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Incoerenza: Atrium - i Gianduiotti di piazza Solferino


Prima simbolo dei Giochi olimpici del 2006, poi emblema dello spreco.

Sono i due padiglioni Atrium in piazza Solferino, ribattezzati dai cittadini "gianduiotti". Progettati da un designer del calibro di Giorgetto Giugiaro, sono costati oltre sette milioni di euro. Dopo essere stati abbandonati a se stessi da anni, il Comune ha deciso di rottamarli e costruire in quella piazza un parcheggio sotterraneo. Ma la Soprintendenza ha imposto il trasloco, non la rottamazione. Dal momento che Torino non li vuole, potrebbero essere regalati ad altre amministrazioni. Qualcuno in passato si era anche fatto avanti, come i comuni di Firenze o Venarìa,  che voleva un gianduiotto per farne una nuova biblioteca. Certo smontarli e rimontarli costerebbe, a seconda delle stime, tra i 350mila e gli 800mila euro.
Non è poco, ma è dieci volte meno di quanto valgono.
Una veduta aerea di piazza Solferino, in inverno, senza foglie sugli alberi mostra, senza veli , l'impatto dei due "gianduiotti" sull'ambientazione circostante.

La bellezza non abita da queste parti
un articolo di Carlo Ratti, docente di Architettura al MIT di Boston, pubblicato su Repubblica il 13/1/2004

Un amico, che abita dirimpetto, sostiene che i nuovi padiglioni "Atrium" di Piazza Solferino siano, fantozzianamente, una «boiata pazzesca». L'etica e la deontologia ci impongono di dissentire. Ecco però quattro motivi per cui non si può dire che si tratti di architettura di qualità.

1) L´inserimento nel contesto. La scelta di piazza Solferino, che ha sconcertato molti, sembra condivisibile. Ma come inserirsi in questo ambiente prezioso? Le due strutture non sembrano entrare in relazione con nessuna delle preesistenze: non con la fontana storica malamente inquadrata da una pensilina in vetro, non con gli alberi a cui pestano i piedi, non con le austere facciate circostanti. Avrebbero potuto entrare in sintonia o in contrasto con la piazza, come l'Urban Center di Mario Cucinella a Bologna: invece manifestano solo indifferenza.

2) La coerenza compositiva. O meglio l'incoerenza. Due archi di legno lamellare che ricordano un patinoire alpino anni 80. E tutt'intorno elementi posticci e pasticciati, un insieme di forme scomposte. I materiali ci sono tutti, come nel campionario di una fiera dell'edilizia: alluminio anodizzato, acciaio zincato, vetro chiaro, vetro fumé, calcestruzzo. Persino due ritagli di membrane per tensostrutture.

3) La funzionalità. Non si può dire che la forma di questi due padiglioni posati in piazza Solferino sia funzionale: un volume gigantesco e costosissimo (quasi 7 milioni di euro per la sola struttura), con una superficie utile in pianta ridotta al minimo. Pochi metri quadrati al piano terreno e ancor meno al livello superiore.

4) Le procedure. Ma quel che sconcerta è il metodo con cui si è arrivati a questo risultato, che viene definito "un simbolo dei prossimi cantieri olimpici". Una struttura spuntata all'improvviso, senza nessun coinvolgimento dei cittadini e grazie a un incarico diretto a Giorgetto Giugiaro: un designer torinese di cui abbiamo sempre ammirato l'eleganza delle linee automobilistiche, ma di cui non ricordiamo edificio degno di nota sulle riviste di architettura. E poi che cosa ne è stato delle normative Europee sulla trasparenza degli appalti? Non sarebbe stato meglio seguire procedure aperte e trasparenti, come la gara o il concorso di progettazione? Prassi che avrebbero favorito la partecipazione della popolazione e l'apertura della città, in sintonia con le finalità del progetto. Così è successo a Bologna, Seul o Berlino, dove l'ormai celeberrimo Infobox della Potsdamer Platz, frutto di un concorso di progettazione, continua ad essere pubblicato sulle riviste di tutto il mondo come esempio di buona architettura.

Carlo Ratti
*Torinese, docente di architettura al MIT di Boston dove dirige il SENSEable City Laboratory
La piazza, pare, tornerà presto allo stato originario (almeno in superficie), come volevano i residenti, ma non è ancora chiaro cosa ne sarà dei due "giuanduiotti".

Nel sottosuolo dovrebbe essere realizzato un parcheggio, costruito nell’area compresa tra via Arcivescovado e il monumento a Ferdinando di Savoia; avrà una dimensione 117 metri di lunghezza per 17 metri di larghezza.
Dovrà avere un minimo di tre piani e disporrà di almeno cento posti auto pertinenziali, cioè privati. Visti gli esempi delle piazze Valdo Fusi e Adriano c'è di essere preoccupati.

Ma per Atrium non era prevista questa fine quando venne presentato:

"La struttura che accoglierà questa iniziativa si pone come simbolo, fortemente riconoscibile e in grado di inserirsi in un contesto storico delicato.
Nascono così due grandi archi di cerchio in legno lamellare che collegano, come un ponte sospeso, l’estremo centrale e quello “periferico” di ciascuna delle due grandi aiuole della piazza.
Una volumetria prismatica lascia spazio alle imponenti chiome di verde.
I materiali impiegati per le strutture principali – legno, acciaio satinato e vetro – inseriscono armonicamente l’edificio nel contesto.
Gli aspetti simbolici e suggestivi non devono pregiudicare o sovrastare eccessivamente la funzionalità di un edificio che dovrà essere l’agorà per eventi sociali, comunicativi, didattici e culturali, e in grado di suscitare coinvolgimento e di interagire con i visitatori".

Le tristi immagini dell'abbandono.

Le foto di questa pagina sono state scattate nel maggio del 2010.

Quanto è costato tutto questo, oltre ai notevoli investimenti, in termini di tempo, contatti, riunioni per cercare di trovare una sistemazione o almeno un ripiego. Come si può quantificare il danno subito dalla comunità, anche in termini di credibilità, quando da una parte si investe sul turismo, la promozione, quando arrivano milioni di visitatori per la Sindone e si trovano queste due astronavi abbandonate in una delle piazze più belle della città?
Altri particolari della struttura abbandonata.
Finalmente, nella seconda parte del 2010, è stata avviata la rimozione dei due "gianduiotti", da parte dell'impresa che sta costruendo il parcheggio sotterraneo che, confidiamo, non sarà una replica delle mostruosità realizzate nella piazze valdo Fusi ed Adriano. Nel progetto della ristrutturazione è prevista un'area verde con un'altra fontana.

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