727 quando morì lasciò, riguardo al suo funerale, delle disposizioni testamentarie davvero stravaganti, tanto per non smentire la sua originalità, anche nell'ul­timo suo viaggio. Come chiesa per essere seppellito scelse la Madonna di Campagna dove fu portato seduto in una portantina coperta con un drappo nero. Il cadavere era vestito di panno bigio con le calzette e bra­che unite alla foggia degli ussari, ai piedi aveva pianelle con suola di ferro, parrucca in capo e nelle mani un mazzo di spine. Soli accompagnatori erano due padri Cappuccini oranti e due poveri, che portavano due lanterne cam­minando dietro il carro su cui stava la cassa. In chiesa furono date ad otto poveri altrettante torce che furono tenute poi accese per tutto il tempo della Messa cantata.
Dopo il seppellimento ai poveri fu distribuita una lira ciascuno.

Vedi i dipinti di palazzo Barolo








image-1image-1Adiacente al palazzo Provana Barolo c'è l'Orfanotrofio intitolato ai S.S. Innocenti, la cui origine, come già si disse, risale al 1500. Lasciti successivi permisero di acquistare una casa ed adibirla a ricovero di orfane con annessa una cappella. Nel 1586 l'Istituto fu trasformato in monastero e nel 1595 si costruì l'attuale corpo di fabbrica accanto al palazzo. Nel 1667 la chiesetta fu ampliata e successivamente restaurata dopo l'occupazione napoleonica ed ancora via via decorata nel corso del secolo XIX. Durante i bombardamenti aerei del 1942 gli edifici e la facciata della chiesetta subirono gravi danni. Nel 1957 la chiesa fu restaurata e dotata di una nuova facciata.








image-1Al numero ventidue c'era il Conservatorio del Rosario, detto anche delle Sapelline dal nome del fondatore padre Bernardo Sapelli, che lo fondò nel 1822 per ricoverare, istruire ed addestrare nei lavori femminili giovinette di povera condizione.













image-1RUE DES ORFEVRES
Nome dato alla contrada degli Argentieri (secondo tratto dell'attuale via San Tommaso tra via Monte di Pietà e Garibaldi), durante l'occupazione francese.

CONTRADA DEGLI OREFICI
Appartiene alla parte più antica di Torino. (Vedi contrada degli Argen­tieri). Questa contrada fu ancora chiamata degli Orefici anche quando, dopo il periodo di occupazione francese, riassunse ufficialmente l'antico nome di contrada degli Argentieri.






CONTRADA DEGLI ORTI
Contrada in borgo Dora, aperta nel 1837. Corrisponde all'attuale via Carlo Noè, prima via a destra del corso Giulio Cesare. Prese il nome dai molti orti che c'erano prima dell'espansione edilizia della zona.

image-1VIA ALL'ORTO BOTANICO
Nuova arteria aperta nel 1864, fra la contrada di Sant'Anselmo ed il viale dei Tigli (corso Massimo d'Azeglio). Prese il nome dall'Orto Botanico verso il quale è diretta. Questa istituzione fu voluta da Vittorio Amedeo II, quando nel 1720 si interessò al riordinamento dell'Università ed occupò l'area dove doveva sorgere l'ala sinistra del castello del Valentino. Successivamente si ingrandì nel terreno adiacente. Corrisponde all'attuale via Ce­sare Lombroso.


image-1CONTRADA DELL'OSPEDALE
Corrisponde all'attuale via Giolitti. Appartiene al secondo ingrandimen­to della città. Prese il nome dall'Ospedale Maggiore di San Giovanni. L'ultimo tratto presso al Po fu anche detto contrada del Fiume. Durante l'occupazione francese, il tratto fra la piazza San Carlo e la via Carlo Alberto odierna, venne chiamato rue de la Bourse, perché in quell'epoca la chiesa di Santa Cristina divenne sede della Borsa di Commercio. La tomba di Madama Reale Maria Cristina fu traslocata nella chiesa di Santa Teresa.
Adiacente alla chiesa di Santa Cristina, al numero due, c'era il Convento delle Carmelitane Scalze che trovarono la loro prima sistemazione in una casa del Castella­monte, acquistata per quello scopo dalla duchessa Maria Cristina nel 1638 e sommariamente adattata. Nel 1648 si fecero altri lavori ed ampliamenti e negli anni successivi fu sistemato anche un appartamento per la duchessa. Nel 1802 fu soppresso il convento poi venduto a privati. Nel 1870 fu ac­quistato dal Comune che vi installò la Questura rimastavi parecchi anni. L'ex convento venne poi demolito nel 1935, con la sacrestia ed altri am­bienti, nel rifacimento di via Roma.

