Il Castello di Saffarone



image-1Si trova in corso Regina Margherita 497 e deve il suo nome al Barone Giovanni Piero Saffarone che lo ereditò nel 1685.
E' tra i più notevoli esempi di cascina rustica con annessa ampia villa padronale, il cosiddetto Castello (dizione del tutto impropria) della Saffarona deve il suo nome al primo proprietario, «Messer Marco Zaffarone», che sin dal 1580, nel contesto di una carta redatta per dirimere le controverse territoriali tra le comunità di Torino, Grugliasco e Collegno, compare quale signore di un complesso composto da due edifici e una torre colombaia (Ronchetta, Palmucci 1996, p. 160).

 

Ampliata nel secolo successivo, alla fine del Seicento risultava già dotata, oltre che di fabbrica civile e rustica, anche di cappella, muro di recinzione, cinque stalle e “casa da massaro”, ossia corpo rustico (Archivio di Stato di Biella, Fondo Principe della Cisterna, Tenuta della Saffarona (1719-1840), mazzo 1 e Ronchetta, Palmucci 1996, p. 160).

image-1Con atto del 23 aprile 1729 la principessa Anna Maria Litta, moglie di Giacomo Dal Pozzo della Cisterna, acquista dal marchese Giuseppe Maria Ottavio San Martino d'Aglié il tenimento della Saffarona, nei territori di Lucento e di Torino, composto anche dalle cascine Cravetta, Cassinotta e Artrucco, ampliando in tal modo i possedimenti familiari con una proprietà extraurbana nei pressi della capitale.

Tradizionalmente assegnata come progetto al Primo Architetto di S.M. Filippo Juvarra (1678-1736), per la riplasmazione che dota il complesso di una parte padronale di notevole aulicità per disegno e impostazione, è forse da attribuirsi al secondo Primo Architetto di S.M., Benedetto Alfieri (1699-1767) e al suo entourage. Diverse ville poco distanti dalla stessa Saffarona hanno subito analoghe attribuzioni, sulla scorta della vicinanza con la reggia di Venaria. Anche in asse di un disegno di tale prestigio, esse sono esempi di alta committenza di una funzione residenziale, unita alla messa a coltura dei terreni, della quale rende assoluta evidenza la stessa Carta Topografica della Caccia, del 1760-66 (Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte Topografiche Segrete, 15 A VI rosso), con l’accurata definizione del viale alberato di accesso, delle aree agricole e della bealera (canale irriguo) Nuova di Lucento, nota anche come bealera Saffarona.

image-1Nei primi anni ottanta del XVIII secolo, su committenza del principe Giuseppe Alfonso della Cisterna, è attestata una rinnovata attenzione alla residenza, con adeguamento al nuovo gusto, e ridecorazione di alcune sale, interventi che portano la villa ad essere «una delle principali che vi sono su detto territorio [sui confini della Città di Torino]» (Grossi 1790, p. 145).

 

 

 

 

image-1All’inizio dell’Ottocento le ali rustiche risultano potenziate, anche in ragione di una maggiore produttività della tenuta. Il suo impianto appare ormai nettamente definito e dotato di «un lungo filari d’olmi, in fine del quale s’entra nel rustico, che circonda l’aja a tre parti con un ragguardevole fabbricato; di rimpetto evvi il palazzo con un cortile separato dal rustico, fra mezzo al quale ritrovasi un magnifico salone, che dà l’accesso a’ replicati, e ben adorni appartamenti; dall’altra parte evvi un delizioso giardino» (Grossi 1790, p. 145). A interventi decretati dai nuovi proprietari, prima i marchesi della Torre, a cui il tenimento è venduto nel 1833, e poi i Valperga di Masino, si deve la definizione, all’inizio del XX secolo, della seconda corte rurale che definisce l’attuale conformazione.


image-1Il castello è composto da quattro torrette ed un corpo centrale, due ampi cortili interni ed un delizioso parco.
1580, prima attestazione grafica della “cassina” di «Messer Marco Zaffarone»;
fine XVII secolo, la cascina compare in misurazioni come ampio complesso con cappella;
1729, 23 aprile, acquisto della cascina da parte della principessa Anna Maria Litta moglie di Giacomo Dal Pozzo della Cisterna, dai San Martino d'Aglié;
1760-66, nella Carta Topografica della Caccia il complesso appare delineato con l’estesa pertinenza;
1780-82, decorazione di diverse sale su commessa del principe Giuseppe Alfonso;
inizi XIX secolo, aumento delle strutture “rustiche” di servizio;
1833, cessione del bene da parte dei Dal Pozzo della Cisterna e acquisizione da parte dei Valperga di Masino.

 

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