L'incendio della culla di Vittorio Emanuele II



image-1La robustezza della costituzione fìsica concorse certamente, con l’eroico atto della imprudente nutrice Zanotti Racca, a rendere pressoché innocue le scottature riportate da Vittorio nell’incendio della culla avvenuto il 16 settembre 1822 a Poggio Imperiale, la sera in cui la donna con una candela appiccò il fuoco alla zanzariera che proteggeva la culla, nell’intento di ammazzare delle zanzare che ronzavano attorno alla bocca del bimbo affidato alla sua custodia.

Come non abortì Maria Teresa, incinta di Ferdinando (nato il 15 novembre di quel’anno), quando vide la nutrice Zanotti entrare nella sua camera gridando, tutta avvolta nelle fiamme col bambino nelle braccia?
Un salasso e qualche giorno di riposo prevengono il pericolo di un aborto.
Quanto al piccolo Vittorio, questi se la cavò con tre leggere scottature al fianco sinistro e alla mano destra, subito guarite, tanto è vero che il 28 settembre Carlo Alberto scriveva al Bianco di Barbania: « Vittorio è quasi guarito, speriamo che oggi o domani possa passeggiare fuoi dal castello »

Anche Maria Teresa scriveva alla marchesa di Cortanze l’8 ottobre: «Vittorio è ben ristabilito delle sue bruciature, di cui non si vede quasi più traccia».
E il 15 ottobre, quando i principi di Carignano, ritornati da Poggio Imperiale a Palazzo Pitti, festeggiarono l’onomastico di Maria Teresa, l’increscioso incidente era dimenticato e non restava nell’animo loro che il rimpianto per la morte della Zanotti, avvenuta il 6 di quello stesso mese.

Il caso venne così riportato dal caporale della squadra del Galluzzo nel rapporto al Commissario del Quartiere di S. Spirito in data 17 settembre 1822:
« Ill.mo Signor Commissario del Quartier di S. Spirito,
La sera del di 16 stante verso le ore undici e mezzo, la Baglio di S. A. I., e R. il Principe di Carignano, essendo nel suo appartamento, e volendo con il lume ammazzare le zanzare, gli prese fuoco lo zanzariere; ed il vestito che aveva in dosso, volendo salvare il Bambino che era in letto accese ancora il med.mo alle grida della med.ma accorse delle Cameriste, e altre persone di servizio, e spensero il fuoco, essendo rimasto del letto mezza materassa, è la Baglia si dice che stia in pericolo della vita, stante d'essersi sotto tutta bruciata.
Che è quanto
F. S. A. Minuti Cap.le »
.

L’episodio fu tutt’altro che dimenticato dal popolo, sempre pronto a creare le più strane leggende intorno alla culla dei re. La più assurda incominciò in quei giorni a circolare, e prese maggiore diffusione in seguito, quando Vittorio Emanuele arrivò all’età in cui il carattere, le tendenze e il temperamento lo mostrarono molto diverso non solo da Carlo Alberto, ma da tutti i principi di Casa Savoia.
Si disse allora che il figlio di Carlo Alberto nel settembre 1822 fosse morto in preda alle fiamme e che la nutrice, con la complicità di qualche funzionario addetto alla Casa dei principi di Carignano, lo avesse immediatamente sostituito col figlio del macellaio Tanaca, di Poggio Imperiale, che aveva un bambino della stessa età di Vittorio.
Il lato più notevole dell’assurda leggenda sta appunto nel fatto che la pretesa sostituzione d’infante sarebbe avvenuta col figlio di un macellaio, intendendo il popolo far derivare da una tale parentela gli atteggiamenti democratici che il duca di Savoia assumeva volentieri negli anni immediatamente precedenti alla sua salita al trono e specialmente dopo.
Ma se è piuttosto facile dimostrare quali diversità fisiche, di carattere e di temperamento vi siano fra padre e figlio, assai più facile è il dimostrare quali e quanti punti di contatto esistano invece fra loro. Per quanto riguarda le fattezze del volto, basterebbe un semplice confronto fra i ritratti dei due principi nei corrispondenti periodi della loro vita.

 

Testo tratto da: "La giovinezza di Vittorio Emanuele II" di Antonio Monti - Mondadori 1939


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