image-1Al numero uno è il palazzo fatto costruire nel 1644 dal marchese Turi­netti di Priero. Il palazzo passò poi in proprietà del marchese Turinetti di Cam­biano e quindi ancora del banchiere Barbaroux.
Ai numeri sette, nove e undici è il palazzo Ponte Spatis di Villareggia, già proprietà del Referendario Bottel, che lo fece costruire nel 1678-1702. Per eredità dell'ultimo Ponte Spatis la proprietà passo alla venerabile Com­pagnia di San Paolo, dalla quale venne acquistato nel 1776 dal principe Dal Pozzo della Cisterna. Nel 1783 su progetto dell'architetto G. Butturini si ricostruì, oltre ai corpi di fabbrica est ed ovest, anche la manica a mezzo­ giorno verso la contrada dell'Ospedale. Il palazzo nel 1821 venne venduto al banchiere Barbaroux, ma dopo una lunga causa, nel 1837, la vendita fu annullata e la proprietà ritornò ai Dal Pozzo.
Al numero quindici era un tempo il palazzo dei Carrera di Salasco eretto o restaurato nel 1785 con progetto della facciata dell'architetto N. Perini. Durante i bombardamenti aerei della guerra 1941-1945 l'edificio fu distrut­to; sull'area venne ricostruita un'altra casa ove ora è la sede dell'Automo­bile Club di Torino.



image-1Al numero ventiquattro sorge il palazzo Argentieri di Castelnuovo mar­chesi di Bersezio, passato poi in proprietà dei Tahon di Revel e di St. André, costruito su progetto dell'architetto A. Vittozzi. Il palazzo subì modifiche nel 1823 ad opera dell'architetto G. E. Bovis; aveva, come ora, un cortile aperto davanti ed un giardino dietro oggi sparito. Subì pure gravi danni nei bombardamenti della guerra 1941-1945. Nel 1952 si iniziò la demolizione della parte del palazzo che impediva la comunicazione fra la via Bogino e la via Pomba e nella successiva ricostruzione venne' aperto un porticato che consentì una comunicazione diretta fra le due vie.

 

 

 

 


image-1image-1 Ai numeri ventisei-ventotto c'era il palazzo Morozzo della Rocca e di Bianzè. Iniziatasi la costruzione negli ultimi anni del 1600, su progetto del­l'architetto M. Garove, alla morte del Garove, nel 1699, dopo un lungo ar­resto, i lavori furono ripresi nel 1749, con la facciata progettata dall'archi­ tetto Benedetto Alfieri. Morto questi nel 1767 il palazzo fu finito nel 1789 con la facciata progettata dall'architetto O. Bertotti Scamozzi. Secondo altri il progetto di decorazione della facciata, eseguita nel 1789, sarebbe dell'ar­ chitetto M. Buscaglione. Nel 1818 il palazzo fu acquistato dai Galleani d'Agliano, che nel 1868 lo vendettero all'Istituto Internazionale Italiano e trasformato in collegio. Nel 1871 fu acquistato dalla Camera di Commercio ed adibito a sua sede. Nel palazzo e più precisamente nel gran salone d'ono­re, costruito in fondo al cortile, ebbe sede per molti anni la Borsa Valori. Irreparabilmente distrutto dai bombardamenti aerei della guerra 1941-1945, sull'area venne costruito ed inaugurato nel 1974, il nuovo palazzo sede della Camera di Commercio su progetto, molto criticato, dell'architetto Mollino.


