Borgata Lesna



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image-1Si trova nella parte nordovest della città, vicino al quartiere di Pozzo Strada del quale, fino agli inizi del '900, era un sobborgo. La presenza di abitanti di questa zona risale già al '600, quando vi erano diverse cascine e terreni agricoli.

E' proprio a un edificio di una famiglia che il quartiere deve il suo nome: Villa Lesna, costruita nella prima metà del XVII secolo da una famiglia di proprietari terrieri e industriali lanieri originari di Biella, i conti di Lessolo.
Nel rifugio sotto Villa Lesna (o semplicemente il Lesna) trovò riparo la popolazione dopo il bombardamento del 9 dicembre 1942, che causò ingenti danni a strade, palazzi e centri militari.

 

image-1Il territorio dell'attuale quartiere tra il XVII e il XVIII secolo era un sobborgo del più popoloso quartiere di Puteo Stratæ (Pozzo Strada), esistente fin dall'epoca medievale. Le vaste aree agricole che lo costituivano erano conosciute come Località Rombelli ma in seguito prevalse il toponimo Lesna.
Oltre alla tenuta Lesna, nel corso dei secoli sorsero altre cascine tra cui la Armano, la Bussone, la San Domenico e poi la Dentis e la Teghillo, le uniche ancora in funzione.

 

 

 

 



image-1Nei primi anni venti la borgata era un'estrema propaggine della periferia popolata da circa ottocento abitanti, distribuiti in una cinquantina di modeste case e cascinali sparsi in una distesa di orti, serre e campi coltivati a grano, fieno e meliga.
Le poche strade erano sterrate e i confini dei terreni segnati da numerosi corsi d’acqua (detti bealere) alimentati dalla Dora di Collegno; esisteva anche una piccola scuola comunale con sole tre aule riservate alle classi minori.

 


image-1Dal 1923 il territorio della borgata fu gravato dai vincoli Sicen, ovvero un ambizioso progetto urbanistico che prevedeva la costruzione di una Città Giardino; l'idea naufragò quasi subito e fu realizzata altrove ma i vincoli edilizi persistettero.
Sul finire degli anni venti sorsero le prime abitazioni residenziali, come il gruppo di villini tardo Liberty di via Porta Littoria e, nell'area limitrofa, incominciarono i lavori per la realizzazione del vasto complesso militare della Caserma "Cavour", completata nel 1932 e assegnata al Genio Guastatori Ferrovieri.



Pochi anni dopo sorsero le prime attività commerciali e nel 1937 si contavano già numerose trattorie e una decina di negozi tra cui un fornaio, uno spaccio di articoli commestibili in strada del Monginevro, una drogheria, due tabaccai, un fruttivendolo e una serra che ospitava un grande vivaio.

In seguito si insediarono anche alcune attività industriali: una piccola fabbrica di gomma, officine meccaniche come la Zangi e lo stabilimento automobilistico Moretti.
Nell'area circostante, a interrompere la monotonìa dei campi coltivati, c'erano anche tre cave profonde una quindicina di metri da cui venne ricavata la ghiaia occorsa per realizzare la massicciata della vicina ferrovia Torino-Modane.

Seppur periferica, la nascente borgata era collegata al vicino Borgo San Paolo dalla navetta 29, con capolinea su via Circonvallazione, la sola strada asfaltata della zona che percorreva il perimetro della Caserma "Cavour" e dei depositi del Poligono Militare.
I nomi delle vie, con qualche eccezione (via Villa Giusti e via Ozieri), furono scelti tra i toponimi di località della Valle d'Aosta, nomi poi fascistizzati nel 1939.

Furono proprio quest'area militare e l'antistante linea ferroviaria gli obiettivi del pesante bombardamento che colpì la borgata la notte del 9 dicembre del 1942. A seguito dell'allarme la popolazione della borgata accorse nel rifugio antiaereo, fatto costruire alcuni mesi prima su volere del parroco padre Martino Berio sotto Villa Lesna. I danni bellici furono ingenti[ e aggravati dallo scoppio di materiale esplosivo nei vicini depositi militari che causò un vasto incendio.

Nell'opera di ricostruzione del secondo dopoguerra vennero asfaltate le principali vie della borgata, che intanto avevano ripreso la loro denominazione originaria. Data la loro pericolosità, furono anche interrati e bonificati i restanti canali irrigui dei campi e, il 25 marzo 1950, fu completato un primo impianto di illuminazione pubblica.

Il 29 ottobre del 1955, previo raddoppio del binario, la navetta 29 venne sostituita dalla linea 5 del tram, prolungata fino al nuovo capolinea di via Brissogne; dal 26 agosto del 1966 il capolinea venne assegnato alla linea 3 e infine, con la ristrutturazione delle linee urbane del 1982, alla nuova linea 15.

Nel 1958 un comitato si premurò di raccogliere le adesioni di circa un centinaio di proprietari di immobili e terreni ottenendo l'abolizione del vincolo urbanistico Sicen. Quest'azione fu determinante per il primo sviluppo edilizio della borgata, che vide presto la realizzazione di interi isolati di edifici residenziali pluripiano; essi sovrastarono quella che fino ad allora era stata la costruzione più alta, da sempre chiamata la ca àuta ("casa alta").

Lo sviluppo urbanistico perdurò per oltre un decennio, favorito anche dalla persistente affluenza di immigrati veneti e meridionali.
Il costante incremento demografico rese necessaria la costruzione del polo scolastico "Ottino" di via Brissogne completato nel 1963, a cui seguirono l'apertura della prima farmacia, dell'ufficio postale, di una banca, di una scuola media, di una centrale della SIP, di vari giardini pubblici e la costruzione della chiesa sorta sul terreno della tenuta Lesna, comprendente la vecchia casa padronale.

image-1A partire dai primi anni duemila il quartiere ha visto un nuovo impulso edilizio che lo ha portato ad ampliarsi anche oltre la fine di via Monginevro. A seguito di quest'ultima espansione la borgata si è estesa anche nell'area del confinante comune di Grugliasco, creando un secondo nucleo di Borgata Lesna separato da quello originario grugliaschese.

 

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