Quartiere Madonna del Pilone


 

image-1Le vicende di questo borgo che sorge al confine nord-orientale, in zona precollinare e collinare, sono state raccontate dallo storico ottocentesco Luigi Cibrario.

Il pilone di cui si parla era una nicchia in cui era custodita un'immagine della Vergine.
Il 29 aprile 1644 una donna di nome Margherita Molar si recò al mulino lì vicino con la figlia di undici anni, che a un certo punto scivolò e finì tra le pale del mulino.
Mentre la gente accorsa tentava di salvarla ma disperava di vederla viva, alla madre parve di vedere la Madonna che l'aiutava e poco dopo la bambina emerse dalle acque.


I fedeli vi fecero quindi erigere una cappella in ricordo del miracolo, poi divenne una chiesa grazie alle donazioni di nobili e reali che vi si appellavano per avere figli.

image-1Precedentemente tutta questa zona, di carattere prettamente boschivo e selvaggio, era distinta semplicemente in Valle San Martino (attuali Piazza Borromini-Corso Gabetti-Piazza Hermada), Valpiana, via via in collina fino a Mongreno e Superga.
Nei secoli successivi, la zona collinare fu gradualmente popolata da ville, case residenziali e piccole strutture religiose.
Ancor oggi, percorrendo le tortuose Strada Valpiana e Strada Val San Martino, si possono ammirare le residenze, ad esempio, di villa Galligaris, Salviati, Musy, Maria-Carignano, Cossavella, Paradiso, Berne, Mossetto.

image-1A metà del XIX secolo, la cinta daziaria torinese era delimitata dalla cosiddetta Barriera di Casale, ovvero l'attuale piazza Borromini, che dava accesso al vicino quartiere Borgo Po. È di questo periodo anche la costruzione del ponte sul fiume come collegamento con Vanchiglietta (Corso Regina Margherita), poi interamente rifatto in cemento armato nel 1972.

Verso la fine dello stesso secolo, in questo quartiere, così come in molti altri, furono costruiti alcuni edifici in elegante Liberty torinese, uno per tutti la graziosa torretta all'angolo con Corso Gabetti.




image-1Nel 1920 poi, su progetto di Vittorio Ballatore di Rosana (lo stesso architetto dell'antico Stadium in quartiere Crocetta) fu eretto, in Corso Casale, 144, un piccolo stadio. La struttura però, fu ritenuta non idonea per delle grandi manifestazioni, pertanto, nel 1938, fu ceduta all'Unione Velocipedistica, da cui il successivo nome di "motovelodromo".
Nel 1990, fu rinominato Motovelodromo Fausto Coppi. 

 

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