image-1Dove ora c'è il piazzale-parcheggio Valdo Fusi, corrispondente al numero trentadue, nel 1677 Madama Reale Maria Cristina aveva fatto co­struire il grande monastero delle Monache Agostiniane e del Crocefisso. Più tardi in quell'edificio ebbe sede il Collegio delle Province e quindi ancora il Collegio delle Dame del Sacro Cuore di Gesù. Nel 1824 il fabbricato fu ri­fatto ad opera dell'architetto Lombardi in stile neoclassico e qui ebbe sede il Ministero della Guerra. Successivamente nel palazzo trovò sistemazione il Museo Industriale Italiano creato nel 1862 al quale, nel 1869, fu aggregata la Scuola per gli Ingegneri. La fusione di questi due enti diede luogo nel 1906 al Regio Politecnico di Torino.
Dirimpetto all'area di parcheggio è il fianco del palazzo Costa della Tri­nità e della sede del Collegio Alfieri Carrù.

Ai numeri ventitre-ventisette, dirimpetto all'Ospedale di San Giovanni, era il Convento delle Canonichesse Lateranensi divenuto poi ospedale mili­tare e quindi Caserma dei Carabinieri e Polizia.

image-1image-1Al numero trentasei ed occupante tutto l'isolato sorge l'Ospedale di San Giovanni e della Città di Torino. Fin dal XIII secolo si hanno notizie di an­tichi ospedali in Torino fra i quali uno detto di Santa Caterina.

image-1Nel 1440 si ebbe un'unificazione di alcuni che passarono sotto la dipendenza dei Cano­nici del Duomo prendendo il nome di San Giovanni. Nel 1541 il Comune accrebbe le rendite a condizione di avere parte nell'amministrazione e dire­zione e che si aggiungesse il nome della città.

L'ospedale in questo primo periodo ebbe varie sedi, ma nel 1680, su disegni dell'architetto Amedeo di Ca­stellamonte si iniziò quella nuova, con la collaborazione pure degli architetti Garove e Baroncelli. La cappella interna fu eretta nel 1768, su progetto del­l'architetto F. Castelli, finanziata in buona parte da Giuseppe Argentero di Bersezio. Ampliamenti e lavori vari furono fatti dal 1840 al 1901 ed ancora nel 1950. L’Ospedale fu colpito da un bombardamento la notte del 13 luglio 1943.
Dal 1978 l’edificio è sede del Museo Regionale di Scienze naturali.


image-1image-1Ai numeri quaranta-quarantaquattro fino al 1938 vi fu l'Ospedale delle Puerpere o Maternità, già convento dei Trinitari Scalzi, e sull'angolo con la piazza Cavour è la chiesa di San Michele. Quando nel 1675 i Trinitari Scalzi giunsero a Torino provenienti da Barcellona, ottennero la chiesa di San Mi­chele, eretta nel secolo XI a Porta Palazzo, già dipendente dall' Abazia di San Michele della Chiusa. Nel 1729 con la sistemazione della contrada d'Italia e l'allargamento della prima parte della piazza, l'antica chiesa fu demolita, ne restò solo il campanile, i Trinitari si trasferirono nella casa Ropolo, ceduta dalle Regie Finanze al Comune e posta nella contrada di San Francesco da Paola, poco oltre l'angolo con quella di Santa Croce e qui fu adattato un locale a chiesa. Divenuta questa sede insufficente i Trinitari chiesero ed ottennero di trasferirsi nell'isola di San Pasquale con inclusione della casa detta di Correzione dove, verso l'area dei Ripari (piazza Cavour odierna), l'architetto Bonvicini stava costruendo la sede della Tessitura di stoffe d'oro, d'argento e seta. Con i mastri delle tessiture di lusso fu facile un accordo e nel 1784 fu dato inizio alla costruzione del convento e della chiesa di San Michele, verso la contrada dell'Ospedale su progetto dell'ar­chitetto P. Bonvicini. La chiesa fu ultimata nel 1791 con la collaborazione dell'architetto Nicolis di Robilant. Nel 1801 soppressi i Trinitari e requi­sito il convento questo fu destinato all'Ospedale della Maternità che ivi restò fino al 1938. La chiesa fu gravemente colpita durante i bombardamenti aerei della guerra 1941-1945. Restaurata nel 1947 fu concessa in uso ai cattolici di rito bizantino.

