storia


Breve Storia della Villa della Regina

Voluta dal cardinale Maurizio di Savoia alla fine della guerra civile "dei cognati", quando smise l'abito talare per sposare Ludovica, figlia tredicenne di Madama Reale Cristina di Francia.
Ospitò Anna Maria díOrleans, moglie di Vittorio Amedeo II, quindi la nuova regina Polissena d'Assia seconda moglie di Carlo Emanuele III.
Divenne poi quartier generale degli spagnoli durante l'assedio.
La Villa nel 1679 venne concessa all'Ospedale di Carità per essere adibita a convalescenziario, ma i locali non risultarono adatti. Nel 1714 Vittorio Amedeo II la cedette di muovo all'Ospedale di Carità che lo usò fino al 1724.
Quindi venne venduta alla marchesa di Caluso Gabriella Mesmes de Marolles che la lasciò alle Missioni di San Vincenzo de Paoli.
In seguito fu requisita dai francesi di Napoleone che vi salì personalmente a cavallo per una visita nell'aprile del 1805. Venne poi usata come rifugio delle suore di carità e dei missionari infermi, che vennero sloggiati quando Paolina Buonaparte, moglie del governatore di Torino, decise di trasferirvi le sue scuderie. Tentò anche di allestirvi una piccola corte, che venne però disdegnata dalla nobiltà della città legata ai Savoia.
Dal 1809 al 1814 diventa ospedale militare, poi venduta a privati e, nel 1828, entrò a far parte della dote della moglie del banchiere Giovanni Nigra, patriota e politico, che negli anni del Risorgimento ospitò numerose riunioni con Cavour, D'Azeglio, Cialdini, Gioberti, Rattazzi e molti altri protagonististi dell'unità nazionale. In seguito fu sede dell'Istituto Figlie dei Militari

Quando nel 1975 l'Istituto venne soppresso, la Villa ritornò al Demanio per la parte immobile mentre gli arredi mobili furono consegnati al Comune di Torino. A seguito dei furti subiti, l’edificio fu murato e la custodia venne assegnata alla Provincia di Torino.

Dopo un periodo di affidamento per interventi di salvaguardia alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, nel 1994 fu consegnato alla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte che ha curato il progetto di reastauro che ha consentito la riapertura della villa nel 2006.

La struttura è tipicamente secentesca con uno splendido giardino all'italiana: una piazza-terrazza ellittica permette di accedere a una corte superiore rettangolare che ospita il castello, un edificio alla sua sinistra e una terrazza a destra. Dietro il palazzo uno splendido giardino emiciclico scavato nella collina, con terrazze e belvedere, fontane decorative (degne di nota le grotte e la fontana a catena d'acqua) e il bellissimo teatro delle acque.

Al trasferimento della corte sabauda al Palazzo del Quirinale, molti mobili ed opere d'arte furono trasferiti a Roma e la Villa della Regina spogliata. Abbandonata dopo l'esilio sabaudo e colpita dai bombardamenti alleati durante il secondo conflitto mondiale, la Villa ha conosciuto in seguito decenni di degrado, cui si è tentato di porre rimedio con lavori di restauro durati oltre dieci anni. La villa ora sta tornando all'antico splendore.

nella immagine a sinistra la descrizione della "Vigna della Regina" nella "Guida de' forestieri per la Real Città di Torino" di Gian Gasperi Craveri, editta nel 1753