Atlante di Torino
La fotografia italiana nasce a.........
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Questo articolo sulla nascita della fotografia è tratto da uno scritto di Maria Adriana Priolo su
"Torino 1920-36" edito - nel 1976 - dall'Editrice Progetto.
La Priolo (la sua biografia è nella colonna di destra) è colei che ha creato il Museo del Cinema di Torino. Nel 1938 cominciò a raccogliere, studiare e catalogare materiale. Nel 1949 presentò la sua idea alla Mostra del Cinema di Venezia continuando la sua ricerca in collaborazione con Hanry Langlois, fondatore del Museo del cinema francese.
Nel 1953 venne fondata l'Associazione Culturale Museo del Cinema e nel 1991, dopo la sua morte, la Fondazione Maria Adriana Prolo - Museo Nazionale del Cinema.
Dai primi dagherrotipisti torinesi alla fondazione della Società Fotografica Subalpina (1899) alla prima mostra nazionale della fotografia (1900) ed alla prima mostra internazionale della fotografia (1902) Torino meritò d'essere la capitale della fotografia italiana.
La splendida esposizione internazionale di fotografia ottica e cinematografica della primavera del 1923, che Sem Benelli chiamò della luce e dell'ombra, onorò sia Torino che l'Italia.
Nel Comitato d'onore sotto l'alto patronato di Re Vittorio Emanuele III, nel Comitato regionale, nella Giunta esecutiva, nelle Commissioni per la fotografia, per l'ottica e per la cinematografia, nel Comitato di propaganda e stampa e di propaganda finanziaria si leggono nomi assai cospicui, torinesi e non torinesi.
Italo Mario Angeloni, appassionato e valente fotografo, nella sua relazione sulla Fotografia artistica all'Esposizione, ne commentava l'esito trionfale nell’Albo di 78 fotografie: L'arte nella fotografia, stampato in ricordo della mostra, 227 espositori avevano inviato 3920 opere, testimoni dell'entusiasmo e della fede nei destini della fotografia: «Essa è diventata una scorta indispensabile agli uomini di tutte le età, di tutte le condizioni; la macchina fotografica entra nelle piccole case della modesta borghesia, penetra nei conventi, nelle caserme, sale fino alle reggie. Esplora con il vigile occhio la fauna e la flora nelle più accese regioni tropicali; coglie sulle nevose vette degli ottomila metri, nel cuore dell'India dravidica le forme dei ghiacciai; diventa parola spicciola nei giornali sportivi; voce maestra, attraverso gli schermi luminosi nelle scuole; ausilio nella ricerca giudiziaria; riesce ad indagare, attraverso i tessuti, le malattie dell'organismo, le proprietà dei metalli, il corso degli astri, la vita delle nubi e dei vulcani ».
Cosi egli sintetizzava la varietà dei documenti fotografici esposti.
Quello che oggi appare assai importante è la Mostra della retrospettiva foto grafica, sia perché la prima del genere in Italia, sia perché dimostra che già cinquant' anni fa si sarebbe potuto realizzare a Torino un Museo della fotografia degno di stare alla pari con quei pochissimi già esistenti all'estero. La riproduzione delle pagine del Catalogo ufficiale della I Esposizione Internazionale di foto grafia-ottica-cinemato grafia, lo dimostra.
Altrettanto prezioso, anzi miracoloso, è il cospicuo attivo di L. 160.000 che fu destinato dalla Giunta esecutiva al primo fondo per la creazione di una Scuola professionale di fotografia e di ottica a cui dare il nome del senatore conte Teofilo Rossi, ministro per l'industria ed il commercio, presidente effettivo del Comitato generale.
Già nel 1922 a cura del « Gruppo piemontese di fotografia artistica» (via Santa Teresa 2 Torino) si era iniziata la raccolta annuale di fotografie artistiche italiane «Luci ed ombre », stampate dalla «Edizione d'Arte» E. Celanza di Torino.