image-1Al numero quarantacinque, con la fronte prospicente la piazza Maria Teresa, sorge il palazzo Ponzio eretto su progetto dell'architetto Antonelli. All'angolo con il corso Lungo Po al numero cinquantotto c'è la villa in stile pseudo moresco fatta costruire su suoi disegni dal pittore Carlo Bossoli nel 1862.















image-1CONTRADA PAESANA
Appartiene alla parte più antica di Torino per un lato (est), e per l'altro (ovest) al terzo ingrandimento della città. Così era anche chiamato il primo tratto della contrada della Consolata, tra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi) e piazza Susina (ora Savoia), sulla quale sorgeva il palazzo Sa­luzzo di Paesana. Durante il periodo di occupazione francese la contrada fu chiamata rue Paysanne.




image-1PIAZZA PAESANA
Appartiene per una parte (est) alla più antica Torino e per un'altra ( ovest) al terzo ingrandimento della città. Così fu chiamata volgarmente la piazza Susina, ora piazza Savoia dal 1860, dal nome del palazzo Saluzzo di Paesana che s'affaccia nell'angolo sud. Vedi piazza Savoia.





CONTRADA DEL PALEO
Contrada esistente in borgo Dora, non meglio identificata.

image-1CONTRADA DELLA PALLAMAGLIO
Aperta nel 1855. Era cosi denominata perché portava al luogo presso al Valentino che aveva il nome di Palla a maglio, a causa del gioco al quale uno spiazzo serviva da arena. Il gioco si faceva con palle di legno e piccolo ma­glio o mazza pure in legno.
Corrisponde all'attuale via Oddino Morgari.







image-1CONTRADA DELLA PALMA
Appartiene alla parte più antica della città. In epoca più remota era chiamata contrada dell'Anello d'Oro e poi dei Canestrelli, dal nome di due alberghi. Anche il nome della Palma le fu attribuito per la presenza di un albergo di tal nome. Fra questa contrada e quelle del Tea­tro e del Montone, prima dell'apertura della contrada Nuova (via Roma d'oggi), c'era una fila di casucce abbattute per far appunto luogo alla nuova arteria. La contrada della Palma corrisponde circa all'odierna via Viotti, quantunque gli sventramenti e rifacimenti di via Pietro Micca prima e di via Roma poi, le abbiano apportato non piccoli cambiamenti. Negli ultimi anni del 1700 era qui assai noto il Caffè Marsiglia cenacolo dei giacobini torinesi.

Vedi le immagini di contrada della Palma - via Viotti

 

 

 

 



image-1CONTRADA DEI PANIERAI O «DIJ CAVAGNÉ»
Vedi via Palazzo di Città.

 

 

 

 

 



RUE PAPETIÈRE
Cosi fu chiamata, durante il periodo di occupazione francese, il tratto della contrada del Fieno (odierna via Botero), compresa fra la contrada di Dora Grossa (via Garibaldi) e quella del Monte di Pietà.

image-1RONDÒ E CONTRADA DEL REGIO PARCO
Dal rondò o circolo del Regio Parco, cosi si chiamava lo slargo all'in­crocio della strada (oggi corso) San Maurizio con la strada di Santa Barbara (tratto dell'attuale corso Regina Margherita), partiva la strada del Regio Parco corrispondente al corso Regio Parco odierno, anche se il Regio Parco da molto tempo non esiste più.
Dì fianco alla strada scorreva un canale che portava le acque della Dora a quei giardini. Il canale fu eliminato nel 1886.


 

image-1CORSO PARIGI
Era il nome dell'attuale corso Rosselli.

 





image-1CORTILE «DLA PARPAIOLA»
Il cortile « dla Parpajòla » era circa all'angolo della contrada della Prov­videnza (via xx Settembre d'oggi), con la contrada di Santa Teresa. Pren­deva il nome da un caffè latteria aperto nel 1830 e ben noto per la panna con gli «oblio».

