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Opera per Torino ?

Provincialismo culturale: Un monumento ambiguo


I simboli scollegati dalla società diventano facilmente bizzarrie.

Titolo: "Opera per Torino"
Autore: Per Kirkeby - Copenaghen, artista nato nel 1938, vivente.
Soggetto: Luogo metafisico
Collocazione: Largo Orbassano, tra i corsi Rosselli e Adriatico.
Data collocazione: 2005.
Ecco la spiegazione del monumento fornita da Settore Decoro Urbano: "Viste da fuori, le sue linee appaiono perfettamente ortogonali, proprio come le strade di Torino, città sorta e sviluppata sui resti di un accampamento romano. Ma una volta entrati si scopre che la pianta non è rettangolare, ma trapezoidale. Questo non soltanto crea una falsa prospettiva (la struttura sembra più lunga del reale), ma richiama simbolicamente l’ambiguità della città (il titolo non è casuale), apparentemente razionale e ordinata, ma non priva di aspetti inquietanti".
Ci pare un chiaro esempio di esercizio intellettualoide appiccicato per qualificare un progetto, tentando di elevarlo ad opera d'arte. Come avviene per tanta arte commerciale venduta nelle gallerie accompagnata da analoghe nobilitanti elucubrazioni.
Ma la bellezza non si spiega, ma si percepisce, quando qualcuno lo deve fare vuol dire che c'è qualcosa che non va.

Secondo voi il passante che lo guarda avverte questi significati? Certo sente ambiguità e inquietudine, questo sì.
Come recitava la comunicazione dell'Ufficio Stampa e relazioni con i media del Servizio Centrale Comunicazione, Olimpiadi e Promozione - Comune di Torino, Ufficio Creatività e Innovazione: Per Kirkeby e' nato a Copenaghen nel 1938, dove vive e lavora. Ha studiato Scienze Naturali e iniziato la propria attività come geologo, per dedicarsi poi alla pittura e alla scultura. Autodidatta ma di grande cultura artistica, la sua arte e' razionale e, nello stesso tempo, lirica e intima. Da un punto di vista stilistico ha le caratteristiche di un artista nordico: il suo primo maestro e' stato il grande pittore danese Asger Jorn e l'uso del colore risente della influenza di Munch
L'interno del monumento visto dalle due estremità.

Considerati i significati reconditi insiti in questo monumento, forse il Comune farebbe bene a predisporre almeno una targa che spieghi:
a) che si tratta di un monumento e non di rovine industriali,
b) che è stato realizzato da un artista famoso,
c) che cosa rappresenta.
Il tutto darebbe almeno un minimo di senso all'investimento, se no il passante o il turista non sono in grado di capire di che cosa si tratti.

Visto che è stata pagata una firma famosa, almeno venga pubblicizzata. Oppure si ha pudore di mostrare quest'opera?

E' possibile che giovani architetti italiani non fossero in grado di progettare qualcosa di meglio ? Promuovere lo stile italiano vuol dire anche aprire la strada ai progettisti emergenti, non sbarrarla con questi muri di mattoni.

Poi anche le star non devono essere accettate a scatola chiusa: ad esempio Santiago Calatrava, in Italia, va per la maggiore (chiedere a chi vive a Venezia, dove ha installato un costosissimo e scivolosissimo ponte). Nella sua città, Valencia, è un po’ meno popolare. Il Palau de les Arts, il teatro dell’opera (costo: 332 milioni di euro), ha avuto subito qualche difficoltà. Fino a che, al primo acquazzone torrenziale, si è totalmente allagato.

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