Vi collaborarono Guido Rey, Stefano Bricarelli, Carlo Baravalle, Achille Bologna, Ottaviano Ecclesia, Cesare Scarabelli, Ercole Massaglia, Gian Carlo Dall'Armi, Italo Mario Angeloni, Alfredo Ornano, Mario Prandi, Vittorio Sella, Domenico Peretti-Griva, Angelo Enrie e numerosi altri valenti fotografi.
Nel 1924 il Corriere fotografico da Milano passò a Torino e « Luci ed ombre » diventò l'«Annuario della fotografia italiana». Seppure manifestazioni come la grande esposizione del Palazzo del giornale avessero dato grande risalto alla fotografia come mezzo d'espressione artistica, rimanevano contro di essa ostilità e pregiudizi irragionevoli.
Il 7 ottobre 1923 il critico d'arte Emilio Zanzi, già assessore comunale alle Belle Arti, sul «Momento» e nell'articolo Amici dell'arte ma nemici della fotografia, denunzia il rifiuto opposto quasi all'unanimità dal Consiglio direttivo della Società Amici dell'Arte ad accogliere nella esposizione annuale le opere d'arte fotografica. La proposta era stata fatta dai soci Carlo Baravalle e Italo Mario Angeloni fotografi premiatissimi, appoggiati dal pittore Giovanni Guarlotti.
Gli « Amici dell'Arte », dice Zanzi, oltre a perdere l'occasione di essere i primi in Italia a realizzare « il bellissimo sogno rivoluzionario» ammettendo le opere di fotografi noti e premiati in Italia e all'estero, si riducevano poi ad accettare una specie di « fotograficismo » ammirato ed apprezzato ma ottenuto con il pennello, la matita, la punta e la stecca.
Nel 1925, su inizitiva della Società Fotografica Subalpina che aveva appena festeggiato il suo primo quarto di secolo di vita e dal « Gruppo piemontese di fotografia artistica», viene organizzato il primo « Salon» italiano d'arte fotografica internazionale, inviando l'annunzio in quattro lingue, a tutti i principali artisti fotografici del mondo.
«Saranno esposte soltanto le opere ispirate ad elevato senso artistico, segnate da una spiccata impronta personale ed eseguite in modo tecnicamente corretto», aveva stabilito la Giuria composta da Guido Rey, Edoardo Rubino e Cesare Schiapparelli.
Arrivarono più di 3000 fotografie di cui ne furono esposte 543, nelle sale della Galleria centrale d'Arte in via Po 4, dal 18 dicembre 1925 al 10 gennaio 1926. Gli italiani erano presenti con 152 opere.
Vi parteciparono le seguenti nazioni: Russia, Australia, Inghilterra e Malta, Francia, Svizzera, Danimarca, Cecoslovacchia, Svezia, Norvegia, Egitto, Olanda e Giava, Belgio, Austria, Polonia, Ungheria, Germania, Spagna, Stati Uniti d'America e Canada.
Nel 1928 il II Salon italiano d'arte fotografica internazionale, incluso nelle manifestazioni ufficiali dell'Esposizione di Torino, fu finalmente ospitato nelle sale della Palazzina della Promotrice delle Belle Arti al Valentino.
Vi sono rappresentate 25 nazioni con 287 opere ammesse: Italia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Russia, Francia, Belgio, Giappone, Polonia, Ceco-Slovacchia, Spagna, Svezia, Egitto, Svizzera, Ungheria, Tunisia, Lussemburgo, Norvegia, India, Olanda, Grecia, Austria e Romania.
Torino è arrivata a conquistare il diritto alla periodicità di un avvenimento internazionale che dal primo « London Salon of Photography » nel 1893, progenitore di tutti quelli che lo seguirono era stata fin’allora privilegio dell’Inghilterra, della Francia, degli Stati Uniti.
Maria Adriana Priolo
Vedi alcune immagini artistiche dei pionieri torinesi della fotografia