 

 

 


CONTRADA «DEL PARTIOR»
Cosi si chiamò popolarmente, fin verso la metà del 1800, il tratto della contrada di San Domenico compreso fra la strada di Valdocco e la contrada del Deposito (odierna via Piave). Tale nome derivò sicuramente dalla pre­senza di un «partitore», che divideva le acque di un canale principale in altri secondari.

CONTRADA DEI PASTICCERI
Era l'attuale via Berchet.

CONTRADA «DLE PATE»
Nome col quale veniva volgarmente designata la contrada del Senato perché tendeva alla piazza Susina, ove un tempo si teneva il mercato dei robivecchi.

image-1RUE PAULINE
Cosi fu denominata durante il periodo di occupazione francese il tratto della contrada di Porta Nuova (via Roma d'oggi), fra la piazza San Carlo e la piazza Carlo Felice, in omaggio a Paolina Bonaparte, moglie del principe Camillo Borghese Governatore di Torino.













image-1CONTRADA DEI PELLICCIAI
Appartiene alla parte più antica della città. Correva in diagonale, fa­cendo seguito alla contrada delle Fragole, dalla piazza delle Erbe (ora Pa­lazzo di Città) alla piazzetta della Corona Grossa (vedi questa voce). Trasse il nome dalla Congregazione dei Pellicciai ivi esistente. Corrisponde in pic­cola parte all'odierna via Conte Verde, ma gli sventramenti per la creazione della via Quattro Marzo mutarono notevolmente la zona.

 



CORTILE «DEL PERTUS»
Esistente, ma non ben identificata la località ove era situato.

CONTRADA E VICOLO DEI PESCATORI
La contrada fu aperta nel 1829 ed il vicolo si formò poco dopo nella costruzione delle case vicine. Trasse il nome dai numerosi pescatori che ivi abitavano, per la vicinanza al Po. Corrisponde all'odierna via Matteo Pe­scatore.

image-1image-1STRADA DI PIANEZZA
Presso il borgo di Lucento c'è il vecchio Castello di Lucento, già feudo dell'antichissima famiglia torinese dei Beccuti. Ora i terreni ed i fabbricati ricostruiti dopo che durante la battaglia conclusiva dell'assedio di Torino del 1706 furono gravemente danneggiati, sono sede dell'Istituto Bonafous, fondato nel 1869 da Alfonso Bonafous nativo di Lione, ma che dimorò a lungo a Torino. L'Istituto ha lo scopo di raccogliere giovani abbandonati ed insegnar loro un lavoro, specialmente agricolo.

Al numero duecentoquattro sorge il castello detto della Saffarona: «Vil­la e cascina di proprietà del principe della Cisterna. L'accesso avveniva per­correndo un lungo e splendido viale di olmi che immetteva nell'aia circon­data da fabbricati rustici. Dirimpetto vi è il palazzo con cor­tile separato dal rustico. Un magnifico salone dà accesso a ben adorni appartamenti. Dall'altra parte vi è un delizioso giardino», cosi nel 1791 descri­veva la villa il Grossi. Il complesso era all'inizio in possesso di certo Gio­vanni Pietro Saffarone dal quale la proprietà prese nome. Nel 1686 la Mar­chesa Giovanna Ludovica Ripa di Giaglione ne ottenne la metà in eredità. Successivamente ne divennero proprietari i Dal Pozzo della Cisterna e, se­condo il Baruffi, sarebbe stata la principessa Anna a far edificare la villa su progetto dell'architetto Benedetto Alfieri. Dai Dal Pozzo, nel 1833, la villa e cascina fu acquistata dal conte Vittorio Salier de la Tour, che ospitò i padri Certosini cacciati da Collegno e che vi rimasero fino al 1865. Dai Salier, per vendita, la proprietà passò ai Valperga di Ma­sino.

