Fiat Lingotto



La grande fabbrica
Dopo il viaggio in America nel 1912 Giovanni Agnelli capì che era finita l’epoca delle auto prodotte artigianalmente e iniziava quella della catena di montaggio.
Così si rendeva necessario abbandonare la fabbrica di corso Dante, ormai troppo piccola, sostituendola con un grande stabilimento.
Gli ostacoli maggiori contro questo cambio erano proprio nel consiglio di amministrazione della stessa Fiat. Agnelli, impaziente, si mosse con una strategia autonoma e silenziosa: senza attendere che maturassero i tempi, individuò a Millefonti vasti terreni adatti a un nuovo stabilimento.
Agnelli, già dalla fondazione della Fiat, aveva cercato di liberarsi di ciò che considerava zavorra, che fossero azionisti della società come fabbriche concorrenti.
La crisi finanziaria mondiale del 1907, che s’incaricò di spazzare via gran parte delle piccole fabbriche automobilistiche torinesi, portò a un passo dalla rovina anche la Fiat.
Agnelli tuttavia riuscì a raddrizzare la situazione con azioni finanziarie spericolate, tanto da attirarsi l’attenzione della magistratura, che nel 1908 lo accusò di illecita coalizione, falso in bilancio e aggiotaggio.
Fu la politica a venirgli in soccorso. Vittorio Emanuele Orlando, ministro di Grazia e giustizia, in una lettera alla Procura generale di Torino del 29 novembre 1908 scrisse: «La gravità delle accuse formulate [ad Agnelli] non può che influire in modo sinistro sulle sorti d’industrie locali, che sono pur elementi notevoli dell’industria nazionale».
Grazie a un sostegno così potente, Agnelli in breve si liberò degli impacci dei tribunali. Poco più tardi, con lo scoppio della guerra in Libia nel 1911, la Fiat ottenne dal governo commesse militari ingenti. Fu il colpo di grazia alla residua concorrenza torinese.

image-1Non voleva cedere alla Fiat
Fino alla fine degli anni Trenta del ’900, la fabbrica Antoniazzi sorgeva dove ora c’è il grande cortile delle biglietterie al centro Fiere Lingotto
Insieme alla Carpano (ubicata nella palazzina in cui oggi ha sede Eataly), resistette all’assedio della Fiat e non vendette ad Agnelli i suoi terreni.
La Fiat considerò sempre quel corpo estraneo un danno alla propria immagine, per cui la fece sistematicamente scomparire dalle fotografie con chirurgici ritocchi. 

 

image-1 Il magazzino della Carpano, in via Nizza, risaliva a fine Ottocento. Quegli impianti, attivi fino al 1995, oggi ospitano il mercato di Eataly.
Agnelli cercò in tutti i modi di espugnare la Carpano, ma alla fine dovette smontare l’assedio.


image-1L’Antoniazzi, fondata nel 1908 per produrre tele metalliche e lamiere perforate. si trovava in via Nizza, nel luogo in cui si snodano le code d’ingresso per le esposizioni o per il Salone del Libro.
Agnelli non riuscì ad aver ragione della piccola fabbrica e fu costretto a circondarla con lo stabilimento.
Le notizie sull’Antoniazzi sono molto scarse. Nei rari documenti la fabbrica viene citata quasi soltanto per dar risalto alla concorrente Fornara di via Genova, anch’essa produttrice di molle e tele metalliche.
Antoniazzi, nel testamento, vietò agli eredi di vendere la fabbrica alla famiglia Agnelli.
La Fiat riuscì a prevalere soltanto alla morte del fondatore, alla fine degli anni Trenta, acquistando però i muri della piccola fabbrica attraverso terzi.La Fiat considerò sempre quel corpo estraneo un danno alla propria immagine, per cui la fece sistematicamente scomparire dalle fotografie con chirurgici ritocchi. 

 

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