L'incendio casa Tarino



image-1La triste vicenda dell’incendio di Casa Tarino

Nella notte del 27 agosto 1861, nella casa Tarino, in via Po al n. 39, angolo via Montebello, scoppiò un terribile incendio originato nel magazzino di mobili del signor Bertinetti, sche ben presto si estende minacciando le case adiacenti e la vicina fabbrica dei tabacchi di via della Zecca (oggi via Verdi).

Le fiamma sono alimentate dal gas per l’illuminazione e dall’alcool di una fabbrica di liquori.

Nel trambusto si sente anche un’esplosione causata dal cannone di salvataggio realizzato nel laboratorio del Bertinetti per lanciare una corda alle persone che stanno annegando.

I primi soccorritori sono i carabinieri, gli ussari di Piacenza, i soldati del 45° e 46° fanteria, della artiglieria e del treno d’armata.

I militari, privi di attrezzature adeguate, cercano di circoscrivere l’incendio eliminando il materiale infiammabile che viene gettato dalle finestre.

I pompieri municipali arrivano con un’ora e mezza di ritardo, alle quattro e mezza del mattino, ma le loro pompe sono praticamente fuori uso. Le uniche che funzionano arrivano dall’arsenale militare.

Il fuoco si propaga alla manifattura tabacchi, ma due dipendenti riescono a domarlo.

Alle cinque del mattino crolla il soffitto del laboratorio degli orologiai Sola e Gramaglia, provocando la morte di vari militari e di due ufficiali che stavano sgombrando il locale.

Il computo totale riporta diciassette caduti:

  • Trotti Emanuele colonnello dei carabinieri di anni 45
  • Vellivano Evasio appuntato dei carabinieri di anni 42
  • Sarfi Bernardo carabiniere semplice di anni 23
  • Campaire Francesco carabiniere semplice di anni 28 
  • Vaccari Osvaldo carabiniere semplice di anni 22 
  • Beaufort Virginio maggiore 46° Fanteria di anni 46 
  • Rossi Aniceto caporale 46° Fanteria di anni 22 
  • Consolini Antonio soldato ussari Piacenza di anni 24 
  • Della Venezia Lorenzo soldato ussari Piacenza di anni 22 
  • Bedeogni Ferdinando caporale ussari Piacenza di anni 22 
  • Colletti Giuseppe soldato 1° del Treno di anni 19 
  • Giacometti Antonio soldato 1° d’Artiglieria di anni 23 
  • Bonvicini Alessandro soldato 1° d’Artiglieria (si ignora l’età) 
  • Negri Ilario falegname di anni 19
  • Granaglia Francesco (si ignora l’età)
  • Granaglia Celestino (si ignora l’età)
  • Rossi Maria (si ignora l’età).

 

image-1I caduti verranno sepolti con una lapide commemorativa voluta dal Municipio, dopo un solenne funerale svoltosi nel pomeriggio del 29 agosto.

Ma il conto dei caduti deve registrare altre vittime fra gli abitanti della casa e fra i soccorritori civili.

Subito esplode la polemica per la pessima organizzazione dei pompieri municipali; un giornale umoristico scrive che la vittima non riportata negli elenchi è la reputazione del Municipio.

Le pompe idrauliche comunali, arrivate con colpevole ritardo, perdevano acqua e dovettero essere avvolte con lenzuola poter non perdere tutta l’acqua.

Il Municipio di Torino cerca di correre ai ripari: la giunta municipale, riunitasi il giorno 28, delibera:
1° - Una commissione di inchiesta sulle cause e sulle modalità di spegnimento.
2° - Una commissione per la valutazione dei danni e delle indennità.
3° - La richiesta al ministero degli interni e al ministero della guerra di organizzare col Municipio un’unica direzione di comando in caso di incendi.
4° - Un accordo con la Società delle acque potabili per potersi collegare aalle sue condotte.
Il Municipio decide anche di realizzare la lapide commemorativa per i caduti e di organizzare una raccolta di fondi per le vittime.

I danni sono gravissimi, una trentina di famiglie si trovano senza tetto.

I portici di via Po verso l’ospedale di carità (il palazzo degli stemmi) e via Montebello sono ingombri di masserizie distrutte gettate dalle finestre.
Nel trambusto c’è stato anche chi ha approfittato per rubare e tra i saccheggiatori, purtroppo, si contano anche alcuni dei soccorritori, soldati, poliziotti e addirittura carabinieri.

La Gazzetta di Torino del 29 agosto scrive: «Per quanto ci dolga, dobbiamo però notare come s’abbiano a lamentare dei furti durante l’incendio furono operati non pochi arresti, fra cui alcuni individui colti sul fatto. Orologi, oggetti di argenteria, posate e perfino un pendolo furono rubati in una casa privata».

image-1Non mancano episodi sconcertanti come quello del vicebrigadiere dei carabinieri Luigi Cuniberti, che incurante del fuoco penetra nell’alloggio di Caterina Rochis, rovista dappertutto e “pone in salvo” le cose più preziose, mettendosele in tasca.
Il vicebrigadiere getta fuori mobili e biancherie, masticando pastiglie purgative che ha trovato nell’alloggio, credendole caramelle.
– Si vuoti le tasche, signor vicebrigadiere, perché le impediscono di lavorare con maggiore agilità, gli consiglia un sergente furiere degli ussari di Piacenza.
– Non ho nulla in tasca.
– Non vede che sono gonfie?
– Non ho nulla, non ho nulla, dico. Nel mentre continua a raccogliere qualche piccolo oggetto.
Il furiere riferisce il fatto a un colonnello d’artiglieria che lo fa arrestare e condurre in carcere, dove le pastiglie producono il loro effetto.

Viene perquisito e gli trovano alcuni oggetti di scarso valore. Così Luigi Cuniberti, nato a Calliano (Asti), di 27 anni, nel marzo del 1862 compare davanti alla Corte d’Assise che lo giudica colpevole del furto di due bicchierini col bordo in oro; di un bicchierino da tavola; di un turacciolo da bottiglia guarnito con anello; di una scatola di pastiglie; di quattro fazzoletti in cotone e di un paio di guanti di lana, il tutto per il valore complessivo di lire due e novantacinque contesimi.

L’11 marzo 1862, viene condannato a tre anni di reclusione, più tre anni di sorveglianza speciale della polizia. L’8 dicembre 1867 gli è condonato il resto del periodo di sorveglianza speciale.

 

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