VIALE DEI PLATANI


BOULEVARD DU PO
Cosi fu chiamato durante l'occupazione francese il tratto di viale di cir­convallazione lungo i vecchi bastioni, tra lo sbocco della contrada dell'Ospe­dale (via Giolitti odierna) e la contrada della Zecca (via Verdi d'oggi), in prosecuzione del boulevard du Midi. Corrispondeva all'incirca al tracciato delle vie Plana e Giulia di Barolo.

image-1CONTRADA DI PO
Questa contrada aperta nel 1676 costituì l'asse del secondo ingrandi­mento della città. L'arteria fu concepita unitariamente su progetto dell'ar­chitetto Amedeo di Castellamonte, con notevole grandiosità dati i tempi. Essa è lunga 704 metri e larga 18,50 e fiancheggiata da palazzi di architet­tura uniforme, dotata di portici larghi metri 5,10 ed alti 6,70. Le terrazze sostenute da archi che uniscono fra loro i fabbricati sul lato sinistro della via furono aggiunti per volere del re Vittorio Emanuele I nel 1819 onde consentire, dopo la sistemazione della piazza Vittorio, una passeggiata al coperto lunga ben 1250 metri.

Vedi l'approfondimento su via Po

image-1PIAZZA DEL PO
Piazza Vittorio Veneto






RONDEAU DU PO
Durante il periodo di ocoupazione francese era cosi chiamato l'emiciclo con il quale la contrada di Po sbucava sul boulevard du Po ed inizio della futura piazza del Po, poi Vittorio Emanuele I, poi Vittorio Veneto.

BALUARDO DI PONENTE
Corrisponde all'odierno corso Valdocco. Durante il periodo dell'occupa­zione francese fu chiamato, con l'attuale corso Principe Eugenio, boulevard du Nord.

image-1VIA AL PONTE
Così era denominato, verso la metà del 1800, il tratto dell'odierno corso Giulio Cesare compreso fra la parte settentrionale dell'attuale piazza deIIa Repubblica, già detta dei Molini, ed il ponte Mosca sulla Dora Riparia.





image-1CORSO O VIA PONTE MOSCA
Cosi era chiamato, prima di diventare corso Giulio Cesare, il tratto di via che daIIa piazza Emanuele Filiberto (ora Repubblica) conduceva aIIa bar­riera di Milano. Prendeva nome dal ponte sul quale si valicava la Dora.



CONTRADA DELLA PORTA D'ITALIA
L'attuale via Milano.

image-1CONTRADA DI PORTA PALATINA
Appartiene alla parte più antica di Torino e ricalca l'andamento del Cardo Maximus della città romana, collegante fra loro le due Porte Princi­palis Dextera e Sinistra. Prima del 1860, anno in cui ricevette il nome at­tuale, i suoi vari tronchi avevano differenti nomi. Dalla contrada di Dora Grossa (via Garibaldi d'oggi) alla piazzetta del Corpus Domini era detta contrada dei Cappellai, dal nome dell'omonima Corporazione. Il tratto dalla piazzetta del Corpus Domini a quella della Corona Grossa era chiamato dello Spirito Santo, dal nome della chiesetta ivi esistente. Il tratto che correva dalla piazzetta della Corona Grossa alla contrada delle Beccherie era deno­minato delle Quattro Pietre, derivando questo nome, dicesi, dalle pietre e relative lastre che formavano i ponticelli sopra i fossi e rigagnoli correnti lungo la contrada stessa. Tutto quest'ultimo tratto è stato però completa­mente sovvertito prima dello sventramento per la formazione della diagonale di via Quattro Marzo e poi da quello successivo ed ancor più ampio per la formazione della piazza Cesare Augusto ed isolamento della Porta Palatina.
Le case ai numeri uno e due hanno balconcini con belle ringhiere in ferro battuto barocche. Al numero quattro vi è una casa con resti di finestre e muri del XV secolo.

 

image-1Al numero sette bis è la chiesa dell' Arciconfraternita dello Spirito Santo aggregata a quelle romane del Gonfalone e dei Catecu­meni. Questa Confraternita costituita nel 1575 ebbe un primo oratorio nella chiesa di San Silvestro, quella che diventerà poi il Corpus Domini. Un nuovo oratorio indipendente venne edificato nel 1675 su progetto dell'architetto B. Quadri. Nel 1765 la chiesetta, oramai molto deperita, veniva in buona parte abbattuta e ricostruita su progetto dell'architetto G. B. Feroggio. La facciata sarebbe forse da attribuirsi all'architetto B. Vittone. Lavori di re­stauro si succedettero nel corso del secolo XIX ed un altro più imponente lavoro di ripristino dovette eseguirsi nel 1952 dopo che i bombardamenti aerei del 1943 avevano arrecato gravi danni all'edificio. Da allora la chiesa non è più stata officiata. Al numero undici è l'androne che immetteva nel­l'antico Ospizio dei Catecumeni creato nel 1563 e gestito dalla medesima Confraternita dello Spirito Santo. L'Ospizio aveva per scopo precipuo di ricevere e catechizzare tutti gli accattoni che si presentavano. Quando i neo­fiti erano giudicati istruiti a sufficenza nella religione cattolica veniva dato loro il battesimo. Il 12 aprile 1728 entrò nell'Ospizio dei Catecumeni, per abiurare gli errori in cui era stato educato, Gian Giacomo Rousseau da Gi­nevra di anni sedici calvinista.






CONTRADA DELLA POSTA
Appartiene al secondo ingrandimento della città del 1673. Corrisponde all'odierna via Accademia Albertina, ma limitatamente al tratto dalla con­trada dell'Arcivescovado (via Cavour d'oggi) alla contrada di Po. Ma la con­trada della Posta proseguiva anche oltre quella contrada fino al Giardino Reale ed ai bastioni (circa all'attuale corso San Maurizio), sul tracciato del­l'odierna via Rossini. Durante l'occupazione francese fu chiamata rue Fried­land. Il nome di contrada della Posta le derivò dalla Posta dei Cavalli che si trovava un tempo in piazza Carlina, nell'isola di San Baldassarre.


image-1CONTRADA DELLA PROVVIDENZA
Appartiene al primo ingrandimento della città. Corrisponde al tratto dell'odierna via XX Settembre, fra il corso Vittorio Emanuele II e la via Santa Teresa. Anticamente era conosciuta come contrada del Trincotto Grondana, dal nome di un locale per il gioco del trincotto o pallacorda.
Prese il nome dall'Istituto della Provvidenza già ricovero di donne nubili e poi collegio femminile ivi esistente.


















image-1CONTRADA «DLE PULES»
Così era detta volgarmente la strada principale del malfamato borgo del Moschino.






CONTRADA DELLA PUSTERLA
Appartiene alla parte più antica della città. Così fu anche denominata la contrada dei Fornelletti (via F. Bonelli d'oggi) in quanto portava alla Porta PusterIa che era a capo della contrada delle Orfane.

VICOLO DEL PUTETTO
Appartiene alla parte più antica della città. Così fu anche chiamata la contrada o vicolo della Verna (primo tratto della contrada Principe Amedeo, da via Roma fino a piazza Carignano).


image-1image-1Alla fine della II guerra mondiale, con la caduta del regime fascista e la Liberazione della città, la giunta popolare della Città di Torino, deliberò la soppressione di denominazioni istituite durante il periodo fascista (figure e luoghi del regime e dei suoi alleati), l'assegnazione di nuove denominazioni (in ricordo di eventi, personaggi rilevanti nella lotta all'antifascismo), il ripristino di antiche denominazioni già modificate in epoca fascista e l'annullamento di denominazioni conferite senza l'osservanza della legittima procedura di assegnazione.

 

 


 

Leggi "La Stampa" del 1° gennaio 1946 con l'elenco delle vie che cambiarono nome dopo il ventennio fascista

image-1
Misura delle principali strade e piazze nel 1840

 

 

 



Vedi il riepilogo dei cambi di denominazione nella toponomastica della città


A - B - C - D - E - F - G - H - I - L - M - N - O - P - Q - R - S - T - U - V - Z

Consulta la guida delle vie - corsi - piazze - borghi - vicoli del 1916 (.pdf)

Vedi le targhe delle vie nel corso degli anni